Il principe granchio
C’era una volta un pescatore così povero e sfortunato che, giorno dopo giorno, in pentola ci metteva solo acqua salata, e i suoi figli soffrivano la fame. Un giorno, però, tirando su la rete vide che aveva preso un granchio più grande di lui, e pensò che a venderlo c’era da guadagnare un bel po’. – Sarà la volta che i bambini assaggeranno la polenta col formaggio o il riso coi piselli, invece che acqua bollita! – disse, e portò il granchio al palazzo del re. – Re, ho pescato il granchio più grosso che c’è in questo mare, e forse anche in quell’altro. Se me lo compri, finalmente mia moglie e i miei figli si ricorderanno che sapore ha la polenta. – Ma che me ne faccio di un granchio? I re mangiano aragosta! Vai a venderlo al mercato -. In quel momento però, arrivò la principessa, che si entusiasmò: – Che granchio meraviglioso! Che pinze! Che colore! Compramelo, babbo, che lo metto nella peschiera!.
Il re che le voleva bene, lo comprò a peso d’oro e il pescatore con quei soldi ci passò tutto l’inverno. La principessa era tutta contenta e mise il suo granchio nella peschiera del giardino, dove nuotavano le carpe e i pesci d’oro. Non si stancava mai di guardarlo, e a poco a poco si accorse che ogni giorno, dall’una alle tre, il granchio spariva e non si sapeva dove andasse. Un giorno, mentre se ne stava alla finestra, passò un poveretto e chiese la carità. Lei gli gettò una moneta d’oro, ma quello non fu abbastanza svelto e la lasciò cadere nel fosso. Allora il mendicante si tuffò per prenderla e, nuotando, scoprì che tra il fosso e la peschiera de re c’era un canale, e che seguitando per quel canale si arrivava a una grande sala sotterranea, ammobiliata come una reggia. Il mendicante si nascose dietro una tenda e aspettò. Dopo un po’, ecco arrivare una fata coi fiori nei capelli e un vestito con lo strascico, seduta sulla schiena di un granchio gigante. Poi la fata toccò il granchio con la bacchetta e dal guscio saltò fuori un giovanotto bello come il sole, che si sedette a tavola con lei. Toc! Un altro colpo di bacchetta, ed ecco apparire un pranzo da leccarsi i baffi, con la torta e il vino. Mangiarono e poi il giovanotto tornò nel guscio , la fata gli si mise in groppa e sparirono tutti e due. Nuotando, il mendicante tornò indietro e sbucò nella peschiera. La principessa che stava dando da mangiare ai suoi pesci, si spaventò e disse: – Oddio! E tu che ci fai qui? – Non gridare principessa, – rispose lui, – perché ho da raccontarti certe meraviglie da non credere -. Poi le disse che sottoterra c’era una stanza così e così, e parlò della fata e del granchio. – Ecco dove andava il mio granchio dall’una alle tre! Insegnami la strada, che ti compenserò-. Lui le spiegò come doveva fare e in cambio lei lo fece maggiordomo di palazzo.
Il giorno dopo, nuota nuota, fu la principessa in persona a entrare nella sala e a nascondersi dietro la tenda. All’una in punto, ecco la fata in groppa al granchio. Quando lo toccò con la bacchetta, apparve il bel giovane, e la principessa si innamorò solo a guardarlo. E siccome ul guscio del granchio era proprio accanto a lei, ci si nascose dentro piano piano. Quando il giovane rientrò nel guscio, dentro ci trovò la ragazza: stavano stretti ma questo non dispiaceva a nessuno dei due! – E adesso che facciamo? – disse lui – Se la fata ci scopre, ci ammazza. – Ma io ti voglio aiutare! – disse la principessa. – Magari potessi! Ma pr salvarmi ci vuole una ragazza che mi ami alla follia e che sia disposta a morire, se è il caso. – Sono pronta! – disse lei, e la baciò.
Intanto la fata si era seduta in groppa al granchio, e il giovane, muovendo quelle pinze giganti, la portò fino al mare. Poi, mentre tornava alla peschiera, spiegò alla principessa cosa doveva fare. – Prima vai su uno scoglio in riva al mare e ti metti a suonare il violino. La fata verrà subito fuori, perché alla musica non resiste. Tu allora smetti di suonare, e quando lei ti chiederà di continuare, chiedile in cambio la corona di fiori che ha in testa. Quando lei te la darà io sarò salvo.
Tornata al palazzo, la principessa chiese a suo padre di trovarle un maestro di violino: – Mi va bene chiunque purché sia il più bravo del mondo! -. E suo padre mandò a chiamare il violinista più bravo del mondo. In poco tempo la ragazza riuscì a superare il maestro: non succede spesso, ma se c’è di mezzo l’amore, può capitare. Poi prese con se otto damigelle e andò in riva al mare su uno scoglio, per suonare il suo violino. La fata venne su subito e le fece i complimenti, ma la principessa smise di suonare, dicendo che voleva la corona di fiori. – Io te la do ma devi andare a prenderla. E così dicendo gettò la corona tra le onde, lontano lontano. La principessa allora si gettò in mare e cercò di raggiungerla, mentre le otto damigelle si strappavano i capelli per la disperazione, convinte che sarebbe affogata. E proprio quando le sembrava di non farcela più, ecco che un’onda le spinse in mano la corona. In quel momento una voce disse, proprio sotto di lei: – Adesso sono salvo, e siccome sono principe e tu principessa, possiamo anche sposarci. Ora ti porto a riva, ma tu non dir niente a nessuno. Intanto io vado ad abbracciare mio padre e mia madre, e domani vengo a chiederti in moglie -. Così la principessa raggiunse la spiaggia senza fatica e non disse niente a suo padre. Il giorno dopo, sotto le mura del castello si sentirono trombe e tamburi, e il maggiordomo venne a dire che alla porta c’era un figlio di re. Il padre della principessa finalmente venne a sapere tutta la storia e diede la figlia al principe, anche se un po’ gli dispiaceva di restare solo. Ma poi fu contento anche lui, e al pranzo di nozze si ingozzò di confetti.
(fiaba popolare veneziana)
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