ArticoliMarco Campedelli articoli

Arca della speranza

Dopo la gravissima e pericolosissima decisione del Presidente di coloro che per egoismo vogliono mangiarsi il mondo e non lasciare nemmeno le briciole alle future generazioni e che, quindi ritirano l’adesione ai trattati di Parigi sul clima mondiale, pubblichiamo con entusiasmo lo scritto di Marco Campedelli.

Andrea Cantaluppi

 

 

 

 

 

 


L’Arca di Francesco.

A margine della Laudato Siì di Papa Francesco si può immaginare una storia.

Come al tempo del diluvio, la terra è in pericolo. E’ stata umiliata, ferita, sfruttata. Piangono gli alberi delle foreste insieme ai mari e alle montagne. Francesco come Noè costruisce un’arca, grande grande. Vuole salvare il mondo da una tragedia annunziata. Una guerra mondiale a pezzetti ha sconvolto le città del mondo e le ha rese macerie. Popoli interi sono morti di guerra. Francesco comincia a chiamare per nome, uno ad uno, una a una, le persone da salvare. Gli hanno preparato la lista. Una commissione di cardinali. Lui prende il foglio e comincia a chiamare dal fondo dell’elenco. I primi sono i bambini. Pensa che la cosa più urgente sia mettere in salvo il futuro. Poi chiama le donne. Poi gli uomini. Nei posti regolari dell’arca, nelle sedie numerate, insomma nelle prime file mette i clandestini. Nelle stanze più belle vorrebbe mettere i barboni. Ma sa che non gli farebbe un grande piacere. Allora per loro lo spazio più libero da ingombri dove si veda il cielo stellato. Chiama cristiani, ebrei, musulmani e buddisti in ordine alfabetico perché abbiano la possibilità di stare insieme. Cattolici, protestanti e ortodossi in particolare li mette vicino alla finestra da cui si vede sorgere la stella polare, perché, dice, possano imparare  navigare verso la stessa direzione.

Accoglie co grande gioia i “non credenti” e chiede loro di aiutare i credenti a custodire la grazia del dubbio. Giusto per non perdere la bussola. L’arca si riempie.

Al primo piano gli animali, al secondo gli umani, al terzo le piante e gli alberi.

Perché gli alberi? Sono stati i bambini a chiedergli se dopo il diluvio vi saranno gli alberi. Francesco ci ha pensato un poco :”li prendiamo su con noi…”.

Anche i soldati chiedono di essere salvati. “potete salire solo se lasciate le armi a terra”. d’altra parte il disastro è stato provocato in buona parte dalla guerra e da una economia che ha messo prima i missili di guerra dei bambini.

L’equipaggio è preoccupato. L’arca è sempre più piena e Francesco continua a chiamare.

Arriva l’ultimo minuto la fila di auto blu di vescovi e cardinali. Tanto pensano noi abbiamo il posto. Niente da fare. Anche loro in mezzo agli altri. Ma come? Mugugnano le loro eccellenze…..

Finalmente, risponde Francesco, potete realizzare quello che avete sempre detto a parole, stare in mezzo al popolo.

E i ricchi? No, non li lascia in mezzo al diluvio, ma li mette nella parte più bassa della nave, giusto perché capiscano come si vede il mondo alla rovescia.

L’arca è stracolma. Si parte. Ma ecco srotolare un tappeto rosso e d’improvviso apparire i cinque cardinali che si oppongono pubblicamente a Francesco.

Che farà? Prenderà su anche loro? Li guarda e mette tra le loro mani secchi e sacchi. “volete una chiesa pulita vero?” sarete i mozzi dell’arca…..

Papa Francesco si volta verso la terra: non è rimasto più nessuno. Né un albero, né un animale, e di umani nemmeno l’ombra.

Solo lui è rimasto fuori dell’arca. E non c’è più posto.

Al terzo piano un albero lancia a un altro un’amaca colorata. Poi con un lungo ramo lo prendono e lo portano sull’arca.

Francesco si stende sull’amaca e si lascia dondolare dalla brezza. Guarda la stella polare brillare.

D’altra parte pensa anche Dio si è riposato dopo che aveva messo al mondo tutti.

Dalla piccola finestra dell’arca una colomba porta un biglietto nel becco e si ferma davanti a Francesco. Viene direttamente dal cielo.

Il Papa lo apre e lo legge: c’è scritta una parola in corsivo con tutti i colori della creazione: grazie!

Marco Campedelli

 

(89)

Loading