Fiabe

La bambina venduta con le pere

C’era un uomo che di suo aveva una capanna, una figlia e un albero di pere. Ogni anno l’albero faceva tante pere da riempire quattro ceste, e lui le portava al re, che era sua padrone. Un anno però, cavò solo tre ceste di frutta, e non sapeva come fare per la quarta. Allora prese la figlia, la mise nel cestino e la nascose con un po’ di foglie e qualche pera. Le ceste finirono a palazzo, nella dispensa del re, perciò la ragazza se ne stette nascosta, chiusa là dentro, e per sfamarsi mangiava pere perché non c’era altro. Dài e dài, i servi si accorsero che le pere diminuivano, e trovarono i torsoli con i segni dei denti. “C’è un topo qui!”. Disse la cuoca. Così cercarono per bene e, proprio in mezzo alle pere trovarono una bella ragazzina. “Ma un po’!”, le dissero, in cucina ci serve una sguattera che faccia i servizi, e tu capiti a proposito”. Così la ragazza andò a servire nella cucina del re, e la chiamarono Perina. E siccome era brava e buona e aveva un modino proprio grazioso, tutti le volevano bene, perfino il figlio del re, che andava sempre a sedersi in cucina e le faceva i complimenti. Dopo un po’, serve e cuoche cominciarono ad essere gelose e a dirne male. Maligne com’erano, inventarono che Perina si dava grandi arie e raccontava a manca e a destra di poter rubare il tesoro delle streghe. Anche il re lo venne a sapere e la fece chiamare. “Dicono che saresti capace di rubare il tesoro delle streghe, ragazza mia. E’ vero o no?”. “Per carità, io non l’ho mai detto!”, rispose Perina tutta in lacrime. “E invece t’hanno sentita, e adesso devi mantenere la parola. Voglio il tesoro e se non me lo porti guai a te”.

Perina fu cacciata da palazzo e, siccome faceva notte dovette cercarsi un riparo. Cammina cammina, vide un albero di mele e andò avanti. Poi trovò un albero di pesche e andò avanti. Alla fine capitò sotto un bel pero, si sistemò tra i rami e si addormentò. La mattina di buon ora era già in piedi. Sotto l’albero stava una vecchina. “Che fai qui bella figlia?”, le chiese la vecchia. “Mi ci ha portato la disgrazia!”, rispose Perina, e le raccontò delle serve che l’avevano rovinata e del re che voleva il tesoro delle streghe. Allora la vecchia le disse:    “ Qua ci sono un rotolo di strutto, una pagnotta fresca e una scopa nuova. Prendile e va sempre avanti dritta dove ti portano i piedi”. Perina le baciò la mano e si mise in cammino. Dopo un po’ trovò un forno, utto nero di fuliggine, e tre donne che lo pulivano. Siccome non avevano scope, per spazzarlo usavano i capelli, e ormai facevano pietà. Perina diede loro la sua scopa nuova, e quelle giù a dire: “Mille grazie, mille grazie!”. Un po’ più in là, tre cani mastini le abbaiarono contro, e l’avrebbero sbranata se lei non avesse sacrificato la sua pagnotta per farli mangiare. Così quelli si calmarono e lei andò avanti. Ecco poi, che si ritrovò in riva ad un grande fiume con l’acqua rossa come il sangue, così impetuoso che a tentare di guadarlo c’era da affogare. La vecchina, però, le aveva confidato una frase magica, così Perina disse:

acqua chiara, acqua bella,

vorrei berne una scodella.

L’acqua subito si divise in due e la fece passare. Oltre il fiume c’era un castello come non se ne sono mai visti, con una porta che si apriva e si chiudeva in fretta in fretta, e chi provava ad entrare ci restava preso in mezzo. Ma Perina prese il rotolo di strutto e unse i cardini per bene, in modo che la porta si aprisse e si chiudesse piano piano. La ragazza entrò, ed ecco il tesoro delle streghe poggito su un tavolo, in una bella cassetta chiusa. Se la mise sotto il braccio e s’era già voltata per tornare indietro, quando la cassetta, che era fatata, strillò: “Porta schiacciala!”, e no perché mi ha unta a puntino”. E la lasciò passare. Quando Perina arrivò al fiume la cassetta strillò:” Fiume, annegala!”. “E no, perché mi ha chiamata – acqua chiara, acqua bella -. Poi arrivarono ai cani, e la cassetta ricominciò: “Cani azzannatela!”. “E no ci ha sfamati col pane fresco. Per ultimo c’ra il forno: “Forno, bruciatela!”, e no, perché ci ha dato la scopa per pulire”, dissero le donne, e Perina passò. Orami era vicina al palazzo del re, ma non stava più nella pelle dalla voglia di sapere cosa c’era nella cassetta. Si mise seduta e l’aprì, dentro vide una chioccia tutta d’oro puro con tanti pulcini d’oro che subito scapparono fuori e si sparsero per la campagna. Perina non arrivava a prenderli, e corri corri passò sotto l’albero di melo, e poi sotto quello di pesco, e per ultimo sotto l’albero di pero: là c’era la vecchina che reggeva le cocche del grembiule, con dentro la gallina e i pulcini. 

“Pio, pio, pio!”. Fece la vecchina, e le bestie se ne tornarono nella cassetta. Lungo la strada del ritorno, ecco il figlio del re che le andava incontro tutto contento. Prima la prese per mano, poi le disse: “Se mio padre ti chiede che cosa vuoi in premio, rispondi che ti diano quel baule vecchio che è in cantina”. Infatti, quando Perina tornò al palazzo, il re in pompa magna la venne a salutare con tutti i cortigiani, e le disse: “Ti meriri un regalo e ti darò quello che vuoi”. Allora Perina rispose:

“Mi basta il baule vecchio che è in cantina!”. “Che regalo misero!”, dissero le serve, e già la prendevano in giro, quando il baule fu portto su alla presenza del re. Dentro c’era nascosto il principe, perciò tutti capirono che Perina se lo sarebbe preso per marito. E così fu.

(fiaba popolare piemontese)

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