RISPARMIATORI POCO CONOSCIUTI.
In genere i dati sulle rimesse degli emigrati non sono precisi, anche perché si tratta di un mondo non facilmente quantificabile e controllabile, sia per il movimento asimmetrico dei flussi migratori e sia poi per l’amministrazione parzialmente sommersa dei risparmi. Sono informazioni, a nostro parere, affidabili quelli rilasciati dalla fondazione Moressa (CGIL): le rimesse degli immigrati, di tutte le categorie in Italia, si aggirano intorno ai 10/11 miliardi annui, arrivati nelle tasche delle proprie famiglie.
Certo ogni discorso sul tanto citato aiuto allo sviluppo, formulato da governi e agenzie del Primo Mondo e diretto ai paesi in via di ripresa, sono da considerare accanto alle iniziative che partono dal basso: nuclei familiari che investono inizialmente in questa impresa o avventura di uno/a di “loro”, sborsando l’occorrente per il finanziamento delle prime spese di viaggio e di collocamento ricompensato tramite datori di lavoro. Non molti anni fa esistevano più di mille agenzie di collocamento a Manila nelle Filippine.
Questo per sottolineare come i cosiddetti avventurieri (e cioè gli emigranti) non siano esenti da pressioni finanziarie ancora prima di partire. Specialmente se non hanno avuto la possibilità di una scolarizzazione apprezzabile, ogni candidato/a entra nel vortice di interessi e di giochi obliqui, da cui non è facile rimanerne liberi.
Ciononostante, oltre alle parcelle stanziate da governi o organizzazioni del Primo Mondo a beneficio di popolazioni provate dall’indigenza, occorre valorizzare maggiormente il contributo personale degli immigrati: oltre che strumenti ideali per la qualificazione e riqualificazione di personale straniero, son soprattutto risparmiatori che sostengono la voglia di riscossa delle loro famiglie e comunità di origine.
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