CULTURA E IDENTITA’ EUROPEA.
Partiamo da un dato personale. Son vissuto in Europa fino all’ età di 19 anni e completata la maturità classica e alcuni corsi di filosofia, me ne sono andato a spasso per il mondo: USA, Inghilterra, Australia, Filippine, Taiwan. Ma perché dovrei negare che i primi passi sono avvenuti all’interno della cosiddetta cultura italiana, vissuta, anche se non in modo consapevole e riflessivo, in provincia di Bergamo? Anche se quei primi passi sono stati i primi di tanti altri e in tante zone geografiche e culture diverse, il loro ricordo e richiamo non si sono mai cancellati dalla mia memoria.
Con il passare degli anni, quei primi passi son diventati parte di un patrimonio che mi è servito come punto di riferimento e guida nascosta nei vari contesti culturali extra-europei. Ora, al mio ritorno in Italia, quei ricordi sono stati investiti ed ampliati da progetti molto più impegnativi, quali, per es. la costituzione dell’unione europea. Questa è una sfida di fondamentale importanza: utile, doverosa, da farsi, ma…
C’è un “ma” che non riesco a cavarmi di testa. E che ritengo, ma vorrei sbagliarmi, che gli sforzi finora compiuti siano insufficienti e non per mancanza di buona volontà, ma perché i tentativi sono stati unilateralmente rivolti a sforzi sostenuti per raggiungere l’integrazione economica, senza dare il giusto (prioritario secondo me) peso e valore all’integrazione culturale. Ciò che unisce i popoli non è l’economia, ma la cultura!
Tutti sappiamo che l’Europa ha sviluppato esperienze culturali enormi. Ricordiamo la filosofia greca, il diritto romano, la tradizione religiosa ebraico-cristiana, la civiltà rinascimentale. E ultimamente ha anche prodotto importanti innovazioni tecnico-scientifiche. Inutile negare che tutto questo patrimonio storico è anche stato fonte di fratture, conflitti e ripensamenti. Ma anche di tanti ed enormi sviluppi.
E solo così che si possono spiegare i nostri valori più alti e le norme associate ad essi, quali, per es. la distinzione tra potere civile e spirituale: Il “date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”. Non sempre tutto è andato liscio, ma la religione cristiana ha avuto fin dalle origini una forte impronta comunitaria che si è manifestata fin dalle prime comunità cristiane nella trasformazione del movimento eremitico degli ordini monastici (S. Benedetto da Norcia) e nella mediazione tra il credente e Dio, attualizzata nelle cerimonie religiose e nell’azione del clero.
Son questi elementi culturali di fondo che hanno contribuito a definire l’identità dell’Europa e di quelle altre parti del mondo, come l’America, che possiamo definire come un’“Europa fuori dall’Europa”. Anche se a volte accanto a questi valori di fondo si sono accesi conflitti armati che hanno messo in serio pericolo i valori di un equilibrato nazionalismo e della pace. Ma, comunque, al di là degli effetti positivi o negativi, hanno fornito dei criteri validi per affrontare il futuro insieme, nella continua tensione verso un rafforzamento dell’unità politica e culturale.
E da ultimo è utile ricordare che una unione politica e soprattutto culturale non è solo il risultato di una memoria condivisa, ma consiste soprattutto nella costruzione di un progetto comune e questo richiede un impegno continuo delle istituzioni e dei cittadini. Con diritti e doveri condivisi e seguiti da tutti, governi e cittadini, senza alcuna eccezione.
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