Fiabe

Il principe coniglio

Una volta un uomo vagava per la città reale, con un cestino pieno di bellissimi fiori sulla testa, gridando: – Chi vuole comprare dolore, chi vuole acquistare tristezza?

La gente rideva alle sue parole e nessuno comprava niente. l’uomo attraversò tutte le strade e le piazze e giunse al palazzo reale. La figlia del re, che stava alla finestra, lo vide. Scorgendo quei magnifici fiori chiamò l’uomo e mandò i suoi servi ad acquistarli. Poi fece piantare i fiori nel giardino ed ogni giorno andava a guardarseli. 

Una mattina la principessa andò nel giardino e vide un coniglio che saltellava tra i fiori. Batté le mani per la gioia e ordinò alla sua cameriera di catturarlo. La cameriera lo acchiappò e, per impedirgli di fuggire, lo legò con un nastro della principessa. Passeggiarono poi su e giù per il giardino, ma quando furono per rientrare nel palazzo il coniglietto si liberò e disparve in un batter d’occhio, questa volta con il fazzoletto della principessa intorno al collo. La principessa fu più triste che mai quella notte, ma quando il giorno seguente uscì per la consueta passeggiata in giardino, ecco di nuovo il coniglietto che saltellava tra i fiori. La principessa e la cameriera lo catturarono, e questa volta gli misero al collo la collanina d’oro della principessa. Ma neppure questa trattenne il coniglio: appena ebbero finito la passeggiata e stavano per tornare a casa, il coniglio schizzò via e scomparve assieme alla collanina.

La principessa tornò dal giardino più triste che mai, si ammalò per il dispiacere e dovette mettersi a letto. Il medico di corte la visitò e dopo un attento esame dichiarò che era gravemente malata, e che soffriva e che soffriva di una grave forma di mal d’amore. Le prescrisse passeggiate nel suo cocchio, ricevimenti, giochi, canti e danze, ogni cosa che potesse farle dimenticare al più presto il coniglietto. Musicisti, cantanti e cantastorie furono subito invitati al castello e vi era animazione e allegria come ad una fiera. Ma la graziosa principessa non dava retta a nessuno. Giaceva sul letto, guardandosi mestamente intorno, come se sperasse di veder qualcuno.

In quello stesso paese vivevano due sorelle, due gracili vecchine. Un giorno una di esse disse all’altra: – Ascolta sorella, voglio andare al palazzo reale e tentare di distrarre la nostra principessa raccontandole le mie favole -. Partì alla volta della città reale, portando con se solo un pezzo di focaccia e un pesciolino affumicato. La strada era lunga, ed ogni tanto la vecchina doveva riposarsi. Si sedeva all’ombra degli alberi, sulle pietre e sui paracarri. Era appunto seduta su un paracarro, quando vide improvvisamente il suolo aprirsi e comparire un asino carico di due ceste d’oro. Era guidato da due mani senza corpo. La vecchietta, sorpresa, attese che l’asino le si avvicinasse. Difatti poco dopo l’animale le trotterellò accanto. La vecchietta si aggrappò ai due cesti e scese sottoterra con l’asino. Pochi momenti dopo si trovò davanti ad uno splendido palazzo. Ogni cosa sembrava apparecchiata per una splendida festa e per ricevere gli ospiti. Nella prima sala c’era un tavolo coperto di manicaretti. Quando la vecchia sedette al tavolo, le mani senza corpo la servirono. Finito il pasto entrò in un’altra stanza, dove trovò un soffice letto ad attenderla. La vecchietta si sdraiò e dormì saporitamente fino al mattino. Quando si svegliò la prima cosa che vide fu un coniglietto che entrava di corsa nel palazzo, dal giardino. Saltò poi in una grossa vasca e si trasformò istantaneamente in un bel principe. Si avvicinò ad uno specchio, e cominciò a pettinarsi e a cantare:

Specchio, specchietto, aiutami tu,

che devo fare non so più.

Mostrami quella che mi ama tanto

E i suoi giorni passa nel pianto.

Poi tornò a saltare nella vasca e un istante dopo era di nuovo un coniglio e scappò fuori.

La vecchina consumò una buona colazione e quando vide che l’asino coi cesti d’oro si accingeva a tornare nel mondo di su, gli si arrampicò sul dorso. Uscita alla luce, continuò il suo viaggio verso il palazzo reale per visitare la principessa, sicura oramai di poterle raccontare una storia quale non l’aveva mai sentita prima.. ma la principessa giaceva sul letto e non voleva neppure rispondere: quando la vecchina si offrì di raccontarle una favola, girò la faccia verso il muro. La vecchina non si turbò e cominciò la sua storia. Quando nominò il coniglietto, fu come se avesse riacceso la fiamma della vita nella principessa. La fanciulla rialzò la testa, sorrise, sedette sul letto, chiese da mangiare e naturalmente la vecchina dovette ripetere più volte il suo racconto. Ma prima che avesse finito l’ultima volta la principessa era in piedi, come se nulla le fosse accaduto, impaziente di recarsi nel palazzo sotterraneo per vedere lei stessa il coniglietto. Il giorno seguente partì con la vecchietta e la cameriera per trovare il misterioso paracarro. Giunti lì, attesero finché non comparve l’asino con i cesti d’oro, e con lui discesero nel mondo sotterraneo. Videro lo stupendo palazzo pieno di mani senza corpo che lavoravano alacremente cogliendo fiori, aprendo porte e servendo al tavolo ospiti invisibili. Attorno, non si vedeva un’anima. Girarono per tutte le stanze e rimasero stupefatte da ciò che videro. Ad un tratto, però, la cameriera aprì la porta d’una stanza e lanciò un grido d’orrore. In terra giaceva un giovane, rigido e immoto come un cadavere. La principessa, vinta dalla pietà, dapprima lo cosparse d’acqua benedetta, poi si inginocchiò accanto a lui e cominciò a pregare. Alle sue prime parole il giovane si stirò e aprì gli occhi: era lui il bel principe. In quello stesso momento l’intero palazzo tornò in vita. V’era un sacco di gente che correva qua e là, affollando tutte le sale e i corridoi. Il bel principe coniglio ringraziò la principessa per aver rotto l’incantesimo di cui era prigioniero con tutto il suo reame, e le mostrò il suo palazzo. Vedendo la folla di servitori che si affaccendava la principessa chiese  cosa stesse accadendo: – Stanno preparando il mio matrimonio con la principessa di Napoli, – rispose il principe. – Ma la principessa di Napoli sono io! – esclamò la principessa. – E tu sarai mia moglie, – le disse il principe, – perché così era scritto nelle stelle!

La principessa era già innamorata del bel principe coniglio e perciò il matrimonio venne celebrato senza indugi. La vecchietta rimase con loro e fu grandemente onorata e rispettata. Ma presto le prese nostalgia della sua casetta. Dapprima i principi tentarono di dissuaderla, ma quando compresero che era inutile, la caricarono di doni preziosi e la rimandarono con un cocchio d’oro alla sua casetta dove la sorella la stava ancora aspettando.

Appena varcò la soglia della sua casetta, la faccia le si illuminò di gioia e cominciò a cantare:

Casa mia, casa mia,

per piccina che tu sia,

per il brutto o per il bello,

mi sei più cara di un gran castello.

(fiaba popolare portoghese)

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