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Voto con direzione.

Questo testo di un compagno studente di teologia è così bello ed espressivo che rappresenta il sentimento e molti di noi. Leonardo Boff. Teologo e scrittore brasiliano.

Mi sono svegliato lunedì 31 ottobre 2022, con la sensazione di stupore e sorpresa dei sopravvissuti. Le elezioni avevano avuto luogo e il Brasile aveva un nuovo presidente. L’aria sembrava più pura ed era possibile respirare. La paura era lontana e la vita riprese il suo corso. Lula era il presidente. Il tempo che ha preceduto questo lunedì è stato di grande dolore. Lo stress era generale e acuto. La gente viveva tesa e spaventata. E di cosa avevano paura? Posa continuare l’incubo durato quattro anni. E segui. E se l’hai perpetuato. I messaggi di odio e di violenza stavano riprendendo su internet, gli amici hanno interrotto i rapporti, i famigliari si sono allontanati. La divisione – segno chiaro e inequivocabile secondo la Bibbia cristiana del soffocamento dello Spirito di pace, gioia e amore – è rimasta impunita, dividendo, frammentando e distruggendo.

Alla vigilia delle elezioni, respiro e respiro erano oggetti rari, lusso per pochi. L’ansia rendeva l’aria densa e irrespirabile. Nulla sembrava avere senso nell’angoscia di non prendere per certo l’immenso sforzo di tanti per superare il momento vissuto che si trascinava. L’orizzonte, invece di avvicinarsi, era più lontano e in fuga. Crebbe lo scoraggiamento e crebbe il letargo che non permetteva di abbozzare nemmeno un gesto, un sospiro, di pronunciare una parola.

Di notte, deciso a cercare di dormire, andai a guardare il computer  per l’ultima volta. Lì tutto è cambiato. Lessi le parole:” Onora i morti con il tuo voto”. “Votate per loro e per loro”. “680.000 persone non sono un numero”. E tutto ha iniziato ad avere un senso. No, non era possibile che tutto ciò fosse vano. Non era possibile che il disprezzo e la piccola vicenda che veniva sputata sul dolore delle madri, figli e figlie, fratelli e sorelle, potesse vincere. Non era possibile che i defunti che non potevano essere pianti e onorati rimanessero insepolti e che la loro memoria fosse calpestata più e più volte derisa dalla crudele insensibilità che ha attanagliato il paese durante e dopo la pandemia, mietendo, oltre alle vite, la dignità e l’onore dei sopravvissuti.

Ciò che fu detto al profeta Ezechiele prima che le ossa riarse in cui la casa d’Israele era stata trasformata mentre andava in esilio fu ripetuto alle mie orecchie: “Figlio dell’uomo, queste ossa potrebbero tornare in vita?”. 

Mi sentivo privo di fede come il profeta, ma la domanda era insistente. E il cuore ha sentito più delle orecchie. Non ero più solo, alle prese con un voto in cui non credevo. Con me c’erano loro e loro. Il giovane e devoto sacerdote, un collega insegnante, morto all’inizio della pandemia perché non ha rinunciato a distribuire cibo ai poveri nella sua parrocchia. La madre dell’amica che ha detto a sua figlia fuori dall’ospedale “Dì a tuo padre di non preoccuparsi. Sarò a casa”. E non fu mai più vista o sentita dal marito desolato e dalla figlia piangente. La ragazza di 15 anni che la televisione ha mostrato in una foto, mentre rivelava la disperazione dei suoi genitori nell’apprendere che non aveva resistito al virus. C’erano anche medici il cui volto stava già facendo un’unità indissolubile con la maschera chirurgica e che a volte non riuscivano a stare in piedi e piangere. Oppure si sono ammalati anche loro. E sono stati portati con i loro pazienti nel misterioso paese delle lacrime, lasciandosi indietro il grido di dolore e la disperazione impotente dei loro cari. C’erano tutti, e lo erano, e loro. E quelli che volevano aprire le bare, quelli che si appoggiavano su di loro, si chiudevano sui loro volti amati. E quelli che sono soffocati a Manaus mentre l’ossigeno non arrivava. E quelli che giacevano sul pavimento dei reparti perché non c’erano più letti. E l’infermiera Monica, che è una nuova Eva, ha dato alla luce la speranza, la figlia minore del Buon Dio ricevendo in braccio il primo morso salvavita del vaccino grazie alla ragnatela di un governatore che ha affrontato le forze del male. Votate per loro e per loro. Con loro e con loro. Aveva senso, perfettamente senso. Compiere il gesto di premere il tasto che si unirebbe a tanti altri e che significherebbe la fine delle barbarie e la nuova stagione della libertà e della cura della vita. I morti non erano destinati al pozzo oscuro come previsto per l’abominevole discorso di coloro che li trattavano con disprezzo e freddezza. Erano vivi ed erano folla. Hanno vinto queste elezioni. Il Brasile non sarà mai in grado di pagare il debito che ha contratto con loro.

Il Dio della vita che permise alle ossa degli israeliti esiliati di riacquistare forza e vigore gli fece sentire la sua voce e sentire la forza del suo braccio in Brasile. “O popolo mio, aprirò le tue tombe; Saprai, allora, che io sono il Signore, o mio popolo, quando aprirò i tuoi sepolcri e ti farò uscire da essi, quando metterò in te il mio spirito per riportarti alla vita…”.

Con tutti questi figli del popolo brasiliano, abbiamo votato con significato. Il Signore della vita ci permetta, d’ora in poi, di vivere con senso, sperimentando nelle nostre bocche il sapore agrodolce della libertà e ricostruendo la memoria e l’anima di questa nazione travagliata.

Anonimo.

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