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Solo Numeri!?

I numeri sono necessari. Indispensabili per quantificare e riconoscerci.
Quanti anni hai? Dove abiti, a che numero? Il numero del tuo telefono? Quanti siete in famiglia? Quanto pesi (ricordandoci sempre di non chiederlo, assieme all’età, alle signore)? Non ci sono dubbi: i numeri sono importanti. Da vari mesi facciamo i conti con i numeri, tutti i giorni e a tutte le ore giornali e mezzi di comunicazione ci rendono edotti sulla situazione numerica in riferimento al Corona Virus: il numero dei contagiati, degli asintomatici, dei ricoverati in terapia intensiva, dei deceduti e dei guariti.
La pandemia ha offuscato il volto umano della nostra esistenza che inevitabilmente comprende quello sofferente. Forse inconsapevolmente? Con i nostri timori e le preoccupazioni siamo scivolati, nostro malgrado, nel mondo inconfutabile dei numeri a gettito continuo.
Cosa ne abbiamo fatto del cuore e dei sentimenti delle persone? Solo un elenco di numeri? Cosa è accaduto ai volti e al cuore delle persone, non importa se vive o decedute?

Eppure la narrazione diventerebbe gravemente difettosa se non si arrivasse alle molte storie personali, per raccontarle con dignità e con l’occhio attento ai tanti affetti, alle emozioni che rendono l’esistenza umana un valore così prezioso e vario nelle sue molte sfaccettature relazionali ed emotive. La rivelazione di tante storie di persone fragili non è impresa facile, indaffarati come siamo nelle routine, a volte noiose, di tutti i giorni.

E potrebbe non essere improbabile che le autorità della sanità pubblica e privata, con il tacito accordo dei giornali e dei mezzi di comunicazione sociale, siano mossi
(pensiero strettamente personale) dal principio di non “terrorizzare” il pubblico con le numerose storie di sofferenza, di isolamento ed abbandono.
Il mondo della sofferenza, non esclusa la morte, è sempre stata relegata ai margini degli interessi pubblici, forse volutamente nascosta, o solo offuscata o sepolta nel silenzio “per non creare altri problemi”.
Anche la gente sembra ormai assuefatta, come già nel passato, a subire passivamente la quotidianità della realtà….. senza chiedersi, o forse solo pensato, qual’è il numero effettivo di vittime per Covid o quanti sono, tra quei numeri, i decessi per altre malattie incurabili e letali. Alcuni non si esimerebbero dall’affermare che le “zone grigie” sono esistite da sempre: non sarebbe né giusto e né saggio negare tale fatto. Comunicare non vuol dire avere una risposta immediata e precisa per tutto, sempre e ovunque.
D’altronde non farebbe male, e sarebbe fortemente auspicabile, una maggiore esattezza nei calcoli numerici e, soprattutto, una maggiore attenzione ai drammi umani di ogni giorno. Nell’imperversare di questa pandemia, la classe politica italiana al governo ha insistentemente ribadito il principio che il superamento di questa sfida epocale potrà avvenire solo con la collaborazione di tutti ed è bene sottolineare “di tutti”, senza dimenticare che i numeri “sì sono numeri” ma dietro ad ogni numero c’è una “persona” con sentimenti, manchevolezze, sogni e affetti.

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