EQUIVOCI FATALI
Vengono ripetute con frequenza affermazioni, tendenti a giustificare l’uso della forza e la conseguente dotazione, ritenuta necessaria, di arsenali bellici. Si tratta di una malcelata ricerca di una auto-giustificazione per interventi che oltre a desiderare di mettere in ginocchio le forze armate altrui, tendono a chiudere “occhi e cuore” di fronte al numero elevato di vittime fra la popolazione civile, donne e bambini, molti dei quali lasciati poi in balia di se stessi.
Oltre al numero enorme di abitazioni, case ed edifici pubblici rasi al suolo, non solo nella striscia di Gaza o in Ucraina, i malumori di chi possiede la forza selvaggia di armi molto sofisticate si riversano e si ripercuotono su popolazioni completamente indifese, senza alcun riguardo per gli accordi e convenzioni firmate, non senza interminabili discussioni, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Si constata il riemergere della opinione che era rimasta archiviata, per così dire, nella consapevolezza di tanti governanti: “nel caso che qualcuno voglia fare il cattivello, non voglio lasciarmi sorprendere impreparato o sprovvisto…”.
Si parla, si invoca e si prega per l’avvento della pace, in un momento in cui le spese militari a livello mondiale crescono senza tregua. E si sa, le armi più o meno sofisticate incidono sulle proprie risorse finanziarie in maniera pesante: non certo come i dolcetti in vetrina per i soliti golosetti! Queste spese sostenute da chi è al governo in un determinato lasso di tempo sono considerate come uno scudo per salvaguardare l’incolumità propria e della popolazione civile. Con effetti poco raccomandabili: a mo’ di esempio, ricordiamo i fondi stabiliti per la lotta alle diverse forme di povertà sul nostro pianeta e investite invece nella produzione di armi sempre più costose e distruttive.
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