ArticoliFrancesca Gonzato.

Hassan e il genocidio: un grido di denuncia a tre voci.

Il titolo del libro non lascia dubbi: si parla del massacro in atto nella Striscia di Gaza e non si usano mezzi termini per definirlo. Ma va precisato subito che non siamo di fronte ad un saggio di geopolitica. L’originalità e la ricchezza di questo testo sta nell’offrirci tre voci, molto diverse fra loro ma tutte e tre parimenti appassionate nella denuncia della tragica realtà dei fatti.

Partiamo da Hassan, al centro del dramma c’è lui: non una giovane vittima come tante della violenza dell’esercito israeliano, ma un cameraman, un giornalista, che come tale subisce e agisce al tempo stesso. subisce come tutti i suoi concittadini e concittadine i bombardamenti, le distruzioni, la perdita di tutti i beni, i ripetuti sfollamenti, la mancanza di cibo; ma allo stesso tempo, con grande coraggio, agisce: filma, scrive, diffonde, trasmette, denuncia. Di sé dice: “Sono un reporter sul campo nella regione più pericolosa del mondo, mi sveglio ogni giorno senza aver dormito… ogni mattina prendo la videocamera e la poca attrezzatura che ho conservato e parto con i miei colleghi. Ne perdo uno tutti i giorni e ogni giorno mi chiedo: domani saranno loro a perdere me o io a perdere loro? Perché noi giornalisti siamo esposti a grandi pericoli e le minacce di morte nei nostri confronti non sono mai cessate. Ma nonostante il rischio crescente on ho mai smesso di adempiere al mio compito… Tentiamo di mostrare al mondo la realtà attraverso le immagini, i disegni, le fotografie e le parole, con la speranza che rimanga nella memoria dell’Umanità, affinché la Storia possa un gorno testimoniare il ritorno della speranza su questa terra”.

A gridare lo scandalo dello sterminio, in questo libro, la voce di Hassan è amplificata con estrema efficacia da quella di Raffaele Oriani, un giornalista che ha deciso di lasciare il gruppo GeDi per denunciare la “scorta mediatica” che Repubblica e i principali giornali italiani hanno garantito a Israele e ai suoi crimini. Oriani critica fortemente il giornalismo embedded, che “prima di prendere posto sul mezzo blindato ha già indossato un’imbottitura di versioni accomodanti e verità preconcette”. Ci ricorda che in poco più di un anno, a fronte di 69 reporter caduti nrl secondo conflitto mondiale, l’esercito israeliano ha ucciso oltre 200 giornalisti, che “ in assenza di reporter internazionali sono stati i nostri occhi sul genocidio”, eppure ben poco è stato scritto sulla nostra stampa per sostenerli e apprezzare il loro lavoro. Oriani è categorico: a Gaza “l’esercito israeliano ha polverizzato un intero apparato di regole, e quasi dogmi, di guerra: non si attaccano gli ospedali, non si attaccano i civili, non si attaccano i giornalisti, non si attaccano i soccorritori, non si brutalizzano i prigionieri, non si affama il nemico, non lo si asseta, non si confonde esercito e popolo… E’ davvero il primo genocidio della storia di cui tantissimi sanno tutto in diretta. Ma giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, questa conoscenza non produce nulla. Né dal punto di vista mediatico, né dal punto di vista politico”.

Marcella ha già incontrato Hassan per un film di cui lui ha curato le riprese aeree, Erasmus in Gaza, e doveva rivederlo in Italia il 24 Ottobre 2023 per la presentazione di un altro suo docufilm, ma il 7 ottobre stravolge la vita di Hassan. Marcella non può e non vuole lasciarlo solo ed riesce ad essergli di compagnia e di sostegno organizzando serate di solidarietà col popolo gazawi in cui lui è ospite collegato. Quelle serate sono un filo di luce nel buio della sua vita:” Ogni giorno perdevo qualcuno, ma ogni giorno Marcella riempiva quel vuoto, spingendomi verso il futuro con l’energia della speranza… Il pubblico di Marcella è diventato la mia seconda famiglia”. Marcella compie un secondo miracolo: lei è illustratrice e coi suoi disegni e le sue scritte artistiche arricchisce in modo mirabile il messaggio del libro. Ascolta Hassan sera dopo sera, disegna di notte ciò che lui nei collegamenti racconta di vedere, udire, provare e riesce così a comunicare al lettore lo scandalo della violenza israeliana a Gaza e il coraggio di Hassan e dei gazawi.

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