Andrea Cantaluppi articoliArticoli

I popoli indigeni denunciano il presidente brasiliano Bolsonaro.

Per la prima volta nella storia i popoli indigeni brasiliani si rivolgono direttamente al tribunale dell’Aia, con i propri avvocati indigeni, per combattere per i loro diritti.

Il raggruppamento dei Popoli Indigeni del Brasile (Apib) ha presentato il 9 agosto (data nella quale si celebra la Giornata Internazionale dei popoli indigeni) una dichiarazione alla Corte Penale Internazionale per denunciare il governo Bolsonaro per genocidio.

L’organizzazione chiede che il procuratore del tribunale dell’Aia esamini i crimini commessi contro le popolazioni indigene dal presidente Jair Bolsonaro, dall’inizio del suo mandato, gennaio 2019, con attenzione particolare al periodo della pandemia Covid-19.

Sulla base dei precedenti della Corte penale internazionale, l’Apib chiede un’indagine per crimini contro l’umanità ( art. Statuto di Roma – sterminio, persecuzione e altri atti disumani, genocidio, procurato gravi danni fisici e psichici e creato deliberatamente condizioni volte alla distruzione delle popolazioni indigene).

Il fascicolo depositato è composto da denunce di leader e organizzazioni indigene, documenti ufficiali, ricerche accademiche e note tecniche, che dimostrano la pianificazione e l’esecuzione di una politica anti-indigena, sistematica e intenzionale guidata dal presidente stesso.

“Crediamo che vi siano atti in corso in Brasile che costituiscono crimini contro l’umanità, genocidio ed ecocidio. Data l’incapacità dell’attuale sistema giudiziario brasiliano di indagare, perseguire e giudicare queste condotte, denunciamo questi atti alla comunità internazionale, mobilitando la Corte penale internazionale”, sottolinea Eloy Terena, coordinatore legale di Apib.

Per questa organizzazione, gli attacchi ai territori e alle popolazioni indigene sono stati incoraggiati da Bolsonaro più volte durante il suo mandato. I fatti che testimoniano il progetto anti-indigeno del governo federale vanno dall’esplicito rifiuto di delimitare nuove terre, a leggi decreti e ordinanze che cercano di legalizzare attività invasive, provocando conflitti. “Apib continuerà a lottare per il diritto dei popoli indigeni ad esistere nella loro diversità. Siamo popoli indigeni e non ci arrenderemo allo sterminio”, dichiara Eloy, che è uno degli otto avvocati indigeni che hanno firmato la petizione. 

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