Andrea Cantaluppi articoliArticoli

Freddo siberiano

Quando leggiamo o sentiamo dire che è in arrivo il freddo siberiano, slogan lanciato e strillato da giornalisti in cerca di scoop che ignorano totalmente quanto stanno strombazzando, iniziamo a tremare dal freddo in modo preventivo tanto da non farci trovare impreparati. Da parte mia proverò a descrivervi cosa sia realmente il GELO vissuto da i siberiani.
Venite con me, ma prima beviamoci un buon te georgiano, scaldiamoci un po’ lo stomaco, e andiamo a fare conoscenza di Irina che ci farà da guida nella sua cittadina.
Siamo a Jakutsk, nel nord-est della siberia, capoluogo della Sacha- Jacuzia, una delle città più fredde al mondo, nel mese di aprile, e da ieri è arrivato il disgelo, a mezzogiorno il termometro è addirittura salito di due gradi sopra lo zero e l’intera città sprofonda nel fango. Questa città è una sorta di capitale di una ricchissima repubblica, infatti è adagiata sull’oro e sui diamanti. Metà dei capolavori in brillanti di cui si adornano le ricche signore del mondo intero, proviene esattamente da qui.
Irina ha dieci anni, è molto alta per la sua età e ha una faccina pallida. Qui d’inverno fa sempre buio e anche il sole, quando compare, non dà calore: brilla con forza, abbaglia la vista, ma resta freddo e lontano. La bimba indossa uno striminzito cappotto a grandi quadri verdi e marroni. C’è poco da fare, non si può avere un cappotto nuovo tutti gli anni. Il suo gioco preferito, specialmente da quando inizia il disgelo, è saltare le pozzanghere. Sta molto attenta a non bagnarsi le scarpe: chi ce l’ha un paio di ricambio? “Certo”, concordo, “senza contare che potresti prenderti un raffreddore o l’influenza”. “Il raffreddore?” si stupisce la ragazzina. “Ora che il il ghiaccio si scioglie e viene il caldo? Secondo me, tu il vero freddo non l’hai mai visto”.
E la piccola siberiana osserva con evidente, anche se discreta, superiorità questo strano uomo che, benché adulto, sembra non avere la più vaga idea di che cosa sia il grande freddo.
Il grande gelo, spiega, si riconosce dal fatto che nell’aria sta sospesa una nebbia chiara e brillante. Passandoci in mezzo, la persona vi apre un corridoio. Un corridoio che ha la forma esatta di chi ci passa e che resta lì, immobile nella nebbia anche dopo che te ne sei andato. Un uomo grande e grosso apre un corridoio grosso, un bambino ne apre uno piccolo. Irina, che è magra, ne forma uno stretto ma abbastanza alto per la sua età. La mattina in strada, osservando i corridoi, capisce se le sue compagne siano già andate a scuola: qui tutte riconoscono al volo i corridoi di amiche e vicine.
Ecco un corridoio largo, basso, dalla linea netta e decisa: segno che è già passata Klavdia Matveevna, direttrice della scuola.
Le mattine in cui non si vedono in giro corridoi di altezza corrispondente agli scolari delle elementari, significa che il freddo è troppo intenso, la scuola è chiusa e i bambini stanno a casa.
A volte si vedono dei corridoi irregolari che si interrompono di colpo. Significa, e qui Irina abbassa la voce, che un ubriaco è inciampato e caduto. Con il grande gelo molti ubriachi muoiono congelati, e in quel caso i loro corridoi sembrano un vicolo cieco.
Le temperature annuali, in questa parte della Jacuzia, vanno da meno 42-49, e in pieno estate possono arrivare sino ad un massimo di più 25.
Salutiamo Irina intenta a saltare le pozzanghere, smettiamo di tremare al solo pensiero degli esempi che ci ha fatto di ciò che significhi “gelo siberiano”, e torniamo a berci un te ristoratore.
Andrea Cantaluppi

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