Pablo NerudaPoesie

Ode alla solidarietà

Pablo Neruda con il poeta cubano Nicolàs Guillée.
Pablo Neruda con il poeta cubano Nicolàs Guillée.

E lì cosa fecero?
Lo sai?
Sei d’accordo?
Chi?
Qualcosa sta succedendo ed è colpa tua.
Ma tu non lo saprai.
Ora
Io ti avverto.
Non puoi
lasciare così le cose.
Dove
hai il cuore?
Tu hai la bocca.
Mi stai guardando
in modo strano.
Sembra che improvvisamente
t’accorgi
che ti manca una mano,
i due occhi,
la lingua,
o la speranza.
Ma
è possibile, Pedro
o Juan o Diego,
che tu abbia perso
qualcosa
di così necessario
senza rendertene conto?
Camminavi
dormendo?
Che cosa mangiavi?
Non guardavi
gli occhi della gente?
Non sei mai entrato
in un treno, in una baracca,
in una cucina,
non hai notato la luce
schermata,
non hai notato che le mani
di colui che va e viene
sono soltanto le sue mani:
egli è qualcuno
e qualcosa che ti cercava.

A te, non guardare
dall’altra parte,
perché
non mi rivolgo al tuo vicino,
a te
io sto parlando.
Gli altri mi avevano detto:
“Cercalo,
siamo soli”.
Le foglie
appena spuntate della primavera
domandarono:
“Che fa Pedro?”
Non lo sapevo, non potei
rispondere
e quindi
il pane di ogni giorno
e il cielo con le stelle
tutto
domanda dove vive
Juan,
e
se Diego
si è perso
ed essi,
essi
lì da soli
ed ogni giorno
soli,
tra silenzio
e muro
mentre sia tu,
che io,
fumiamo.
Fumo,
cerchi, arabeschi,
anelli
di fumo
e fumo,
anelli di fumo e fumo
sono forse la vita?
Certamente no.
Non fuggire.
Ora
devi aiutarmi. Un dito,
una parola,
un tuo
gesto
e quando
dita, gesti, parole
marceranno e lavoreranno
qualcosa
apparirà nell’aria immobile,
un
solidale suono alla finestra,
una
stella nella terribile pace notturna,
allora
tu dormirai tranquillo,
tu vivrai tranquillo:
sarai parte
del suono che giunge alla finestra,
della luce che ha spezzato la solitudine.

Pablo Neruda.

Oda a la solidaridad

Y allì qué hicieron?
Sabes?
Estàs de acuerdo?
Quiénes?
Algo pasa y es tu culpa.
Pero tù no sabràs.
Ahora
yo te advierto.
No puedes
dejar asì las cosas.
Dònde
tienes el corazòn?
Tù tienes boca.
Me estàs mirando
de manera extrana.
Parece
Que de repente
Sabes
que te falta una mano,
los dos ojos,
la lengua,
o la esperanza.
Pero
es posible, Pedro
o Juan o Diego,
que perdieras
algo
tan necesario
sin que te dieras cuenta?
Caminabas
dormido?
Qué comìas?
No miraste
los ojos de las gentes?
no entraste
a un tren, a una barraca,
a una cocina,
no notaste la luz
enmascarada,
no has visto que las manos
del que va y viene
no sòlo son sus manos:
es alguien
y algo que te buscaba.

A ti, no mires
a otro lado,
porque
no llamo a tu vecino,
a ti
te etoy hablando.
Los otros me dijieron:
“Bùscalo,
estamos solos”.
Las hojas
recién nacidas de la primavera
preguntaron:
“Qué hace Pedro?”
yo no supe, no pude
contestar
y luego
el pan de cada dìa
y el cielo con estrellas
todo
pregunta
dònde vive
Juan,
y
si Diego
se ha perdido
y ellos,
ellos
allì solos
y cada dìa
solos,
entre
silencio
y muro
mientras
que tù,
que yo,
fumamos.
Huma,
cìrculos, arabescos,
anillos
de humo,

y humo,
anillos de humo y humo,
son las vidas?
No es cierto.
No te scapes.
Ahora
Me aydaras. Un dedo,
una palabra,
un signo
tuyo
y cuando
dedos, signos, palabras
caminen y trabajen
algo
aparecerà el el aire inmòvil,
un solidario sonido en la ventana,
una
estrella en la terrible paz nocturna,
entonces
tù dormiràs tranquilo,
tù viviràs tranquilo:
seràs parte
del sonido que acude a la ventana,
de la luz que rompiò la soledad.

Pablo Neruda

(1692)

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