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In guerra non esistono cause, ci sono solo effetti.

In guerra non esistono cause, ci sono solo effetti.

L’Europa è stati il continente più bellicoso della storia. Non solo ha rinnovato i conflitti tra i suoi popoli, ma li ha esportati negli altri continenti.

Le due guerre mondiali del 1900 iniziano in Europa.

Chi è nato come me nella seconda metà del secolo si è trovato esonerato per improvvisa interruzione di guerre. Perché l’Europa, uscita miserabile e in macerie dopo il 1945, ha inventato la formula magica dell’Unione che cancella il ricorso alle armi tra i suoi stati membri.

Già solo per questo traguardo strepitoso considero l’Unione Europea il maggiore risultato politico del 1900.

La sua costituzione non ha impedito il ritorno della guerra nel suo spazio geografico. La disintegrazione della federazione jugoslava negli anni ’90 comportò il prolungato scontro armato tra i suoi popoli.

Molti italiani allora offrirono soccorso con ogni mezzo e qualità di rifornimenti alle popolazioni in fuga, accampate in centri profughi.

Si manifestò allora la più intensa e affollata azione di volontariato della storia d’Italia. migliaia si sono prodigati in un andirivieni di aiuti lungo strade distrutte, macerie, tregue regolarmente violate.

Il nome della città di Sarajevo è stato per due volte capoluogo di storia del 1900. Nel 1914 fa da innesco alla prima guerra mondiale. Negli anni ’90 subì il più lungo accerchiamento del secolo. In questa catastrofica ribalta l’Europa proseguiva indisturbata e illesa il suo cammino verso l’Unione.

Per molti di noi coinvolti nei viaggi di sostegno, Sarajevo è stata il più grande tirassegno visto dalla parte del bersaglio e la più grande prigione da forzare sia in ingresso che in uscita.

In altre parti d’Europa ci sono stati conflitti dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Il peggiore si è svolto in Cecenia, ma era remoto, alla periferia. 

L’invasione dell’Ucraina ha rimesso la parola guerra all’ordine del giorno del continente.

L’accoglienza di milioni di profughi, il sostegno materiale alla resistenza contro l’invasione, la vastità dell’Ucraina: queste premesse costituiscono l’epicentro sismico del mondo.

In questi anni ho percorso le sue strade con un furgone e un compagno di viaggio, scaricato gocce di aiuti in svariate località. Mi faceva da guida un verso del poeta russo Josif Bridskij: “Al mondo non esistono cause, ci sono solo effetti”.

Sembra sbagliato, ma non lo è se applicato all’effetto guerra. Di fronte alla distruzione  di una singola famiglia schiacciata da una sola bomba sganciata sulla sua casa, e via moltiplicando, di fronte alla distruzione di opere umane, alle stragi a riempire le fosse comuni: quale causa si può permettere di essere all’altezza dell’effetto guerra?

Quale causa si può assumere la responsabilità delle conseguenze?

Sono d’accordo con il poeta. Di fronte alle guerre che ho visto le cause si riducono a pretesti, si disfano e si dimettono dal titolo di causa.

Le guerre, una volta iniziate, non hanno più raporto con l’origne. Così è la valanga che si rovescia a valle senza più alcun legame col punto di distacco.

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