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Lettera aperta agli scalabriniani

Alcuni di voi mi conoscono per  aver  aiutato come uomo di buona volontà nelle Case di accoglienza per i migranti che avete sia in Messico che in Guatemala. Non vi conoscevo poi ho avuto l’opportunità e la fortuna di vedere cosa fate quotidianamente a favore dei migranti e da quel momento vi ho appoggiato come potevo e ho fatto conoscere la vostra opera a decine di persone che ignoravano la vostra realtà.  Per  documentare in qualche modo il vostro modo di operare, ho scritto un libro “ (h)ombre(s) migranti” dove cerco di dare voce a coloro che non ce l’hanno e a cercare di abbattere i luoghi comuni che circondano l’argomento. Il senso di questa lettera consiste nel constatare alcune cose. Oggi quasi tutti parlano sull’argomento, nel bene e nel male, ma nessuno più può ignorare la vastità che coinvolge tutti i paesi. La stampa internazionale, l’opinione pubblica, le autorità di ogni istituzione, ONU, Commissione Europea, Parlamenti, etc, sono alle prese con il tema e si sta addirittura rimettendo in discussione scelte politiche che fanno leva sulla paura e sull’egoismo. Sopra a tutto questo metto l’incessante intervento quasi quotidiano del Pontefice che con atti concreti e non simbolici ci aiuta a riflettere e ad agire nel merito. Se ripenso all’ormai decennale collaborazione che offro mi ricordo bene che all’inizio anche io incontravo contrarietà se non repulsione se tentavo di sollevare l’argomento. Anche per questo ammiro la vostra opera che sembra affrontare anche l’ostacolo della solitudine oltre a quello della prevenzione e dell’ignoranza. Dopo la visita alla frontera tra gli USA e il Messico dove il Papa ha detto cose chiare ed inequivocabili  anche per la stessa Chiesa, c’è stata la visita ad Idomeni, in Grecia dove ha messo sotto i riflettori la ripugnante politica del rifiuto all’accoglienza da parte della grassa Europa del Nord. Al ritorno ha portato con se dodici persone li raccolte, di fede islamica e le ha affidate, a sue spese alla Comunità di S. Egidio. Da questo atto molto bello mi è venuta una serie di domande. Come mai il Papa affida ad una comunità che non ha nelle sue finalità l’accoglienza e l’assistenza ai migranti le persone che ha portato con se? Eppure voi avete la vostra sede non lontano dal Vaticano, che sia stata la velocità della decisione a non farvi prendere in considerazione? Poi, sapendo dei vostri uffici studi che sono in possesso di migliaia di dati che servono ad analizzare sotto ogni profilo i termini della questione in modo serio e professionale, mi sono domandato come mai, in un momento cosi’ propizio a diffondere il vostro carisma, la vostra sia l’unica voce che si fa sentire per il profondo silenzio. Forse sono troppo spontaneo, ma certamente non sto scrivendo per sollevare critiche che non servono a nessuno, ma ripenso all’azione di Scalabrini. Cosa avrebbe fatto lui in un momento simile? Se ai  suoi tempi era scomodo per il Pontefice, per il parlamento e per la Chiesa stessa con le sue proposte, oggi, forse, lo avremmo ritrovato a fare proposte concrete in ogni luogo, istituzionale o meno. Certamente si sarebbe fatto sentire, nessuno escluso e avrebbe cercato di dare una nuova spinta alla sua congregazione. Ma cosi’ non e’ e non mi rimane che aspettare notizie. Vi auguro buone riflessioni e spero di leggervi presto sul piano delle iniziative.

Andrea Cantaluppi

 

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