Guerra, sopraffazione, onore e vendetta.
La ricetta del “maschilismo tossico” al potere e il tracollo delle democrazie occidentali.
È sempre più esplicita la strategia europea di risposta alla crisi globale che è economica, sociale, ambientale e umanitaria: spingere l’acceleratore e portare alle estreme conseguenze le azioni economiche e politiche che hanno condotto a questo tracollo, senza offrire una prospettiva di pace, prosperità economica, uguaglianza sociale, contenimento degli effetti del cambiamento climatico e cooperazione tra i popoli sempre più interconnessi. Il progetto per il rilancio dell’Europa proposto da Mario Draghi, che sembra scritto sotto la dettatura degli USA, in Italia è stato applaudito da tutte le parti politiche con l’allarmante e paradossale esito che il programma elettorale per le elezioni europee dei partiti di destra e sinistra appare quasi identico: tagli alla spesa sociale per incrementare la spesa militare, aumentando la povertà dei cittadini e finanche il debito pubblico, cosa che prima era considerata un’azione errata dai liberali per primi. Quegli stessi leader liberali che acconsentono a una restrizione dei diritti costituzionali e democratici oltre che a un abisso etico, col rischio di assomigliare pericolosamente alle dittature che dicono di combattere. Una lucida e argomentata analisi di Fabrizio Barca – Forum disuguaglianze e diversità – sul discorso di Draghi, apparso sul “Fatto quotidiano” del 18 aprile 2024, mette in luce queste profonde e tragiche contraddizioni insieme ai loro devastanti effetti sulla vita delle persone e sulla tenuta ambientale del pianeta. Così facendo, l’Europa si allontana sempre di più dal suo progetto originario, nobile e ambizioso, che fu quello di porsi come terza via, come alternativa al sistema politico-economico sovietico, ma anche a quello del liberismo guerrafondaio degli Stati Uniti che ha condotto ad una estrema concentrazione delle ricchezze e a guerre sempre più atroci. Alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki sono seguite le guerre in Corea, Vietnam, Laos e Cambogia, Grenada, Panama, Kuwait, Yemen, Libia, Uganda, Somalia, Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Iraq, Sudan. L’Unione Europea nacque sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, con l’ideale del superamento delle dittature fasciste e comuniste e della guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali. Il modello democratico dell’Europa non può e non deve certo ispirarsi a quello statunitense, dove vige la pena di morte, dove i neri ancora vengono uccisi dalla polizia perché neri, e dove non esistono sanità e istruzione pubblica, un modello di democrazia basato sul censo dove le campagne presidenziali vengono vinte solo da chi beneficia dei finanziamenti delle lobby militari e industriali che poi chiedono conto dei loro investimenti, influenzando significativamente le scelte politiche. Noi potevamo fare di meglio e dovremmo fare tutt’oggi di meglio. Non è infatti sufficiente che le sinistre si differenzino dalle destre solo nella difesa dei diritti civili. Sono sacrosanti diritti, ovviamente, ma non bastano per proporre un’alternativa politica che invogli la gente a votare. Questo spiega la crescita dell’astensionismo alle urne e la disintegrazione del processo democratico. L’analisi di Fabrizio Barca è un disperato appello a ragionare in termini di razionalità, etica e sopravvivenza. E a ragionare con una modalità che eviti i dettami del maschilismo tossico, interiorizzato ed agito anche dalle figure politiche femminili come Meloni e Von Der Leyen, basato su logiche di potere, onore, orgoglio, prove di forza e vendetta, che ricorda piuttosto i connotati del linguaggio mafioso. Se la diplomazia internazionale si riduce ad operare come le associazioni delinquenziali nessuno è al sicuro e nessuno sarà salvo. Le attuali guerre che funestano il mondo sembrano essere guidate da gang di criminali che operano al di fuori e al di sopra della legge. Esempio eclatante è Israele che sta commettendo un genocidio di donne e bambini del tutto impunemente, a danno primariamente dei palestinesi, ma anche degli israeliani che sono ostaggio del loro governo. Numerose sono le voci che denunciano questo terrificante scenario apocalittico ma rimangono del tutto inascoltate oppure vengono ridicolizzate, silenziate e discriminate dalla propaganda occidentale. Un vertiginoso cortocircuito che dobbiamo, tutti insieme, fermare.
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