Adriano CantaluppiArticoli

Il senso del dire

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Oggi, in questo quasi primo ventennio del xxi secolo, molte parole nel linguaggio quotidiano vengono cestinate, scartate, cancellate nei vari dizionari!
Prendiamo in esame la parola continenza.
Per ciò che ogni essere vivente compie con le sue azioni, viene ricordato per aver contribuito a far migliorare, a seconda dei settori ludici, sportivi, lavorativi, non pretendendo nessun riconoscimento per se stesso, senza gloriarsi, senza salire in cattedra, ma, aver dato spontaneamente.
Oggi la continenza è difficile da riconoscere e da apprezzare.
In passato rappresentava “un insigne dono del Signore”.
Sant’Agostino nel suo libro raffigurò la continenza come “una custodia sulla mia bocca e una porta sulle mie labbra”.
In passato, ma anche nel recente passato, l’educazione aveva come finalità quella di spingere verso l’autoregolazione e l’autodisciplina, sia a favore con i propri parenti o con gli ospiti, sia in un luogo pubblico o per la strada.
Oggi il rapporto civile si è modificato. I bambini, i ragazzi, condividono tutto con i genitori, parlano, interferiscono, pretendono senza nessun timore nei confronti degli adulti.
Con le nuove tecnologie tutto viene amplificato. Non ci sono più confini e filtri per quello che si vuole dire anche in modo sconsiderato, e la cosiddetta rete si riempie di insulti, di insinuazioni, di violenze verbali, di menzogne che colpiscono chi è più in vista e che suscita un’invidia sociale.
E c’è un gusto perverso nell’infangare tutto e tutti, contribuendo a intossicare percezioni e pensieri ad una condizione mentale da cui è difficile difendersi.
È una nuova scuola.
I guasti causati sono enormi sia nel campo politico, sia nella scuola. Nella scuola ci troviamo difronte a ragazzi che insultano gli insegnanti, a genitori che non accettano i giudizi dei docenti, a comportamenti di bullismo e di sopraffazione fra compagni.
Probabilmente dovremmo riportare a galla la moderazione e la continenza, la capacità di riflettere e di riconoscere uno spazio interiore, il piacere del silenzio e dei sentimenti vissuti e non necessariamente esternati e banalizzati.

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