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Cinema

Su invito della dottoressa Paola Carbone, Presidente ARPAD, nonché membro del comitato d’onore della nostra associazione, ho partecipato ad una giornata di studi dal tema “Cinema, adolescenza e psicoanalisi”.

Leggerete in questo articolo i miei ricordi/rapporti con quest’arte, ma sarà meglio che compriate il libro per farvi un’approfondita idea dell’argomento stesso.

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Ho scoperto il cinema andando la domenica pomeriggio all’oratorio dei salesiani.
Nel mio paese tutti andavamo lì, era gratis e si stava insieme a fare baccano.
I maschi da una parte e le femmine dall’altra. Loro volevano “Via col vento”, noi dovevamo rincorrere gli indiani e quando questi ci circondavano e finivamo le munizioni, arrivava immancabilmente il 7° Cavalleggeri a salvarci annunciando il suo arrivo con gli squilli di tromba che ci elettrizzavano.
Ci siamo sempre chiesti, dopo la proiezione, e riposte le fumanti colt nel fodero, se ci fosse stato anche l’ottavo e il nono cavalleggeri.
Immancabilmente alla fine del film, il prete, forse per calmarci, ci chiedeva se volevamo “Topolino”, un coro giubilante si alzava tra i banchi polverosi e si chiudeva in bellezza la giornata.
Tornando a casa, si commentava il film appena visto e da allora è rimasta questa abitudine coinvolgente che, via via con il passare del tempo, è diventata abitudine alla critica e al commento di ciò che vedevamo.
Abbiamo iniziato a commentare le azioni dei Cowboy, a ripetere gli agguati degli indiani tra un albero e l’altro e a dividerci tra buoni e cattivi. Gli indiani erano i “musi rossi”, i cattivi, e dovevano inevitabilmente soccombere alle sparatorie dei buoni.
Impolverati e contenti si tornava a casa.
Un po’ più grandicello, varcai la soglia del cinema cittadino accompagnato da mio zio o da mio cugino, cultori di ogni pellicola.
Fu emozionante entrare la prima volta in quella sala dove c’erano gli adulti e dove si proiettavano film che non erano passati prima dalla censura pretesca.
Chissà cosa avrei visto di peccaminoso, forse qualche bacio non tagliato della bella  star di turno.
Per arrivare al sedile di legno si doveva camminare su un tappeto di cicche, come una moquette morbida e marroncina.
Il fumo delle sigarette era talmente denso che faceva da cappa spessa dalla testa degli spettatori in su, quelli in galleria neanche si vedevano. Una luce azzurrina permeava tutto e i ragazzi facevano a gara a fare cerchi di fumo ed a infilarci dentro al volo la sigaretta stessa.
I commenti alle scene più significative si tenevano ad alta voce e nascevano anche simpatici siparietti tra una battuta e l’altra.
Si rideva con Totò, e poi lo si imitava il giorno dopo; si commentavano i primi film francesi che indubbiamente “mostravano” attrici interessanti, la trama non era poi così importante.
Ci si accalcava davanti ai primi kolossal: i “10 comandamenti” con quell’attore totalmente pelato, Yul Brinner, e ad individuare qualche paesano che faceva la comparsa a Cinecittà e a sfotterlo il giorno dopo come un attore da quattro soldi.
Come Sandrone che fece parte dei marinai di Ulisse che entrarono nella spelonca del Ciclope e che fu il primo a essere stato catturato da Polifemo.
La notte stessa scrissero sulla serranda del negozio dei suoi genitori.”antipasto di Polifemo”.
La finzione trasportata come sfottò nella realtà.
Masse oceaniche di comparse trovavano da mangiare in quelle produzioni e molte famiglie romane possono vantare apparizioni dei propri congiunti che ancora conservano le locandine dell’epoca.
Tutte le comparse e anche quelli che sfondarono, prendevano il tranvetto che partiva da Termini e fermava davanti agli stabilimenti di Cinecittà.
Il cinema ci circondava e offriva lavoro, sogni, spettacolo, cultura, non si poteva ignorare.
Inoltre era un formidabile mezzo di comunicazione, di propaganda ma anche di svelatore di una società altrimenti ignorata.
Il cinema legava le occupazioni delle borgate romane, le battaglie per gli asili nido, i ragazzi di vita, le lotte operaie, l’emigrazione dal nord al sud e dava spunto a mille dibattiti sia in sezione che al bar o all’osteria.
Non tutti leggevano il giornale, spesso noi giovani “informavamo” gli anziani stando con loro al bar o in sezione o per strada.
Dal commento al film all’esigenza di approfondire vari argomenti.
Il dibattito dopo il film mai! Anche perché non abbiamo mai visto la corazzata Potemkin, ma dalle proiezioni si prendeva spunto per conoscere.
Si usciva fuori dal paesello, il mondo era più grande e vario. Il film ti apriva a spazi nuovi tutti da riempire e rimetteva in discussione luoghi comuni o certezze di parte.
Con “soldato blu” rivalutammo gli indiani contro quel fascista di John Wayne che offriva il massimo dell’espressività allargando la fronte e alzando il cappello, altro non gli abbiamo visto fare. Da oscar.
Con “arancia meccanica” ci mettemmo paura della esistenza di una possibile e reale violenza giovanile e incominciammo a coglierne eventuali segnali tra i nostri coetanei.
Con “Zabriskie point” e “Blow up” scoprimmo maestri di cinema, le strade della libertà nord americane, un respiro culturale che ci affascinò.
Con il nostro cambiamento radicale di visione del mondo non potevamo che parteggiare con i viet-cong contro i giganteschi marines. Qui finì l’amicizia fra molti di noi. Era l’epoca che stavi o di qua o di là. Non c’erano compromessi. O stavi con gli americani, quindi con la DC e al potere o stavi con i viet, Ho Chi Min, Che Guevara, il PCI e all’opposizione. Non trovavi lavoro, eri additato e a volte scacciato dalla famiglia.
Ma tutto ciò ci rinsaldava e rincuorava. Avevamo un’ idea, un progetto, un futuro per una nuova società da costruire.
Sull’Unità leggevamo con attenzione le recensioni all’uscita dei nuovi film e li andavamo a cercare magari nelle sale d’essai come il cinema Olimpia e Nuovo Olimpia in piazza San Lorenzo in Lucina.
Dopo cena ci pigiavamo in 5/6 nella 600 e andavamo a vedere i film.
Spesso l’alba ci coglieva che stavamo ancora disputando su ciò che avevamo visto.
Quando la televisione fece il suo esordio, la snobbammo. Un po’ perché erano poche le famiglie che potevano permettersela e anche perché non ci attraeva. Quando poi iniziò a fare una specie di invasione di campo il giovedì o sabato sera anche nella sale cinematografiche per far vedere i programmi di moda, iniziammo ad odiarla.
Il tradimento avvenne quando iniziarono a trasmettere in tv i film.
No! Era troppo. Come si fa a vedere un film dentro quella piccola scatola? I colori poi che fine hanno fatto? Il sonoro dove sta? Non si sente un dialogo per non parlare della colonna sonora.
Che dire, eravamo “vecchi”, non al passo come l’arrivo della pubblicità che ci colse impreparati e scandalizzati per quella invasione di idiozia.
Allora sotto con il cineforum in sezione. Noi sceglievamo il film da vedere, spesso lo legavamo con i più recenti fatti socio-politici, approfondivamo quello che leggevamo sul nostro giornale. Da li sono scaturiti corsi politici che compagni dell’università venivano a svolgere gratuitamente.
Il percorso era: attività politica- giornale- contatto con le persone- i loro bisogni- la realtà e l’immaginazione- la conoscenza- la cultura.
Eravamo pieni, impegnati, il privato sacrificato al pubblico, allegri e sognatori.
Poi alcuni di noi, anche grazie al lavoro che faceva in politica o al sindacato o nelle istituzioni, iniziò a fare notizia.
Giornali, tv, radio e film ci “ripresero” nel nostro impegno.
Quante risate allegre ci facemmo nel “rivederci” o nel rileggersi. Ma, stavamo sempre dalla parte dello spettatore.
Si eravamo diventati adulti ma lo spirito era sempre quello: ironia, autocritica e slancio.
Arruffoni, combattivi, sempre in prima linea e curiosi. Sempre alla ricerca delle novità vere che ci facevano conoscere i nostri limiti e lottare per superarli.
Abbiamo conosciuto per vari motivi, tutti i registi, da quelli neo-realisti fino ai più recenti come Scola, Monicelli, etc, e con loro non ci sentivamo in difficoltà nel discutere ne loro ci calavano dall’alto la loro cultura. Con alcuni attori o attrici abbiamo anche “girato” documentari rimasti nella storia. Con Gian Maria Volontè, per citare soltanto lui, e con il suo operatore che era un compagno della stessa sezione, girammo in Piazza di Spagna con i lavoratori e le lavoratrici delle fabbriche occupate romane. Lui, lo arrestarono, e io misi in fuga carabinieri e poliziotti che lo volevamo picchiare, aiutato dalle lavoratrici di una azienda di paracaduti. Mi bastò chiamarle che bisognava difendere Volontè che me le ritrovai al fianco urlanti indignate.
Qualche tempo dopo, su un aereo dell’Aereoflot ci siamo ritrovati seduti a raccontarci di quella esperienza, mentre andavamo a Mosca chiamati da Gorbaciov per sostenere il suo rinnovamento. Ricordo ancora i commenti di Segre e Bovet a quel nostro ricordare avvenimenti di lotta filmati e visti da tutti

Andrea Cantaluppi

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Copertina libro Prof.ssa Carbone_Franco AngeliTitolo: Cinema Adolescenza e psicoanalisi

Autore: Paola Carbone

Editore: Bollati Boringhieri

Prezzo: € 32,00

ISBN: 9788820444501

Pagine: 256

 

 

 

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