Fiabe

Il gatto del diavolo

Tanto tempo fa in Connemara c’era una donna sposata con un pescatore. Siccome il marito era un uomo fortunato, lei riusciva sempre a portare al mercato pesce fresco e di ottima qualità. Una volta scoprì, tuttavia, che durante la notte un enorme gattaccio entrava in casa e si mangiava il pesce migliore. Allora decise di fare la guardia appostandosi vicino al pesce con un bastone in mano. Un giorno, mentre la donna filava insieme a una vicina , ecco che sulla casa piombò un’oscurità improvvisa e la porta si aprì di colpo come se un vento violentissimo l’avesse spalancata. Un mostruoso gattaccio nero penetrò in casa e si diresse verso il fuoco, quindi si voltò verso le due donne già spaventate e soffiò da far venire i brividi. “Questo è proprio il diavolo!”. Esclamò una bambinetta che stava selezionando il pesce. “Adesso vedrai!”. Disse il gattaccio saltandole addosso e facendole un orribile graffio sul braccio. “Prova ad insultarmi un’altra volta! Impara l’educazione e sii più gentile quando viene a farti visita un galantuomo!”. E così dicendo andò a chiudere la porta a chiave per evitare che a qualcuno venisse in mente di scappare. La bambina, infatti, era scoppiata a piangere sia per il dolore che per lo spavento, ed era subito corsa verso la porta. Un uomo che passava da quelle parti sentì le urla e cercò di entrare, ma il gatto si era piantato sulla soglia e sfidava chiunque a farsi avanti. L’uomo afferrò allora un pezzo di legno e gli diede una bella bastonata, ma il gattaccio nero non si arrese per così poco e gli saltò addosso graffiandolo fino a farlo sanguinare. Il pover uomo non poté far altro che voltare le spalle e correre a più non posso.

“E’ ormai ora di cena, fece il gatto guardando con occhio avido il pesce che si trovava sul tavolo, speriamo che oggi il pesce sia di ottima qualità! Non mi date fastidio e lasciatemi mangiare in santa pace! Mi servirò da solo!”.

Con aria minacciosa piombò sul pesce e cominciò a riempirsi la pancia; ogni tanto si voltava verso la padrona e soffiava. Nel vederlo divorare il pesce migliore la donna osò urlare: “Giù le zampe dal mio pesce, brutto gattaccio maledetto! Vattene via! Oggi digiunerai!”. E così dicendo gli diede un colpo terribile sulla schiena con le molle che servono ad attizzare il fuoco e certo l’avrebbe fatto a pezzi se quello non fosse stato il diavolo in persona. Ma il gatto continuò tranquillamente a leccarsi i baffi come se gli avessero fatto il solletico. Allora le due donne presero due bastoni e cominciarono a colpirlo rabbiosamente con un’energia che sarebbe bastata ad uccidere un elefante. Il gatto parve infastidito e gettò loro un’occhiataccia infernale sputando fuoco dalla bocca; quindi tirò fuori le unghie e le graffiò fino a farle urlare dal dolore. Le donne furono terrorizzate e morte e scapparono a gambe levate.

Dopo un po’, tuttavia, la moglie del pescatore ritornò con una bottiglia di acqua benedetta. Entrò in casa di soppiatto e vide che il gatto era ancora lì, tutto intento a papparsi il suo pesce. La donna si avvicinò con cautela e gli gettò addosso l’intera bottiglia di acqua benedetta. D’improvviso si sprigionò nella stanza un fittissimo fumo nero, attraverso il quale si potevano vedere solo gli occhi di fuoco del gatto, che sembravano due carboni ardenti. Piano piano il fumo diminuì e la donna vide bruciare la carcassa del gattaccio nero; alla fine non vide nient’altro che un tizzone annerito e poi niente più.

A partire da quel giorno la donna non ebbe più nulla da temere e il suo pesce poteva rimanere sul tavolo tutta la notte senza nessun pericolo. Il potere dell’essere maligno era stato spezzato e il gatto del diavolo non si vide mai più da quelle parti.

(fiaba popolare irlandese)

(34)

Loading