La leggenda di Verena
Lassù, nelle Alpi Valdesi, si stende un immenso ghiacciaio. Ad esso si riallaccia una leggenda patetica e commovente. I vecchi dicono che in quel luogo, un tempo, erano verdi pascoli popolati da armenti e da greggi. Come avvenne il mutamento?
La moglie di un ricco fattore di Lotschen aveva una bella figliola, Verena, di carattere indipendente e ribelle. L’estate ella amava recarsi a vivere da sola in una baita. Di fronte ai pascoli eccelsi; non voleva con se alcuna servente: diceva di essere abbastanza robusta e vigorosa per badare a se stessa, al bestiame e alle varie faccende. Sua madre però non si sentiva affatto tranquilla e una sera, che l’angoscia le serrava la gola, prese in collo il suo ultimo nato e si avviò verso l’alpe. Giunta sulla riva del piccolo lago di Gugginen, scorse le finestre illuminate della baita, e udì suoni di danza, risa, schiamazzi. Affrettò il passo e, giunta presso la casa, accostò il volto ad una finestra dai vetri fumosi e … che vide mai? Qualcosa di assai più terribile di quanto avesse potuto immaginare. Una compagnia di giovanotti e di ragazze dei casolari vicini danzavano in cerchio intorno a un demonio color di fiamma, che gettava fuoco dagli occhi e dalle narici. Atterrita, la madre di Verena schiuse l’uscio e avanzò, protendendo innanzi il suo bambino, la creatura innocente dinanzi a cui il diavolo doveva arretrare. Egli infatti mandò una esclamazione di rabbia e, con una bestemmia, scomparve in una nube di fumo dall’acre odore di zolfo.
I danzatori e le danzatrici erano rimasti attoniti. Verena li chiamò intorno a sé e, quasi per compensarli dello sgomento provato, trasse dalla dispensa ogni sorta di vivande prelibate e le distribuì all’intorno. Quanto alla madre, Verena, per tutta ricompensa, le offerse con malagrazia una tazza di latte inacidito, il siero destinato per lo più ai maiali. E la povera dona, disperando ormai di intenerire un cuore tanto crudele, fuggì lungi dalla dimora dell’ingrata figliola. Mentre scendeva a valle, grosse lacrime le scendevano dagli occhi e, toccando il suolo, si trasformavano in ghiaccioli. A poco a poco, nella notte, i ghiaccioli si fusero insieme e ingrossarono, formando un immenso fiume di ghiaccio, che si stese su tutti i pascoli all’intorno.
Di Verena e dei suoi compagni infernali di baldoria nessuno ha mai più sentito parlare.
( fiaba popolare svizzera)
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