ArticoliQuadrilatero della violenza

Processo storico in Guatemala

Abbiamo ricevuto un filmato da parte della Fondazione del Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù, che annuncia l’apertura formale di un processo che ha valenza storica per tutta l’area dei Paesi del Centro America.

Vi invitiamo a vederlo avvisandovi della crudeltà di certe scene.


 

Il 19 Marzo 2013 ci sarà la prima udienza contro il dittatore militare José Efrain Rios Mott e del suo gruppo dirigente militare, con l’accusa di GENOCIDIO!

Per la prima volta, sotto la spinta internazionale e l’egida dell’ONU, si alza il velo su ciò che sembrava normale nella prassi di quei Paesi: in nome dell’anticomunismo, della libertà e del progresso, era normale prendere le armi da parte dei cani da guardia militari e fare golpe, stragi, massacri, con la benedizione di tutti gli amanti “dell’ordine” contro la barbarie.

Agli ordini dei latifondisti discendenti dai predoni ispanici, dei capitalisti schiavisti, delle multinazionali dello sfruttamento delle risorse minerarie, si sono riempiti di medaglie molti petti poco onorevoli e per nulla patriottici a spese di indios, contadini, sindacalisti, preti e volontari della pace.

La presenza dell’opinione pubblica internazionale a quel processo darà forza a chi è impegnato a far risaltare la verità di quel periodo, il 1982, e scoraggiare gli insabbiamenti già in atto da parte delle stesse autorità governative impegnate come sono a tirare fuori i dossier con i nomi dei capi guerriglieri che all’epoca, con il controllo internazionale, ottennero la fine della guerra civile e il patto di pace tra i contendenti.

Il pericolo che tutto sfumi nel dimenticatoio è rafforzato dal fatto che l’attuale governo composto da vari militari e civili agli ordini delle multinazionali minerarie, delle armi, della droga e dello sfruttamento lavorativo e sessuale, vede come presidente della repubblica l’ex capo di stato maggiore che, in quel periodo, fece uccidere dai servizi militari, Monsignor Gerardi che aveva portato la chiesa guatemalteca in esilio per protesta, e che al suo ritorno aveva chiesto una commissione d’inchiesta internazionale per l’accertamento dei fatti oggi finalmente sotto processo.

Grazie agli amici che abbiamo in Guatemala vi terremo informati. Non lasciamoli soli, hanno bisogno di noi in modo continuo e senza abbandoni “elettorali” come è avvenuto da parte di un nostro “rivoluzionario” concittadino.

 

Andrea Cantaluppi

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