Gianluca LuraschiRacconti Brevi

Camminare…

C’è qualcosa di ancestrale nel camminare. Oltre ad essere un movimento naturale, è intimamente collegato con il nostro modo di pensare, è come se per pensare ci fosse bisogno di camminare.

Io e il mio migliore amico, Lupo, lasciamo Aljezur dopo aver pranzato. È nostra intenzione fare 4 tappe della rota vicentina e raggiungere a piedi l’estremo sud del Portogallo, cabo Sao Vicente. Un trekking lungo una delle più belle coste d’Europa. Non so se Lupo è d’accordo, ma mi segue. A giudicare dagli odori annusati, le piscettate, gli incontri con altri cani mi sembra sia contento. Non è stato facile organizzare questo trekking, spesso non era il benvenuto.

Giorno 1 – Il primo giorno sono solo quattro ore di cammino, è una tappa di assestamento più mentale che fisica. Le questioni di lavoro e i pensieri di casa affollano vorticosamente la mia mente. Non riesco a pensare ad altro, cerco di farmi coinvolgere dal meraviglioso paesaggio che mi circonda, ma vincono i pensieri di sempre.

Sento che si è formata una crosta che non mi aiuta ad andare al senso delle cose, i pensieri consumano solo tanta energia.

Raggiungiamo Arrifana nel tardo pomeriggio, andiamo all’ostello che ho prenotato. Lupo è accolto con affetto. L’ostello è pieno di surfisti, mi unisco a un tavolo per fare quattro chiacchiere. Quasi tutti lavorano, sono ad Arrifana da qualche mese e staranno all’ostello per qualche mese ancora, quando c’è l’onda giusta mollano il portatile e prendono l’onda.

Mentre vado a dormire mi chiedo se tutte le preoccupazioni sono uguali.

Giorno 2 – Dopo una colazione veloce inizio a camminare ed i pensieri si fanno più lenti, sento il collo che si rilassa, mi lascio guidare dal sentiero. Purtroppo mi accorgo solo dopo qualche ora di aver perso la strada, allungherò il percorso, pazienza. Lupo odora, pisciazza e si tuffa nelle pozzanghere, per fortuna raggiungiamo una spiaggia dove potrò lavarlo con acqua di mare. È difficile far capire al mio amico che non possiamo presentarci alla pensione Das Dunas sporchi di fango. In tutto il giorno incontrerò solo una persona. Arrivo a Carripatana nel tardo pomeriggio, trovo un ristorante aperto e mangio una zuppa di pesce e una splendida orata, che gusto con del buon vino. Nel posto dove dormo sono solo, quindi i fantasmi mi vengono a trovare. Iù provo ad ucciderli e più diventano forti. Finalmente la stanchezza prende il sopravvento e dormo, il camminare ha anche un effetto terapeutico in questo senso.

Giorno 3 – Il terzo giorno è meraviglioso, salgo costiere impervie e raggiungo spiagge isolate. Incontro poche case. Ci sono persone che vivono in posti apocalittici, a strapiombo sull’oceano, sferzati dal vento. Mi chiedo se un posto valga l’altro, se dove vivi possa definire da quali fantasmi sarai abitato.

A Vila do Bispo trovo da dormire in una casa sperduta nel bosco dove accettano anche il mio amico. Arrivo 5 minuti prima che si metta a piovere. I fantasmi mi vengono a trovare tutti insieme. Se solo avessi saputo che erano così tanti forse non avrei mai avuto il coraggio di partire. La crosta si fa più sottile, mi piacerebbe riuscire a romperla per fare uscire il pus, che in fondo è solo vita.

Giorno 4 – Alle 5:00 del mattino un temporale mi sveglia, c’è poco da fare, devo continuare anche sotto la pioggia, mi giro dall’altra parte e provo a dormire per qualche ora. Verso le 8:00 smette di piovere anche se il cielo rimane minaccioso. Sveglio il mio amico che sembra averci preso gusto a dormire con me, nel letto, facciamo una rapida colazione e partiamo. È la tappa più lunga, sono previste 7,30 di cammino. Il primo pezzo è noioso, pino e lontano dalla costa. Verso le 10:00 ricomincia a piovere. Per quanto strano possa sembrare mi piace camminare sotto la pioggia, aiuta a lavare i pensieri. Il mio amico sembra contento, corre nelle pozzanghere e gioca con le gocce di pioggia. La parte finale del percorso è splendida, l’oceano è arrabbiato dal temporale, le onde si infrangono alte e potenti sulla costa, un rumore forte e ritmato non lascia spazio a pensieri, il cielo ancora nuvoloso e scuro, lascia penetrare raggi di luce, il paesaggio è molto suggestivo, e finalmente cammino e basta, senza più pensare.

Arriviamo a cabo Sao Vicente nel pomeriggio, siamo felici, o meglio, sicuramente io lo sono.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbe sufficiente camminare 30 minuti 2-3 volte alla settimana per tenere sotto controllo problemi di salute, combattere la depressione e favorire un invecchiamento felice. Secondo la mia disOrganizzazione Mentale per la Salvezza camminare aiuta a smettere di controllare l’impossibile e accettare il possibile. Accettare che ci siano cose incontrollabili aiuta ad attraversare i nostri giorni con un atteggiamento di disponibilità verso quello che accade. Forse è questa la vera dimensione ancestrale del camminare, ci aiuta a spegnere il cervello e far scorrere la vita incondizionatamente.

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