Racconti BreviRosinalda Correa da Silva racconti brevi

Bintou e il mito dell’abbondanza

È un’altra mattina di sole nel villaggio di Bintou, ma questa mattina è diversa. Perché inizia il rito della festa della caccia, ed è la prima volta che la nostra piccola amica partecipa.

La battuta di caccia segna l’ingresso nella vita quasi adulta, dimostra che può già aiutare con l’approvvigionamento del villaggio, perché qui tutti piantano, tutti cacciano e tutti cucinano.

Tutto è fatto collettivamente, tutto è condiviso, le azioni sono progettate per il bene comune. E questo è il rituale più atteso per Bintou. Per 3 giorni i cacciatori si recano ai margini della foresta e sperano di poter cacciare gli animali più grandi. Gli anziani fanno prima il rituale di preparazione: dopo aver dipinto il corpo con una vernice preparata da essi stessi, si avviano nella foresta. Ogni cacciatore alle prime armi è accompagnato da un cacciatore esperto. Bintou va con Iyaò, suo zio materno. Era molto esperto, un grande cacciatore che portava sempre i bufali più grandi. I bufali sono sacri, dedicati all’Orixà Oiyà, dea dei venti, del coraggio e dell’agilità.

Quindi questi saranno giorni fantastici.

Tutto pronto: rituali, bisacce e via, ogni gruppo segue per il suo cammino. Iyaò seguì un sentiero che costeggiava le grandi montagne. Si accamparono su un albero. Bintou lo ha scalato facilmente e questo l’ha resa molto felice. Seduta di vedetta è rimasta colpita dal fatto che suo zio non abbia emesso un solo suono durante l’intero viaggio.

La vista dalla cima dell’albero era troppo bella. La luna sembrava baciare il ruscello, il cielo era come una coltre di stelle dorate. Tuttavia, Iyaò guardò solo in basso. La nostra piccola amica era estasiata da tanta bellezza. Il tempo passò e, nonostante il silenzio, non apparve nessuna preda. Bintou poteva solo pensare che tipo di preda avrebbero preso. Bufalo? Uccello? Coniglio? Lepre? Avevano teso trappole e avevano pronte le frecce, ma niente. Giunse la fine della prima notte, scesero e si bagnarono nel fiume.

Risalirono all’imbrunire. Quella notte il vento non stava soffiando e la luna impiegò un po’ di tempo per uscire. L’albero era coperto da una nuvola nera e la notte era molto fitta. Di tanto in tanto una lucciola coraggiosa osava sbattere le palpebre. Sembrava che le stelle fossero scese dal cielo, ogni tanto appariva la luce di una lucciola: compariva e scompariva, sembrava indicare una strada per Bintou. Per un attimo lei dimenticò che era in cima all’albero, che accanto c’era lo zio che seguiva attento la luce delle lucciole, con la certezza che avrebbero condotto a quello che stavano cercando. Aveva ragione: gli occhi della nostra piccola amica incontrarono altri occhi. Erano grandi, sembravano due fari, a volte sembravano dorati come le stelle, a volte rossi come il sole. Quegli occhi erano ipnotizzanti. C’erano solo Bintou e quegli occhi, non c’era più nemmeno suo zio. Mentre si avvicinava agli occhi vide la faccia del più grande bufalo che avese mai visto. Aveva già visto i bufali, non sono esseri docili, sono veloci, forti e sovrani. E quello sembrava piuttosto arrabbiato. Bintou abbassò gli occhi in segno di rispetto, lasciò il suo piccolo arco e freccia e la sua bisaccia a terra. rimase con gli occhi basi mentre il bufalo le camminava intorno come se danzasse intorno alla preda. In quel momento si sentiva più caciata che cacciatrice, non si ricordava nemmeno di essere con suo zio, che era rimasto sull’albero a guardare. Dopo aver girato tre volte intorno a Bintou, il grande bufalo si è chinato davanti a lei come per dire: “ti rispetto anch’io”.

Lei portò la sua mano destra sulla fronte del bufalo, che le permise di toccarlo. In quel momento si vide adulta e cacciava e cavalcava un bufalo: quel bufalo. Ha attraversato così tanti luoghi e persone. Vide così tante cose che i suoi occhi si riempirono di lacrime di emozione. Si addormentò, e quando si svegliò, si trovò ad essere osservata da suo zio. Ed era già l’alba. Accanto a lei c’erano polli angolani, fagiani, lepri, cinghiali. Suo zio li aveva cacciati mentre dormiva. Era molto delusa di se stessa per essersi addormentata. Fu allora che i suoi pensieri furono interrotti da una frase: “Hai cacciato e sei stata cacciata”. Lei guardò di lato, era suo zio. Lui sorrise e disse: “Lo so, l’ho visto, c’ero”. Lei, che dubitava che fosse un sogno, ora era sicura che fosse reale. Ma qual è il significato del bufalo, e tutto ciò che ha visto e sentito? Solo il tempo lo dirà. Tornarono al villaggio e seguirono sette giorni di festa, la festa della grande caccia, dove tutti cantano, ballano e celebrano l’abbondanza della caccia, la forza e la resistenza dei cacciatori e l’inizio della nuova vita di Bintou e degli altri bambini, visitati anche dai grandi spiriti cacciatori.

E la nostra piccola amica? È già una grande cacciatrice, ma soprattutto cacciatrice di se stessa.

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