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Accendiamo le comete nere

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In tutto il mondo cristiano si è appena festeggiato l’arrivo del Bambino Gesù, nato emigrante dalla sua terra, accudito dalla madre e dal padre in un ricovero di fortuna dentro una mangiatoia.
Una stella cometa ha illuminato il luogo dove la Storia ha cambiato corso.
Un sentimento di bontà diffusa è sembrato avere la forza di squarciare il buio in cui l’umanità da secoli cerca di uscirne, ma dopo pochi minuti tutto è tornato come prima.
Oggi sono milioni i bambini che nel mondo ritengono le condizioni di nascita del Bambino sacro come privilegiate, rispetto a quelle nelle quali sono costretti a vivere loro.
Non c’è bisogno di buonismo, o di un falso e opportunistico battersi il petto per poi non fare nulla per cambiare concretamente la quotidianità di milioni di persone reali.
Facciamo in modo di rompere l’indifferenza qualunquistica e individualistica che ci caratterizza.
Accendiamo le comete nere che aspettano un nostro fare concreto.


Sappiate che, attualmente in tutto il mondo lavorano 168 milioni di minori. Tra questi 115 milioni tra i 5 e i 17 anni di età sono impegnati in lavori considerati ad alto rischio, come minatori, agricoltori, muratori, lavoratori domestici e nei bar. Secondo una nota dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ogni anno muoiono in tutto il mondo 22 mila bambini e bambine a causa d’incidenti sul lavoro, mentre non si conosce il numero di quanti rimangono feriti, mutilati o che si ammalano a causa del lavoro che svolgono. La mancanza di misure di sicurezza e sanitarie, porta spesso ad un numero maggiore d’incidenti, mortali e no, a disabilità permanenti, cattiva salute, danni psicologici, comportamentali ed emotivi. L’OIL, che ha la sede centrale a Ginevra, segnala che il fenomeno è diffuso sia nei Paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo e, spesso, i piccoli iniziano a svolgere lavori pericolosi in una fascia d’età molto prematura. Il settore agricolo continua ad essere quello dove vengono sfruttati in maggior numero i minori: i nuovi schiavi in questo settore sono 98 milioni in tutto il mondo, il 59%. Nel campo dei servizi sono 54 milioni e nell’industria 12 milioni.
Dando uno sguardo panoramico, molto ristretto e non globale, prendendo solo alcuni esempi, si può affermare che il Centroamerica è uno dei luoghi più pericolosi dove essere bambini. I minori di 18 anni hanno maggiore possibilità di morire assassinati più che per qualsiasi altra causa. Secondo il recente rapporto diffuso da Save the Children, nell’ultimo anno, quelli che hanno cercato di fuggire sono raddoppiati e molti di loro ancora cercano di scappare dalla loro terra dove non c’è un futuro. La maggior parte sono adolescenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni che viaggiano da soli, ma ci sono anche molte giovani madri con bambini di età diverse, così come bambini non accompagnati di soli 12 anni e che sono stati separati dai loro genitori. Nel corso di quest’anno, dal Messico e dagli Stati Uniti sono stati deportati oltre 18 mila bambini che ora si trovano a vivere nelle stesse condizioni di povertà e di violenza che avevano lasciato in Centroamerica. Molti piccoli hanno raccontato di casi di abuso sessuale e violenze subiti da parte di trafficanti di esseri umani, maltrattamenti verbali e fisici del personale delle carceri, oltre ad essere anche privati del cibo. L’ ONG ha denunciato il fatto che un gran numero di bambini emigranti con le rispettive famiglie non riescono ad attraversare il confine con gli USA, vengono arrestati in Messico e rimandati in El Salvador, Guatemala e Honduras, i Paesi di origine più comuni.
Il giorno di Natale è un giorno di speranza, che cambi almeno un poco la condizione di schiavitù in cui sono ridotti questi bambini, ma, vediamo un solo caso, tra i tanti, di come l’hanno passato i bambini di strada di Città del Messico. Soli, riuniti al freddo intorno a qualche discarica della Città, emarginati, dimenticati, esclusi dalla società e circondati da sporcizia, ratti e scarafaggi. Povertà e violenza li hanno portati a vivere per la strada avendo come unico riparo i ponti o gli androni della metropolitana. Da una relazione di Pro Ninos de la Calle, emerge chiaramente che non esiste una cifra esatta di quanti minori vivano in quelle condizioni, si stimano in migliaia. Le ultime stime, per difetto, sono del 2012 quando si sono registrate 4.014 persone di strada, e tra queste non meno di 300 bambini.
Nel vicino oriente, negli ultimi due mesi i paramedici dell’ospedale civile di Mithi, distretto di Tharparkar nel sud del Pakistan, hanno visto morire di fame dozzine di persone, in maggioranza bambini e bambine con meno di due anni, a causa della grave siccità che colpisce la regione. Alla fine del 2014 sono morte 650 persone, ma la cifra è destinata a salire.
L’associazione Manos Unidas denuncia che solo in India il problema sanitario, del tutto inefficace, incide con una mortalità di bambini durante il primo mese di vita per 4 milioni di piccoli. 8.8 milioni perdono la vita prima di aver compiuto i 5 anni.
L’unica nota lieta che viene da questo mio resoconto arriva proprio da loro, dai protagonisti che lottano contro la nostra miseria umana.
Esiste un video nel quale un gruppo di bambini, nella fascia d’età compresa tra i 7 e gli 11 anni, si rifiuta di picchiare una bambina loro coetanea. L’iniziativa, a carattere sperimentale, girata a Guadalajara, la seconda città del Messico, mostra i piccoli intervistati ai quali vengono chiesti nome, età, progetti per il futuro…Dopo queste domande, a cui hanno risposto attivamente e in maniera positiva, l’intervistatore ha presentato loro una bambina chiedendogli di picchiarla e deriderla. Di fronte a quest’ordine, tutti i bambini si sono rifiutati. Vista la reazione, l’uomo ha chiesto loro di accarezzarla e farla sorridere, cosa che hanno fatto volentieri. Quando infine è stato chiesto perché non abbiano voluto picchiarla o deriderla, i bambini hanno risposto: ”Perché non si picchiano le bambine e noi siamo contro la violenza”.
Spesso è nelle fogne che dobbiamo andare a cercare il senso della nostra dignità.
Andrea Cantaluppi

Nelle seguenti foto vedrete i piccoli agricoltori, muratori, minatori, bambini in discarica, soldati di cui si parla nell’articolo. Provate a guardarli negli occhi.

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