Il taglialegna scemo
C’era una volta un taglialegna. Un giorno se ne andò al bosco per fare una bella fascina. Cammina cammina, spingeva avanti l’asino e cercava. Vide, in cima ad un albero altissimo, un ramo che faceva al caso suo: si arrampicò in cima alla pianta e si mise a cavallo del ramo. Poi, guardando in alto la corona delle foglie, con la scure cominciò a colpire il ramo, tra il suo sedere e il tronco dell’albero, da dove partiva il ramo sul quale stava seduto. Era lì che picchiava con la scure quando di sotto passò un tale, che gli gridò: “Attento! Se tagli il ramo in quella maniera, quando si staccherà cadrai giù anche tu e ti romperai l’osso del collo”.
Il taglialegna, offeso e infastidito, gli rispose: “ Impicciati dei fatti tuoi, pensa alle tue corna!”. “Va bene, va bene!” fece quel tale, e si allontanò. Un poco più tardi il ramo si staccò da sotto il sedere e…patapunfete! Il taglialegna scemo precipitò giù, facendosi un male del diavolo. E lì, su due piedi, si ricordò ciò che gli aveva detto il passante, allora cominciò a strillare: “Quello è Gesucristo! Quello è Gesucristo in persona!”.
E con tutte le ossa che gli facevano male, con le costole mezze rotte, cominciò a correre dietro a quel tale che era passato prima, gridando sempre: “Gesucristo, Gesucristo mio, perdonami…perdonami se ti ho bestemmiato!”. Quello rimase di sasso nel sentire il taglialegna scemo che strillava come un ossesso, e ancora di più quando vide che gli voleva baciare le mani e accarezzare la giacca. “Perdonami, perdonami!”. Il passante sudò sette camicie per cercare di convincerlo che lui era un passante e basta, un semplice viandante, e che non aveva niente a che vedere con Gesucristo.
“No, no!” insisteva il taglialegna “tu hai indovinato che sarei caduto dall’albero! Per forza, quindi, tu sei Nostro Signore Gesucristo! E devi farmi ancora una grazia…”.
Il taglialegna insisteva e insisteva. Il viandante dovette cedere. “Gesucristo fammi un’altra grazia: dimmi quando giungerà l’ora della morte mia!”. “Ma non lo so!” rispondeva il viandante. “Non lo so!”. “eh lo sai sì…perché tu sei Gesucristo in persona. Dimmi, quando sarà l’ora della mia morte?”. Il passante, per togliersi dai piedi quel taglialegna scemo, gli disse così: “ L’ora della morte tua sarà quando il tuo asino avrà fatto tre scoregge!”. Il taglialegna tutto contento, baciò le mani a quel passante e se ne andò via.
Strada facendo, siccome l’asino era molto carico per quella faccenda della fascina e si sentiva male, mollò la prima scorreggia. “O Gesummaria!” esclamò il taglialegna spaventato “eccone una”. Dopo un’ora di cammino il somaro, poveretto, ne lasciò partire un’altra.
“O Dio santo!” gridò il taglialegna “se ne fa ancora un’altra morirò”. Allora che cosa decise? Decise di prendere un bel ciocchetto e di tappare il culo del povero somaro. Pensava così di salvarsi la vita. Ma invece che cosa successe? Che la povera bestia, sempre più gonfia, con un mal di pancia che la faceva ragliare, sparò una botta fragorosa, una botta che pareva una cannonata. E il tronchetto di legno andò a sbattere contro la testa del taglialegna sciocco, proprio sulla tempia. E lui cadde per terra morto.
(fiaba popolare laziale )
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