ArticoliTeologia della Liberazione

Dalla parte dei poveri

Nella rubrica che abbiamo inserito nel nostro sito, denominata: “Teologia della liberazione”, ove spesso pubblichiamo articoli sull’argomento che spesso trattano i temi economico-sociali, nonché, etici e religiosi dei paesi dell’America Latina, da oggi potrete trovare alcune pagine, da me selezionate e quindi “partigiane”, del libro scritto a due mani da: Gerhard Ludwig Muller, Prefetto dell’ex Sant’uffizio, e Gustavo Gutierrez, fondatore della Teologia della liberazione, intitolato:” Dalla parte dei poveri”. Teologia della liberazione, Teologia della chiesa”. Edito da EMI. Che v’invito a comprare.

Alcune frasi significative sull’argomento:

  1. Paul Ricoeur, “ Non stiamo con i poveri se non siamo contro la povertà”.
  2. Bartolomé de las Casas, “ Vedere le cose come se fossi un indio”.
  3. Guamàn Poma, “ Solo liberando il nostro sguardo da inezie, pregiudizi, categorie accettate acriticamente, potremo scoprire l’altro”.

Dal libro che v’invitiamo a leggere, troviamo un’affermazione dello stesso Prefetto per la Fede che afferma che la Teologia della liberazione, in un contesto sud-americano, è una teologia “necessaria”.

Alcuni passaggi significativi, che trattano l’argomento della Globalizzazione e povertà, affermano che:” Non stiamo con i poveri se non siamo contro la povertà, diceva molti anni fa Paul Ricoeur. Ovvero, se non rigettiamo la condizione che opprime una parte tanto importante dell’umanità. Non si tratta di un rifiuto meramente emotivo, è necessario conoscere le ragioni della povertà a livello sociale, economico e culturale. Ciò esige strumenti di analisi che ci sono forniti dalle scienze umane ma, come ogni pensiero scientifico, esse lavorano con ipotesi che permettono di comprendere la realtà che cercano di spiegare; ciò equivale a dire che sono chiamate a cambiare dinanzi a fenomeni nuovi. È quanto accade oggi di fronte alla presenza dominante del neoliberismo che giunge sulle spalle di un’economia sempre più autonoma dalla politica (e prima ancora dell’etica) grazie al fenomeno noto col termine, un po’ barbaro, di globalizzazione. La parola è ingannevole perché fa credere che ci orientiamo verso un mondo unico, quando in realtà, e nel momento attuale, comporta ineluttabilmente una contropartita: l’esclusione di una parte dell’umanità dal circuito economico e dai cosiddetti benefici della civiltà contemporanea. Milioni di persone vengono così trasformate in oggetti inutili, o gettabili dopo l’uso. Si tratta di coloro che sono rimasti fuori dall’ambito della conoscenza, elemento decisivo dell’economia dei nostri giorni e l’asse più importante di accumulazione di capitale. Il neoliberismo economico postula un mercato senza limiti, chiamato a regolarsi da solo, e sottopone qualunque solidarietà sociale in questo campo a una dura critica, accusandola non solo di essere inefficace nei confronti della povertà, ma addirittura di esserne una delle cause. Questa disumanizzazione dell’economia, in atto già da tempo, che tende a trasformare tutto in merce, comprese le persone, è stata denunciata da una riflessione teologica che mostra il carattere idolatrico, nel senso biblico del termine, di questo fatto. D’altra parte, assistiamo oggi a un curioso tentativo di giustificazione teologica del neoliberismo economico che, ad esempio, paragona le multinazionali al servizio di YHWH, da tutti vilipeso e attaccato, mentre da esse verrebbero la giustizia e la salvezza. Per non parlare della cosiddetta teologia della prosperità, che ha vincoli molto stretti con la posizione appena ricordata. Ciò ha talora spinto a postulare un certo parallelismo tra cristianesimo e dottrina neoliberale. Senza negarne le intuizioni, bisogna interrogarsi sulla portata di un’operazione che ci ricorda quella che, all’estremo opposto, è stata fatta, anni fa, per confutare il marxismo, ritenuto anch’esso una sorta di “religione”, la quale peraltro avrebbe seguito, passo per passo, il messaggio cristiano (peccato originale e proprietà privata, necessità di un redentore e proletariato, ecc.). ma questa osservazione, è chiaro, non toglie nulla alla necessità di una critica radicale alle idee dominanti oggi nell’ambito dell’economia. Al contrario….

Al termine del libro troviamo un capitolo intitolato. IL CONTRIBUTO DEI CRISTIANI PER UNA SOCIETA’ GIUSTA. Lo trascrivo per intero.

Nei mali spirituali e materiali che affliggono gran parte dell’umanità per mezzo di sistemi ingiusti, la chiesa compie “ l’opzione preferenziale per i poveri” non per scatenare conflitti, ma al fine di abbattere le barriere tra le classi e fare della solidarietà, della dignità umana e della sussidiarietà le fondamenta dell’ordine sociale. Rispetto al rapporto tra peccato personale e strutture c’è da dire che esiste “una struttura di peccato” come risultato di sviluppi collettivi errati e come espressione di mentalità sbagliate. Queste strutture possono essere chiamate di peccato perché sono frutto del peccato e conducono al peccato. Ma questo non esclude la responsabilità individuale del singolo. Nessuno può giustificarsi dicendo di essere stato costretto dal sistema a sfruttare altri esseri umani e a mandarli in rovina perché egli potesse garantirsi da vivere.

Ecco, questi sono due esempi che troverete ampiamente trattati nel libro. Nelle altre pagine che troverete nel sito vi potrete fare un’idea compiuta.

Non faccio nessun commento, ognuno farà le proprie riflessioni, ma consentitemene una soltanto che si riferisce all’ultima frase citata sulla giustificazione dei propri comportamenti definiti peccato. Se vi andate a rileggere le “giustificazioni” apportate dai gerarchi nazisti che nei campi di sterminio hanno massacrato milioni di persone, ritroverete la stessa frase: “ Ero stato comandato e non potevo ribellarmi”. Ecco, in forma moderna, senza camere a gas, ma mandando ugualmente a morte i poveri di oggi, i capitalisti rispondono alla stessa maniera, poi sicuramente la domenica andranno a battersi ipocritamente il petto in chiesa.

Andrea Cantaluppi

Dalla parte dei poveri pagine 31 a 37 (PDF) 
Dalla parte dei poveri pagine 41 a 43 (PDF)
Dalla parte dei poveri pagine 45 a 68 (PDF)
Dalla parte dei poveri pagine 73 a 82 (PDF)
Dalla parte dei poveri pagine 87 a 93 (PDF)
Dalla parte dei poveri pagine 98 a 109 (PDF)

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