Andrea Cantaluppi articoliArticoli

Il “Piano Mattei” = Aiutiamoci a casa loro?

Con il decreto legge 161/2023 è stato varato un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati Africani, richiamando il nome dell’ex presidente ENI scomparso nel 1962.

Per adesso quel che sappiamo è che ci saranno 9 Paesi africani coinvolti in progetti pilota: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenia, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico, una mappa che coincide con la presenza dell’ENI nel continente, una sorta di cornice entro cui inserire progetti già programmati da tempo e su cui importanti aziende italiane avevano già investito. Ci sarà una cabina di regia a guidare il progetto, presieduta dal Presidente del Consiglio. I pilastri principali sui quali si vuole concentrare l’azione sono: Istruzione, Agricoltura, Salute, Acqua, in cambio di Energia (petrolio e gas naturale). Dal punto di vista economico, sono stati stanziati 5,5 miliardi di euro di cui 3 miliardi sottratti al Fondo per il clima e 2,5 al capitolo Cooperazione.

Annunciato nei vertici internazionali, è stato subito criticato dal presidente dell’Unione Africana, Moussa Faki, che ha sottolineato come i Paesi africani avrebbero voluto essere consultati nella costruzione del progetto, su base paritaria. La matrice del progetto è indubbiamente securitaria ( dare soldi ai leader autoritari per far scomparire il problema dell’immigrazione). Inoltre il piano è soprattutto orientato a soddisfare interessi economici italiani e non prevede la partecipazione di Paesi, istituzioni  pubbliche o enti privati africani nella governance del piano.

Una forma di neocolonialismo?

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