Fiabe

L’asino che canta

C’era una volta in India, un asino, chiamato Uddhata, nome che significa “ il baldanzoso”. Di giorno lavorava, portando i carichi delle pelli al conciatore, e di notte andava a zonzo per i campi e per i boschi. Una notte incontrò uno sciacallo e strinse amicizia con lui. Si misero tutti e due a farne di cotte e di crude, abbattendo steccati e devastando campi di cetrioli. e alla fine, l’asino, baldanzoso come il suo nome, disse: – La notte è così bella, voglio cantare una canzoncina! E si mise a ragliare a perdifiato. Lo sciacallo lo ammonì: – Perché tanto chiasso? Noi facciamo il mestiere di ladri e ci conviene stare zitti. E poi il tuo canto è rozzo: tu non canti, ragli! Ma l’asino, inebriato e folle, non diede retta alle sagge parole e continuò a ragliare a più non posso, magnificando la bellezza della musica in generale e del canto in particolare. Inquieto lo sciacallo pensò bene di ritirarsi prudentemente, e, lasciando solo l’asino, si allontanò. Questi ragliava con tanto entusiasmo che non si accorse come il guardiano del campo, il quale abitava in una capanna poco lontano, fosse accorso, con un grosso bastone nodoso in mano, per scacciar l’ospite rumoroso e sgradito. Il guardiano in un baleno gli fu sopra e gli diede tante e tante bastonate che l’asino rimase lì, pesto e stordito, che non capiva più nulla. Il guardiano alla fine, gli gettò intorno al collo un mortaio sfondato e lo cacciò a pedate. Zoppicante, il somaro si allontanò e di lontano dal bosco, lo sciacallo gli gridò: – Te l’avevo detto di non ragliare! Ma tu non mi hai dato retta e ora in premio ti sei guadagnato un mortaio intorno al collo! Va’ là che sei proprio un somaro!

(fiaba popolare indiana)

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