L’intrepido
Viveva in un certo reame il figlio di un mercante; forte, ardito, sin da bambino non aveva mai avuto paura; gli venne voglia di sapere cos’era lo spavento, e si mise a vagabondare con un suo lavorante. Passa qualche tempo, arrivano ad un fitto bosco e lì, neanche a farlo apposta, comincia ad annottare. “Andiamo nel bosco!”, dice il figlio del mercante. “eh, padrone, è terribile passar da lì! Vedi bene che annotta, delle fiere potrebbero assalirci, o dei briganti farci del male”. “Ecco che hai paura! Fa’ quel che ti ordino!”. Entrarono nel bosco, e dopo un poco videro un cadavere appeso ad un albero. Il lavorante si spaventa sempre più, ma il figlio del mercante non se ne da per inteso; staccò il cadavere dall’albero, lo mise nella carrozza e ordinò di andare avanti. Dopo un’ora o due s’avvicinavano a una gran casa; una luce brilla a una finestra. “Ora si che va bene, abbiamo dove passare la notte”, dice il figlio del mercante; ma il lavorante resiste: ”Meglio trascorrere la notte nel bosco che in quella casa; sta a vedere che andiamo a finire tra i briganti; quelli ci spogliano di tutto, e chi sa se fuggiremo alla morte!”. E invero l’ abitavano dei briganti; ma il figlio del mercante non lo sta ad ascoltare, aprì lui stesso il cancello ed entrò nel cortile con la carrozza. Stacca i cavalli ed entra in casa con il lavorante. Si spingono dentro: là intorno a un gran tavolo, stanno i briganti; sono tutti riccamente vestiti, tutti hanno al fianco delle spade formidabili; bevono bevande varie e mangiano pesce. “Salute signori, disse loro il figlio del mercante, lasciate sedere anche a me a bere e a mangiare con voi?”. I briganti lo guardano: chi è quell’ardimentoso? E non rispondono parola. L’ospite non invitato s’avvicina da solo alla tavola; prende un pezzo di pesce, lo mangia, e dice: “Bah, signori, il vostro pesce è pessimo! Ehi, servo, va’ e porta qui quello storione che c’è in carrozza”. Il lavorante corse, portò il cadavere. Il figlio del mercante prese il morto, lo gettò sulla tavola e si mise a tagliarlo con coltello; ne taglia un pezzo, l’annusa, e grida: “No, neanche questo storione è buono! Servo! Prendine dei vivi”. E in così dire indica i briganti; quelli, dalla paura, scapparono da tutte le parti a nascondersi ognuno dove meglio poté. “Ecco, e tu avevi paura! Dov’è mai lo spavento? Sediamoci a tavolo, piuttosto e ceniamo”. Si sedettero, bevvero e mangiarono, ma non si fermarono a trascorrere la notte, attaccarono i cavalli e si misero in cammino. Ecco che si avvicinano ad un cimitero. “Alt!, gridò, fermiamoci qui a passare la notte”. E di nuovo il lavorante insiste: “qui è spaventoso! Di notte i morti s’alzano”. “Vedi come sei? Hai paura di tutto!”. Si fermarono e si stesero a dormire su una tomba. Il figlio del mercante si addormentò, ma il lavorante non riusciva a prendere sonno. D’improvviso da quel sepolcro s’alza un morto avvolto in un bianco sudario, enorme di corporatura; si getta sul figlio del mercante e comincia a soffocarlo. Quello si svegliò, abbatté il morto, se lo mise sotto e cominciò a sua volta a picchiarlo e tormentarlo in vario modo. Il morto sopportò a lungo, poi chiese pietà. “Prego, io ti lascerò libero, dice il figlio del mercante, se tu mi trovi e mi porti qui fra un’ora la figlia di un certo zar, che vive ai confini della terra”. “Te la procurerò, sol che mi lasci”. Il figlio del mercante liberò lo spirito, e dopo un’ora di tempo comparve accanto alla sua carrozza una principessa, addormentata nello stesso letto in cui era solita dormire negli appartamenti reali. Egli non la svegliò, e lasciò che si risvegliasse da sola. Tornato a casa la impalmò con legittimo matrimonio. Viaggiò a lungo, per varie terre, ma non provò mai cosa fosse lo spavento. Tornò a casa, ed ecco cosa gli accadde dopo qualche tempo. A lui piaceva moltissimo pescare; notti e giorni passava sul fiume. A sua madre non piaceva affatto ch’egli si allontanasse da casa per tanto tempo, e pregò i pescatori di spaventarlo in qualche modo. I pescatori presero delle perche e come videro il figlio del mercante, andando in barchetta che s’era addormentato, vogarono piano piano sino a lui e gli misero in seno alquante perche. I pesci guizzavano, il giovane saltò su, si spaventò e cadde in acqua. Riuscì a salvarsi nuotando, e per la prima volta seppe cos’era lo spavento!
(fiaba popolare russa)
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