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La chiesa messicana è all’altezza del messaggio papale?

Al termine della mia intervista alla Radio Vaticana sulla visita alla frontiera Messico/USA del Papa, e del suo forte messaggio contro la tratta delle persone, ho detto che il dato più importante dopo il Suo ritorno a Roma, sarebbe stato quello di verificare in che modo quel messaggio fosse stato raccolto e sviluppato dalla chiesa locale.

Sappiamo che da parte delle autorità statali, civili e della società messicana in genere poco se non nulla è stato fatto. Oggi mi concentrerò soltanto sulla gerarchia cattolica per una prima valutazione.

Quello che leggerete qui sotto è un articolo scritto dall’Archidiocesi messicana, la massima autorità in quel paese e nel leggerlo forse ritroverete il linguaggio peloso che usano i politici di tutto il mondo quando vogliono mandare segnali trasversali. È tutto un dire e non dire; rivendicare la propria storia che si confonde con il proprio potere; far intendere di complotti interni all’entourage del papa che mal lo consigliano. Il risultato è che tutto è rimasto come prima. Il gattopardismo non è soltanto siciliano ma di ogni latitudine dove s’invoca la rivoluzione affinché tutto rimanga come prima. Il primate messicano è stato quello che non solo nulla ha fatto per sensibilizzare i fedeli alla visita del Papa, ma che al momento della Sua presenza nel santuario della Madonna di Guadalupe, ha tolto i ragazzi del servizio d’ordine che a lui rispondono, lasciando che fossero gli altri (?) a svolgerlo.

Non sono stati accettati i rilievi che il Papa ha fatto su alcuni punti nei confronti della gerarchia e, anzi, vengono ritorti contro chi quei rilievi ha fatto. Il potere logora e insieme al narcisismo, fa molti danni proprio in nome di quel popolo di Dio che si vorrebbe proteggere. Un minimo di autocritica non fa mai male specialmente da parte di chi ha chiuso tutti e due gli occhi accettando donazioni da quei cartelli della narcotraffico che si dice si voglia combattere.

Dunque il Papa non è solo soltanto nei confronti della curia romana, ma gravi segnali di rifiuto vengono sempre più allo scoperto da varie parti. Li accomuna la paura di perdere il potere personale.

Non basta che il Papa viva in un locale di S. Marta come segno di povertà quando ci sono ancora cardinali che vivono in mega appartamenti.

Questo Papa non sta facendo alcuna rivoluzione, non è suo compito, ma sta facendo cose normali che passano per rivoluzionarie e questo misura e la dice lunga sulla quella chiesa che “parla” dei poveri, che rifiuta un maggior ruolo delle donne nel suo interno, che non è coerente con se stessa.

In tutto questo processo-farsa che fine fanno i migranti che hanno ascoltato parole molto apprezzate ma che non vedono alcuna svolta concreta?

Andrea Cantaluppi

L'articolo prosegue dopo la foto

La traduzione dell’articolo:

Durante l’incontro con i vescovi messicani dello scorso 13 febbraio, Papa Francesco ha elencato alcuni aspetti urgenti che i nostri pastori debbono osservare per il bene del Popolo Santo di Dio, secondo una pastorale della carità e della misericordia in questo momento di splendore della storia della Chiesa e del Messico intero.

Analizzando il messaggio che Sua Santità ha pronunciato nella Cattedrale del Messico, possiamo vedere come il Papa ci avverte sui rischi che affrontano i vescovi del nostro paese di fronte al secolarismo: poca chiarezza, assopimento, distaccamento, freddezza, clericalismo, autoreferenzialità, trionfalismo sterile e oscurità che possono eclissare la luce del Vangelo. E li richiama all’attenzione.

Il Sommo Pontefice ha molto chiare queste realtà, e sa che i vescovi messicani hanno saputo stimolare i cattolici nell’affrontarle, e che a loro volta, essi dimostrano un senso di solidarietà spontanea e straordinaria verso di loro come risposta.

E’ la frase “litigare come uomini”, che ha rimbalzato tra i mass media – spinti più dall’istrionismo mediatico che dal profondo significato delle parole – a suonare come un forte rimprovero ai pastori.

Bisogna quindi domandarsi: il Papa ha ragione a rimproverare i vescovi messicani? La Chiesa in Messico è un caso atipico in relazione con gli altri paesi del continente americano. In primo luogo, in termini percentuali la nostra nazione ospita la maggior quantità di cattolici, con l’81 % della popolazione nel 2014, ed è proprio a causa di questa ampia e solida presenza di cattolici che ci distinguiamo dagli altri paesi del continente.

Dall’altra parte sarebbe assurdo pensare che Sua Santità ignori la grande resistenza che la Chiesa Cattolica messicana ha opposto verso l’espansione delle comunità protestanti di tipo pentecostale, che, comunque, si propagano senza freni in altri paesi, specialmente in Centro America.

E che dire della forza con la quale il cattolicesimo messicano affronta le sfide del secolarismo, sia come fenomeno culturale, come quello che si sviluppa sistematicamente e violentemente nel terreno politico, dove l’offensiva anticlericale e massonica è stata spietata sin dagli anni ’20 dello scorso secolo, e che in molte occasioni ha mostrato un episcopato messicano dal comportamento esemplare. Il Papa sa tutto questo per rimproverare i vescovi?

“Litigare come uomini” non implica confronti sterili come il giudizio del mondo, e si ignora il significato postconciliare enfatizzato nel pontificato di Giovanni Paolo II, che afferma la chiamata del vescovo per raggiungere la statura di Cristo, uomo perfetto. La frase si deve intendere come la sollecita urgenza per agire con audacia evangelica di fronte alle proposte alienanti che vogliono isolare la Chiesa. Mentre altre istituzioni hanno sbagliato nella ricerca di procurare il bene comune, i vescovi messicani hanno accompagnato il popolo sofferente e maltrattato, facendo una vita di consegna di sé al prossimo e non di “principi” senza contatto con il gregge. Loro stessi consolidano la pratica della misericordia rafforzando i vincoli di unità attraverso dei segni pastorali profetici che, grazie alla fede cattolica, ridanno la speranza in ogni diocesi del paese.

Nella sua visita in Messico, Francesco ha saputo di un Collegio Episcopale vicino alla realtà del popolo sottomesso dalla cultura della morte e delle disparità; tuttavia, questo non è un “dormire sugli allori”, ma è un modo di continuare con l’esercizio sincero di autocritica che rafforza l’unità e la coesione come echi nella prossima assemblea della CEM di aprile.

L’Episcopato Messicano è unito e disposto a far fronte alle sfide che Sua Santità le ha posto davanti. Purtroppo, esiste la mano della discordia che ha provato a mettere accenti negativi, dando una visione parziale della Chiesa e cercando di influire nel discorso del Papa per ottenere un effetto contrario in pubblico, sottolineando sfide e tentazioni come mali dell’episcopato. Non è così. E qui si arriva alla domanda: perché cercare di screditare il lavoro dei vescovi messicani? Fortunatamente il popolo conosce i suoi pastori, e li accompagna nella costruzione del regno di Dio, a qualsiasi prezzo, come è sempre stato nella storia di questo paese…O sarà che le parole improvvisate del Santo Padre saranno conseguenza di un cattivo consiglio di qualcuno vicino a lui? Chi ha mal consigliato il Papa?

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