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“Non si vede più il BAMBINO!”

E’ l’ esclamazione di una ragazzina di circa 12 anni, mentre mi accoglieva sulla soglia di casa, chiacchierando senza interruzione, con quel sorriso accattivante di sempre, durante una mia breve visita ad amici per gli auguri consueti. Tra le tante cose raccontate, ha desiderato mettere in risalto che nelle varie luminarie, addobbi ed illuminazioni scarseggiavano i presepi con il Bambino. E, annuiva a quanto detto da sua madre arrivata frettolosamente: certo se vogliamo rimanere fedeli alla storia e, fissando il suo sguardo sulla figlia, aggiunse: LUI non è poi nato nella prima metà del mese di dicembre. Anche se, si può aggiungere, rimangono perplessità sulla data esatta, ma non sulla sua presenza resa visibile, 12 mesi su 12, da una sceneggiatura culturale protratta per secoli e secoli un po’ ovunque.

Il nostro Natale senza i tradizionali abitanti raffigurati nel presepe: la famigliola, gli animali, i pastori, le stelle, è un Natale di nuova zecca, impegnato e smanioso per scambi/vendite di prodotti vari, esposti e messi a disposizione dei numerosi avventori alla ricerca di “regali” che possano poi essere offerti gratuitamente o allegramente condivisi in compagnia di altri familiari o amici.

Aggiungo da parte mia una ulteriore riflessione: se non si vede più il BAMBINO, non è poi che i bambini in libera circolazione abbondino come un tempo! Provengo da una valle delle pre alpi bergamasche, dove, secondo le apprensioni espresse recentemente da una persona, nato 87 anni fa in una famiglia di sei figli, le nascite ora scarseggiano: non più di un figlio/a per coppia di solito. Il risultato è prevedibile: gli edifici ed aule scolastiche (ma non solo!) un tempo straripanti ora devono essere amalgamate o chiuse, senza ricordare i luoghi tradizionali di socializzazione (bar e salottini vari) ora quasi tutti scomparsi. Alcuni aperti solo durante il fine settimana per i turisti di passaggio.

               

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