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OCCORRE DISCIPLINA?

 

E’ una parola e soprattutto un concetto che, nella società contemporanea, è stato messo in disparte. Eppure, i giochi olimpici danno un enorme risalto a programmi (orari, metodi, allenamenti…) che lasciano intendere quanto sia importante ed inevitabile una disciplina mentale e fisica seguita accuratamente per arrivare al picco della propria forma fisica. Eppure la parola disciplina evoca facilmente ANCHE cose terribili come la caserma, l’esercito, la dittatura, una prigione, quasi un mostro malvagio affamato della nostra libertà. 

Peccato, perché anche questa parola, come tante altre, sono innocenti. Disciplina vuol solo suggerire guida, insegnamento: le sue radici provengono dal latino “discere” che significa imparare. E’ la storia, la nostra storia, quella che facciamo noi, che riveste la parola di altri significati. Oggi, infatti, la musica corale segue ben diverse modulazioni: genitori che educano alla disciplina? Insegnanti che in classe la spiegano e impongono? Ad alunni che gli insegnanti non classificano come indisciplinati, ma “superattivi”? A figli che viene permesso di seguire in ogni momento e luogo le loro inclinazioni del momento? 

Sono vari decenni che cerchiamo di abolire qualsiasi accenno alla disciplina, perché implica anche se in maniera recondita il concetto di autorità, di regole. Parole che, almeno mentalmente, preferiamo evitare e lasciare in disparte  nelle nostre esistenze ed attività quotidiane. 

Ritengo che un cambiamento di visuale sia improrogabile. La disciplina non c’entra con l’autorità. Finché continueremo con questa insistenza sull’ “autorità”, resteremo chiusi in un corto circuito senza scampo, inchinandoci nostro malgrado alle regole o regola. Invece son proprio le regole (a scuola, sulla strada, al club o a competizioni sportive come i giochi olimpici…) che appianano la strada per renderci competitivi nello sport di ogni genere. Persino nell’arte occorre una disciplina mentale. E anche nei vari giochi alla portata di tutti: dama, scacchi o carte.

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