Racconti BreviRosinalda Correa da Silva racconti brevi

Andiamo a scoprire le sorprese di Bintu raccontate da Rosinalda Correa

RACCONTI DALLE AMERICHE

( a cura di Rosinalda Correa da Silva)

 

Bintou e la signora della memoria

 

Sono passati due giorni da quando la nostra piccola amica è tornata dalla terra degli antenati.

Il festival do inhame quell’anno non è stato come ogni anno, e Bintou ancora non riusciva a capire perché. Aveva indossato i suoi abiti più belli, i suoi capelli erano stati intrecciati e decorati con ossum e polvere d’oro come ogni anno. Aveva portato la zucca del segreto e sua cugina Darà brillava come una luce splendente, come arcobaleno di tanti colori, ma Bintou sentiva qualcosa di diverso. Sembrava galleggiare e a volte aveva la sensazione di vedere “cose”. Era come se in un batter d’occhio tutto intorno a lei scomparisse e tutto ciò che vedeva era il sorriso della signora che l’aveva condotta nel mondo dei suoi antenati, e il sentimento che provava era di pace, una pace così profonda che poteva stare a pensare a tutto questo lì per ore, per giorni.

E quella mattina non voleva alzarsi dal letto, anche se Nora, la sua scimmietta, saltava da una parte all’altra. Sua madre non era ancora entrata nella capanna chiedendo aiuto con qualcosa, era molto strano.

Così, la nostra piccola amica rimase lì fino a quando Nora fece qualcosa di insolito: dopo uno dei suoi salti guardò dritto negli occhi della nostra piccola amica. Nora sorrise e i suoi occhi cambiarono colore diverse volte, ed erano così belli e scintillanti. Bintou, però, si spaventò, si sfregò gli occhi e guardò di nuovo, e in quel momento Nora chiamò la piccola Bintou con un gesto e lei andò, lasciando la capanna.

La nostra piccola amica si rese conto che era ancora notte, il villaggio era vuoto. Al centro un fuoco bruciava ancora i suoi ultimi resti di legna da ardere, e riscaldava il giorno che già si preannunciava.

Nora si diresse verso il ruscello e Bintou la seguì. Gli occhi di Nora brillavano sempre più luminosi, e ora il bagliore era su tutto il suo corpo. Quanto erano belli i colori che Nora trasudava, e mentre Bintou camminava non provava più paura, ma solo pace e desiderio di seguirla, finché ad un certo punto si diresse verso l’interno della savana e poco dopo entrò in una piccola tana. Bintou la seguì.

Le pareti della tana erano dipinte e brillavano nell’oscurità così la nostra piccola amica vide che i disegni rappresentavano l’intera storia del suo popolo. E c’era lei sin dalla sua nascita. Ad ogni passo appariva un dipinto diverso. Era magico, unico, vedeva lì tutte le sue avventure. L’incontro con il grande uccello Ekodidé, il volo, le acque di Oxùm, e senza rendersene conto le lacrime cadevano dal suo viso. Come è stato possibile creare un posto simile? Chi può aver realizzato i vecchi disegni e quelli di adesso? I suoi pensieri erano esposti lì? Quante domande! I disegni venivano dai suoi pensieri? Quante cose le passarono per la testa mentre si addentrava nella piccola grotta che sembrava un nido accogliente. Alla fine della parete che circondava la tana, Bintou vide una piccola luce di diverso colore e quando si avvicinò, trovò di nuovo il sorriso della vecchia e chiese:” sono di nuovo nella terra dei miei antenati?” Lei rispose: “No, Keré, questo è il portale, è il libro della memoria. Qui sono registrate tutte le azioni dei tuoi antenati. Questo libro è scritto ogni 1000 anni e durante questo periodo vengono scelti i guardiani di questo luogo, i responsabili della memoria, dei ricordi e della narrazione. Io sono una di loro e tu sei qui perché sei stata scelta dagli dei per essere la prossima guardiana. A partire da oggi ogni cosa che sperimenterai sarà dipinta qui e tu, Keré, da oggi sarai preparata per essere Ayaba Irantì, e farai in modo che le nostre storie siano perpetuate nei secoli”.

La nostra piccola amica era impaurita e il suo piccolo corpo aveva freddo, e tante cose le passarono per la testa: come poteva essere una guardiana della memoria? Aveva solo sette anni. Chi le avrebbe insegnato? E poi non avrebbe più potuto giocare e correre?

Prima che la sua voce potesse dichiarare le sue paure, sentì una canzone che proveniva da tutti i lati, ritmata dal tamburo ancestrale. Nella sua mano destra sentì un calore, guardò e vise un simbolo che era nato là, come disegnato da una piuma con inchiostro blu. Il simbolo era un cerchio semichiuso e al suo interno c’erano molti altri simboli che ricordavano fiumi, animali, montagne, fiori, sole, luna, capanne. Mostravano delle scene e alla fine c’era una linea che puntava verso l’indice della mano della nostra Bintou.

Prima che lei potesse dire qualche cosa, si sentì un rumore provenire dall’esterno della grotta e quando si volse a guardare, là fuori era ancora tutto buio. Nora la guidò fuori dalla tana, e là il grande Ekodidé la stava aspettando. Si arrampicò sulla schiena e lui la riportò volando al villaggio, mentre il sole sorgeva.

Bintou poteva vedere nella mano tatuata il ricordo dei suoi antenati e il suo nuovo nome e il suo nuovo impegno. Sì perché adesso era nata Ayaba Irantì (regina della memoria), che sarà conosciuta come la signora del tempo immemorabile.

Ma questa è un’altra storia.

Uno, due, tre, chi vuole che la racconti  di nuovo a te?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Robson Max de Oliveira Souza

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