ArticoliIgnacio Ellacurìa

L’umanità di Gesù


A volte, spesso con frequenza, i teologi della liberazione sono accusati non solo di politicizzare la figura di Gesù, ma di orizzontalizzarla, privandola della sua divinità; ma non si riflette abbastanza se, dietro tale accusa, si cerca di annullare lo scandalo di un Dio crocifisso ed impotente, così come storicamente si è rivelato e continua a operare nella storia. Nessun cristiano può essere obbligato a sostenere che Gesù è il Dio di Platone, di Aristotele,  di san Tommaso delle cinque vie, il Dio delle Teodicee, e neppure il Dio degli imperi e delle ricchezze. Al cristiano basta confessare che Gesù è Dio; anzitutto, come lo confessò a se stesso; in secondo luogo, così come lo annunciò e visualizzò quale immagine consostanziale e storica del Padre. Evidentemente l’umanità di Gesù non si identifica senz’altro con la divinità, ma non c’è luogo più chiaro e trasparente della divinità che l’umanità di Gesù. E tale umanità è in specialissima relazione coi poveri e la povertà. Di conseguenza, i poveri diventano uno speciale luogo teologico. “ Luogo teologico” significa qui, anzitutto, il luogo dove il Dio di Gesù si manifesta in modo speciale perché il Padre ha voluto così. Si manifesta non solo a modo di illuminazione rivelante, ma anche come chiamata alla conversione. I due aspetti sono strettamente connessi; senza conversione ai poveri, come luogo dove Dio si rivela e chiama, è impossibile accostarsi adeguatamente alla realtà viva di Dio ed alla sua luce chiarificatrice, e senza la presenza e la grazia di Dio dataci nei poveri e attraverso di essi, non c’è possibilità di piena conversione.

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