La maledizione del conformismo.
Definizione del conformismo: abitudinaria, acritica, piatta adesione e deferenza nei confronti delle opinioni e dei gusti della maggioranza o delle direttive del potere.
È una vita che questo atteggiamento mi fa schifo! Ma perché gli uomini devono fare tutti le stesse cose? Perché essere in riga con le moltitudini?
Quale istinto umano ci riduce a rientrare sempre nei ranghi, ad abbassare la testa, a non cantare mai fuori dal coro (se ancora ci capitasse di cantare…)? Quante volte ho sentito queste parole: “Lo fanno tutti, fallo anche tu!”? Quanta stupida furbizia si nasconde dietro tale “filosofia”. Quanta mancanza di coraggio e di dignità! È questo atteggiamento che manda tutti a fare la guerra, ad accettare le prepotenze del potere, ad appiattirsi alla grigia media degli schiavi della modernità, al culto del vitello d’oro e della sfrenata corsa all’accumulazione materiale.
Ma cosa si nasconde dietro a tutto questo?
Si nasconde la paura di essere diverso, di inseguire i propri sogni e desideri, di volare con il cuore e l’anima. Allora uno lascia che siano altri a decidere dove si va, cosa si fa, quali traguardi siano importanti, quali no. Una delega permanente a un sistema che ci toglie il senso di autostima e di creatività. Se penso alla parola conformismo, penso al colore grigio. Quant’è grigia questa esistenza omologata e arci-prevedibile! Dove l’imperativo della sicurezza, delle certezze, della razionalità uccide ogni richiamo a una vita vera, pulsante, sorprendente, misteriosa.
Si comincia ai primi anni di scuola a lavare il cervello dei bambini con teorie, regole, comportamenti, false aspirazioni, dogmi sociali, e compagnia bella. La modernità non ama troppa curiosità, troppi slanci spontanei, troppi canti liberatori. Molto meglio condizionare l’immaginario con bisogni artificiali, bombardare la mente con messaggi subliminali che vogliono fare di ognuno di noi un bravo consumatore, un disciplinato credente nella favola perversa della ricchezza materiale, e soprattutto una persona che non mette in discussione il sistema dominante, che non si indigna, che non grida il proprio rifiuto.
Così, nasce un esercito di perdenti: persone che hanno perso la libertà di pensiero, il gusto del rischio, la cerca della meraviglia, il richiamo dell’orizzonte. Mi viene da pensare che non è vero che l’essere umano non abbia ali; semplicemente, a forza di ripiegarle e di nasconderle, le ali si sono atrofizzate e immancabilmente, un giorno, sono cadute.
Il conformismo è la colonna portante dello status quo. In un mondo dominato dall’unico imperativo di fare più soldi, è fondamentale poter contare su una massa di esseri umani disciplinati, obbedienti, magari anche entusiasti nel credere a questo mito. E inesorabilmente il mondo va alla deriva. Il pianeta muore, i deserti aumentano sulla Terra come nei nostri cuori, e (non) ci rendiamo conto di essere partecipanti attivi della distruzione in atto. È sconvolgente. Deprimente.
Quando ci risveglieremo?
Eppure, è così difficile immaginare il divorzio dal conformismo? Che ci vuole per gridare “ il Re è nudo”? per dire basta a una vita pre-programmata, controllata, apatica, blanda e mortifera. Chi l’ha detto che la sicurezza materiale sia l’unica valida? Dove la mettiamo la sicurezza degli affetti? La sicurezza della bellezza, della meraviglia, della gioia? La sicurezza dell’incontro con l’altro che ci arricchisce, che ci regala nuove prospettive, che ci parla di fratellanza possibile? La sicurezza che Madre Terra sa darci profonde lezioni di vita, nel segno del rispetto, dell’interdipendenza, della forza degli elementi? Vale la pena a rinunciare a tutto questo, in nome del diktat ferreo della visione economica della vita?
Dico di no.
Tutta la vita, ho cercato di rompere le catene mentali, di rifiutare di obbedire a leggi tacite, di combattere la tentazione di rientrare nei ranghi. La mia sete di libertà mi ha spinto a mettere in questione tutte le idee ricevute, i luoghi comuni, le teorie blindate, i richiami all’ordine, quando si sa che quell’ordine non fa che seminare ingiustizia, violenza e morte. E ho scoperto che rifiutando di chiudermi in una gabbia mentale, si sono aperte tante finestre su tanti modi diversi di stare al mondo. Ho scoperto emozioni e sensazioni dirompenti. Ho bevuto alla sorgente della felicità, dello stupore, della esuberanza. Ho camminato in praterie incontaminate, lungo sentieri mozzafiato, su spiagge dalla sabbia dorata e scintillante, a piedi nudi. Ho detto “ ho cercato”, perché non è così facile uscire dalla norma. Ogni volta che provi ad allontanarti da una vita pre-programmata, vi è come una grande mano invisibile che ti rischiaccia dentro il sistema dominante. Questa è “ la maledizione del conformismo”. La sua potenza di convincerci che è tutto sommato meglio a stare in mezzo a tutti gli altri, e fare come loro fanno come te che fai come loro… un circolo vizioso. Guardo a questo mondo alla deriva, dove regnano le guerre, la violenza, la sopraffazione, la distruzione, l’alienazione. Dove ogni giorno, pezzi di libertà vengono soppressi; dove la legge del più forte sembra avere vinto su tutti i fronti; dove la ricerca di dare un senso alla propria vita sembra dèmodè; dove manca del tutto una seria riflessione filosofica su come prendersi cura della vita, invece che calpestarla e denigrarla continuamente. Ho chiara la sensazione che siamo tutti abbandonati a noi stessi, appena proviamo a inseguire un sogno, un ideale un’utopia che divorziano da un dominio prepotente dal conformismo.
Mi piacerebbe tanto trovare un porto dove poter ormeggiare la mia piccola barca a vela ideale. Cercare un luogo dove stare bene fisicamente, dove regna la tranquillità, dove l’essenziale prevale sul superficiale, dove riunire gli amici per momenti di convivialità, come per la ricetta di una buona nonna, prendere il tempo per selezionare con cura tutti gli ingredienti, con calma, e andare avanti sperimentando passo dopo paso, annusando i profumi, seguendo le nostre piccole ispirazioni. La filosofia non può crescere nel frastuono della società del consumo e dell’inquinamento. Tra lotte di potere e continui imbrogli.
I grandi filosofi della storia si rifugiarono nelle caverne o sulle montagne. Anche Gesù, che trascorse quaranta giorni nel deserto, aveva bisogno di solitudine. Ma questa volta ciò che potrebbe essere rivoluzionaria è l’idea di solitudine condivisa. Essere in simbiosi con altre anime gemelle e lasciarsi contaminare a vicenda. Da questa dinamica potrebbe nascere un seme, che un giorno diventerà una mimosa o un olivo…
Dobbiamo liberarci dagli imperativi della concretezza e dei risultati immediati. Ci vorrà coraggio, o almeno audacia, per rifiutare le chiamate ad adattarsi allo stampo del conformismo. E per buttarsi nella tempesta, anche a costo di perdere l’orientamento e ritrovarsi senza fiato, ma definitivamente dall’altra parte delle aspirazioni consolatorie. La ripetizione di gesti, di parole, di ambizioni tutti uguali e tutti dettati da un unico modello di società è lo specchio di una grave povertà mentale, spirituale e vitale. È giunta l’ora di ribellarsi, di rompere le catene, di gridare la propria sete di libertà! Al costo di rinunciare alla sicurezza materiale, al culto del vitello d’oro, alla folle pretesa di controllare tutto, di dettare leggi cieche e micidiali. Lasciamoci prendere la mano dalla vita intera, dalla natura e la sua saggezza, dall’innocenza dell’infanzia, dal richiamo della bellezza. Ma lo sai il sentimento di felicità quando ti rendi conto che queste cose erano sempre lì ad aspettare che ti svegliassi dal torpore del conformismo? Che non devi inventare niente, solamente aprire gli occhi, le braccia, il cuore e l’anima? Va bene. Forse è solo un sogno irrealizzabile. Forse lo status quo è veramente inamovibile. Forse l’essere umano no ha in sé la consapevolezza della propria forza sovversiva. Ma lasciatemi credere che arriverà un momento in cui l’umanità si renderà conto quant’è triste e desolante vivere senza prendere il proprio destino in mano. Io scommetto che arriverà il giorno del grande risveglio liberatorio. Dite che è una pia illusione?
Fa niente, tanto sono abituato a perdere…
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