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LA “BESTIA”: IL TRENO DELLE CONTRADDIZIONI

Pubblichiamo un articolo pieno di riflessioni sagge di P. Flor Maria Rigoni, sul treno detto la “bestia”, del quale anche le televisioni e i giornali di tutto il mondo iniziano a far conoscere. Nelle case scalabriniane del migrante abbiamo assistito ragazzi feriti gravemente perché scivolati sotto le ruote di ferro e, come una tragedia conosciuta e annunciata, abbiamo ascoltato e visto negli occhi smarriti sia dei figli che dei genitori che venivano a riprenderseli, la fine di un sogno brutalmente spezzato e l’avvio verso la miseria più assoluta e di una vita senza speranza. Padre Flor è da decenni un punto di riferimento sicuro per i migranti che lo conoscono e lo rispettano, e per questo il governo messicano lo ha insignito della più alta onorificenza del paese, (anche se questo a lui interessa molto poco).”

Andrea Cantaluppi.

 

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LA “BESTIA”: IL TRENO DELLE CONTRADDIZIONI

Chi tiene le fila di questo tragico gioco?

Il treno merci che esce dal Chiapas via Tenosique o Arriaga è stato oggetto di articoli giornalistici in tutto il mondo; migranti aggrappati come grappoli d’uva, tragedie continue a causa di deragliamenti, aggressioni, sequestri, esecuzioni e linciaggi sopra i tetti dei vagoni.

Fatalità o gioco delle parti che non vogliono intervenire per differenti vedute?

Da circa 20 anni il treno merci del sudest messicano è diventato simbolo della migrazione clandestina centroamericana verso il Messico e la sua frontiera nord con gli Stati Uniti. Sono stati scritti fiumi d’inchiostro su questo treno, definito “la Bestia” o la “ghigliottina su rotaie”; le foto di questo treno hanno sempre un grande impatto, sono il volto della tragedia, della speranza, della festa e dell’angoscia del viaggiatore, che viaggia come un poveraccio, trasportato da un vento che conosce solamente la direzione del nord. È impossibile quantificare il numero di migranti e avventurieri trasportati negli ultimi anni. Abbiamo visto abbordaggi di 500 persone al giorno, abbiamo presenziato al cambio di rotte e ancora assistiamo al fenomeno di vedere trasformato il territorio in un luogo di caccia da parte del crimine organizzato.

Non si conosce esattamente il numerodi morti, sequestrati o “desaparecidos” in questa giungla selvaggia nella quale si è trasformato il Messico in questi ultimi 8 anni. Ci sono state denunce per l’impunità di cui godono tutti i protagonisti di abusi, estorsioni di denaro e assalti ai migranti; senza dimenticare la collusione di macchinisti e altri personaggi che gravitano nei paraggi di questo business. Sono state sostenute delle battaglie per la difesa dei diritti umani, per il rispetto della persona, per la difesa delle donne e dei bambini che viaggiano su questo treno della morte per addentrarsi in Messico; viaggiare su questo treno era gratuito, finché a qualcuno non è venuto in mente di imporre pedaggi, poi estorsioni e più tardi sequestri e linciaggi immediati verso chi resiste o si rifiuta di pagare.

Nella sua rotta, il treno diventa un territorio selvaggio, terra di nessuno, e il suo percorso è un campo minato per il governo e per gli utilizzatori di questo servizio particolare per un treno merci. Da parte sua il Messico continua a vivere un conflitto riconosciuto da varie autorità governative di alto livello, professori universitari e giornalisti. Le critiche verso gli Stati Uniti sul controllo militare della frontiera con il Messico, i maltrattamenti e gli abusi, sono le stesse che il Centro America lamenta allo stato messicano nella frontiera sud e nel transito nel suo territorio.

Non entro nei dettagli sull’operato delle mafie internazionali e nostrane; il mio si trasformerebbe in un articolo thrilling come altri che sono stati scritti. La mia attenzione si pone verso un’altra direzione: è una fatalità o siamo caduti in un gioco contraddittorio?

Alcuni attivisti di diritti umani difendono il diritto dei migranti clandestini di accedere al treno e chiedono al governo del Messico protezione lungo tutto il percorso; il governo e la compagnia ferroviaria si oppongono, entrando così in un gioco giuridico e di politica migratoria. Una soluzione draconiana e semplice sarebbe mettere dei poliziotti e degli agenti di migrazione nelle stazioni del treno e controllare le fermate per tutto il percorso; compito molto facile con la tecnologia di oggi.

Il Messico e con lui tutti i governi del Centro America non hanno una vera politica migratoria. Il migrante ha da sempre risolto i suoi problemi di povertà, insicurezza e sopravvivenza nonostante lo stato e contro di esso, lasciandosi alle spalle la sua terra che non è più la sua patria. Per lo stato la prassi tacita della valvola di fuga funziona fino ai giorni nostri. Il Messico ha approvato il 25 maggio 2011 la prima e nuova legge di migrazione. Se da una parte si tratta di una legge che cambia la prospettiva verso il migrante, la stessa legge non contempla politiche migratorie, che sono lasciate in mano al Congresso e all’esecutivo.

È qui il vero problema: affrontare attraverso accordi e trattati bilaterali o regionali il tema della migrazione con politiche a medio e lungo raggio, che permettano al migrante di uscire dalla clandestinità e invisibilità per trasformarsi in un soggetto riconosciuto da parte delle strutture governative. Né il Messico, né i paesi del Centro America hanno affrontato questa sfida. Dopo il fallimento dei tentativi di Bush e Fox, tutto è rimasto sotto silenzio. E intanto il gioco del treno fantasma continua a ghigliottinare speranze e vite.

Come premessa affermo con forza che finché la migrazione sarà invisibile e clandestina, si sottrarrà al controllo di tutto il governo, sia che questi voglia rispettarla, reprimerla o sopprimerla; poiché dal punto di vista giuridico per il governo non esiste migrazione clandestina, perché non c’è un registro o un controllo.

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