ArticoliQuadrilatero della violenza

Crisi Ambientale

Fermiamoci in tempo.

La recente costituzione di una associazione, la “Cambridge Centre for the Study of Existential Risk”, della quale fanno parte studiosi e accademici conosciuti in tutto il mondo come l’astrofisico Stephen Hawking, l’astronomo Martin Rees, il filosofo Huw Prince, è l’ulteriore segnale dei vari pericoli che l’umanità corre in questo momento. Il villaggio globale amplifica questi rischi e ci rende più indifesi. Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, sempre più tecnologicizzato e sempre più dipendente dal web. A noi occidentali può apparire un mondo più sicuro di quanto sia mai stato in passato, ma invece è più vulnerabile di come sembra. E poiché i leader politici sono concentrati sui problemi a breve termine, occorre che qualcuno suggerisca all’opinione pubblica internazionale quali sono i pericoli più realistici e con quali mezzi si potrebbero contrastare. Questo è lo scopo della associazione. Gli scienziati di Cambridge non sono delle Cassandre, rimangono ottimisti, nonostante tutto, convinti che l’uomo abbia le risorse per sopravvivere e affrontare qualsiasi minaccia. Ma ammoniscono che i rischi più gravi, per il nostro pianeta, non provengono dal cosmo o dalla natura, bensì sono fabbricati dall’uomo stesso. “La fine del mondo non è una trama da cinema”, avverte l’astronomo Rees. E il lieto fine, a differenza dal cinema, non è garantito: dipende dagli spettatori. Da noi tutti.
Date uno sguardo attento ad un settore, tra i vari segnalati dagli scienziati, come quello dello sfruttamento minerario, per capire la vastità e la drammaticità del problema.
Pensate che a causa di questo selvaggio e assurdo sfruttamento, decine di migliaia di bambini, vecchi, donne, uomini, hanno visto avvelenare le loro risorse idriche, rendere infertile la loro terra, assistere allo sconvolgimento geologico, e hanno dovuto abbandonare le terre degli avi ove vivevano da secoli. Vengono sradicati dalla terra, dalla loro cultura, dalle loro religioni. Non sanno dove andare, cosa fare, come vivere. Grazie alle multinazionali intere etnie non hanno più un futuro se non quello della schiavitù e della morte.
Se volete approfondire l’argomento e conoscere le storie delle vittime della sradicazione forzata, collegatevi con:www.moviaces.blogspot.com. L’intero sub continente centro e sud americano è profondamente segnato da questo problema.
Andrea Cantaluppi

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