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Negro, Scimmia, delinquente, parassita

La legge punisce il razzismo(?) e chi la dovrebbe far rispettare l'attuale ministro alla cattiveria?
La legge punisce il razzismo(?) e chi la dovrebbe far rispettare l’attuale ministro alla cattiveria?

La modernità che ci circonda uccide tutto ciò che abbiamo ereditato da quelli che ci hanno preceduto. M’interrogo sul futuro dell’Africa in un mondo dove tutto è uguale, una camera d’albergo sempre uguale , un vestirsi sempre uguale, un giudicare il tempo sempre uguale, un asservimento al neocapitalismo impossibile da spezzare o da allentare…

Siamo davvero liberi di scegliere?

In questi ultimi anni, ho girato l’Italia cercando di fare la mia parte. Vedevo un paese restio ai mutamenti socioculturali consequenziali alla mobilità. Ho condiviso gioie e dolori, soprattutto con la crisi dei migranti creando occasioni d’incontro e di riflessione.

In questi anni, ho voltato le spalle alla mia famiglia per rispondere alla necessità di dialogo continuo sulla diversità, passando da un teatro ad una Chiesa o per il Tempio.

L’ultimo tentativo fu un video di sei minuti per analizzare il fenomeno migratorio ed avanzare la proposta di apertura di canali regolari e sicuri che potessero salvare i migranti dai trafficanti e permettere anche di capire in anticipo chi entra e chi esce dal territorio.

In buona fede lo si è fatto dando per scontato che ci fosse la voglia dalla cittadinanza di avanzare alternative alla contrapposizione NOI/LORO.

Sono rimasto scioccato da commenti indicibili che andavano oltre l’argomento, mettendo in discussione anche i dettami della Costituzione trattandomi da “Negro, Scimmia, delinquente, parassita” per non andare oltre.

Ho sempre desiderato abitare la casa dei simboli dove tutto è significante, in cui tutto parla per chi sa intendere. La cultura non è negletta, permetteva di vivere e far vivere le tradizioni senza esserne ostaggi. Esistono, a parer mio, dei luoghi perfetti ed incorrotti che mai cessano di nutrirci, sostenerci, luoghi della memoria e della vibrazione misteriosa più veri di quelli della geografia.

Dopo tutti questi anni, mi sento ancora di chiedere perché non tornare nel mio paese? Gli antichi dicevano che il silenzio è d’oro ma ho voluto condividere con i lettori le ragioni:

l’Africa sub sahariana non ha mai accorciato le distanze tra i continenti. Non siamo stati noi a domare il mare ed il cielo pur sapendo dell’esistenza di altre culture e popoli perché la nostra nascita già si declinò nelle differenze, divenne storia. Questa consapevolezza ci ha portati a non voler affrettare l’incontro con gli altri, avevamo imparato a dare al tempo, il tempo di produrre i suoi effetti, non vi era premura.

Gli africani hanno sempre vissuto un rapporto morganatico con l’ambiente ed è proprio per questo che non vi era il bisogno di arraffare, di sfruttare. Madre natura era considerata una fonte di nutrimento, non una risorsa. Il paradigma dell’essere parte del gruppo prevedeva di non ambire allo sviluppo ma di cercare di progredire consolidando la coesione sociale. L’organizzazione sociale fondata sulla centralità del consiglio degli anziani conciliava il passato con il presente senza diventare ostaggi della memoria. Tutti i regni furono sfasciati con le lingue ed i confini postcoloniali. La crisi della società negroafricana non è economica ma strutturale semplicemente perché nella nostra identità, non ci sentiamo a casa ed a casa “nostra” non troviamo più traccia della nostra identità. La società africana di oggi è figlia dell’occidente la cui ostetrica si scordò di tagliare il cordone ombelicale. La comprensione di queste dinamiche risulta allora indispensabile per una convergenza di vedute tesa a trovare l’alternativa alla contrapposizione NOI/LORO; MIGRANTI SI’/MIGRANTI NO.

Non credo nemmeno che lo sviluppo dell’Africa sia contemplato perché un continente così ricco con una età media così bassa rivoluzionerebbe tutti gli squilibri nel WTO ed è per questo motivo che abbiamo martiri ed eroi: Thomas Sankara, Steven Biko, Nkwame Krumah, Patrice Lumumba, Nelson Mandela, etc.

La mia presenza in Italia è un invito al confronto per una maggior comprensione della geopolitica e porre le basi di una alleanza che aiuti l’autodeterminazione dei nostri paesi, l’integrità delle popolazioni, una gestione delle risorse liberata dal colonialismo, la promozione dello stato di diritto, l’istruzione obbligatoria, la perequazione dei rapporti bi e multilaterali, l’autonomia finanziaria con una moneta gestita direttamente senza dover più subire le leggi coloniali, il superamento delle frontiere doganali ed infine il sogno dei Stati Uniti d’Africa.

Questo è sempre stato il mio sogno e lo è tutt’ora ma so anche di aver bisogno di tutti voi per remare insieme in questa determinata direzione. Non sono venuto in Italia per inquinare la cultura o la storia ma ho cercato di rispolverarne le qualità e le virtù e fare in modo che si capisca che la sfida è semplicemente culturale.

Nonostante io abbia pagato con il mio sangue versato, gli insulti ricevuti ultimamente mi stanno sottraendo energie ed ho paura di avere paura.

Oso sperare che la storia ricordi che non tutti i migranti siano scesi direttamente dagli alberi per venire a turbare l’alta italica civiltà.

Mohamed Ba. Attore, scrittore senegalese da 20 anni in Italia.

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