Articoli

Rete di Quarrata – Lettera Settembre 2022

Marco Campedelli, prete, teologo, burattinaio e narratore da molti anni scrive sulla nostra rivista “In Dialogo” riflessioni profonde che devono essere ruminate e ruminate per capirne la profondità e l’importanza. Nelle scorse elezioni amministrative a Verona dopo che il suo vescovo, uscente dal 1° di settembre, (una grazia di Dio) aveva scritto una lettera ai preti e al mondo cattolico di sostenere il sindaco urgente di destra Sboarina. Marco ha risposto con una lettera aperta ai preti e ai cattolici veronesi. Il vescovo l’ha sospeso dall’insegnamento al liceo, studenti e docenti hanno manifestato contro il vescovo per questo suo atto autoritario, adesso rientrato grazie all’arrivo del nuovo vescovo. Di seguito riporto alcune riflessioni fondamentali che Marco ha fatto in una intervista ad Adista in rapporto alla Chiesa e al suo esercizio di potere, locale e universale.
“Il sacro non corrisponde a ciò che è stato sacralizzato. Si manifesta in un’alba, nella solennità della quercia come nella semplicità di un fiore. Quando attraversi il sacro devi toglierti i sandali. Ti scalza, ti sorpasso, ti commuove ti inebria. I vari funzionari del sacro non conoscono il sacro, ma solo un apparente surrogato. C’è un’attitudine umana tra le più commoventi, che essere a contato con il sacro. La donna credo lo sia naturalmente . Il corpo della donna è apparentato a una sacralità cosmica che l’uomo non può conoscere. . I sacerdoti di tutte le religioni sono in qualche modo legati al potere sul sacro, , credono di avere una potestà di rendere le cose sacre, ma solo chi è abitato dal Mistero se ne imparenta davvero. E’ una forma di possessione amorosa, le donne e gli uomini che ne fanno esperienza sanno di essere semplicemente posseduti. Davanti alla profanazione del sacro si prova indignazione e davanti alla sua epifania si trova compassione.
La lesione dei Diritti Umani è per me la sua intollerabile profanazione. Sono figlio di un sindacalista di fabbrica di sinistra. Negli occhi di mio padre ho visto affacciarsi spesso indignazione e compassione. Qualche volta insieme, come inseparabili compagne. La compassione è il modo con cui guardi il mondo. E nello stesso tempo il mondo con cui tu stesso sei guardato Ha a che fare con le viscere, però tutto parte dagli occhi. Se tu guardi le cose, le persone con compassione, questo sguardo trasforma, disarma, riconosce, riabilita. Il cuore della religiosità della vita è la compassione, questo sguardo, diventa una macchina di potere, preoccupata di salvare se stessa, e non vede più altro. Chiude gli occhi. Non ha più sussulti di viscere. Non conosce più nessuna gravidanza. Sfiorisce.
L’indignazione nasce proprio da qui. Quando si vede che l’altro non è più riconosciuto. Quando non gli si riconosce nessuna dignità e si calpestano i diritti. Ero molto affascinato dalla figura evangelica di Gesù di Nazareth come grande rivoluzionario. Un poeta in azione. Un visionario che però aveva il senso pratico della vita. Un uomo libero e liberatore. Ero attratta da quel Gesù dal “cuore di donna”, come l’avrebbe chiamato Alda Merini, quello che lei vedeva trascinarsi dietro il suo abito da sposa. Avrei capito più tardi che ciò che mi attraeva del Vangelo era quella bellezza morale di cui parla Pasolini. Una sintesi perfetta di bellezza e giustizia, etica ed estetica, poesia e visione politica. Il poeta Gesù si scontra con un potere sacralizzato che tende a togliere la libertà, rubare la bellezza, umiliare la giustizia, vietare l’amore. Ho iniziato a domandarmi se l’utopia di Gesù poteva sopravvivere quando il potere dell’istituzione era il più grande ostacolo alla libertà del vangelo. Il problema strutturale della Chiesa (cattolica) è il potere. C’è un rapporto diretto tra potere e amore. L’obesità del potere nasce da un grave deficit d’amore. L’obesità del potere non è estraneo all’anoressia dell’amore. L’abuso di potere nasce da una grave patologia d’amore. Del resto una delle pagine cui sono più affezionato -l’ho detto ai miei studenti quando me l’hanno chiesto- è la leggenda del Grande Inquisitore contenuta ne i fratelli Karamazov. C’è scritto tutto. Dovessero seppellirmi con la pagina di un libro, sarebbe quella.

(20)

Loading