NOTIZIE DALLA FRONTIERA NORD
Da oggi inizia la collaborazione con i padri delle Case Scalabriniane che sono al confine tra il Guatemala, il Messico e gli USA. Ci forniranno notizie, dati e statistiche da loro stessi elaborate che sono una parte del lavoro di assistenza materiale e spirituale che svolgono con il loro carisma.
Saranno informazioni oggettive, fuori dagli schemi spesso stereotipati che la stampa internazionale fornisce.
Ci manderanno delle foto che illustreranno meglio delle parole la situazione che i migranti patiscono.
Nell’articolo di apertura (prima parte) si tratterà della “carovana dei migranti” che dai Paesi del Centro America partono per fame e disperazione in cerca di un “sogno americano” che non esiste più da circa un secolo.
La perdita della dignità è insostenibile e loro sanno che andranno incontro alla morte, ma la speranza in un futuro migliore li spinge ad osare oltre l’estremo pericolo.
Andrea Cantaluppi
DISPERAZIONE O PROVOCAZIONE?
La disperazione di migliaia di persone che cercano di fuggire dalla povertà, l’incertezza e la violenza che si vive in alcuni Paesi del Centroamerica, ha posto nuovamente la realtà davanti alla comunità internazionale per la carovana del migrante che è partita da varie località dell’Honduras alla metà di gennaio con la speranza di arrivare negli Stati Uniti in cerca di una vita dignitosa. A differenza delle precedenti carovane, in questa occasione, gli uomini, le donne, i bambini e le bambine, i giovani e gli anziani che formano questa carovana si sono visti fermare nella loro speranza dal governo del Messico, il quale inviò la Guardia Nazionale a “ proteggere la sovranità nazionale” e “bloccare” coloro che cercano d’entrare in Messico in forma disordinata, insicura e irregolare.
Dopo giugno 2019, con l’accordo tra il governo messicano e quello degli USA che trattava del compromesso di evitare che i migranti centroamericani transitanti in Messico con l’intenzione di arrivare alla frontiera sud degli USA, in cambio del minacciato aumento delle tasse sui prodotti messicani, il governo del Messico ha dispiegato 6.000 soldati della Guardia Nazionale con l’obiettivo di controllare la frontiera sud del suo paese.
La Guardia Nazionale, s’impegnò a svolgere con durezza il lavoro assegnato nonostante le promesse fatte dal presidente Lòpez Obrador che offrivano visti per ragioni umanitarie, il lavoro e il rispetto dei loro diritti.
Prima dell’uso eccessivo della forza, che fu mostrata per i mezzi d’informazione, il governo messicano offrì la sua versione dei fatti in una conferenza stampa tenuta dal responsabile della politica estera (Marcelo Ebrad) e della politica interna (Olga Sànchez Cordero), nella quale si impegnarono ad affermare che non c’era stata repressione, che la Guardia Nazionale si era impegnata a garantire che la migrazione attraverso il Messico fosse “sicura, orinata e regolare”, frase che alcuni funzionari del governo ripetono come se fosse un mantra. Senza dubbio, sembra che la forma :”ordinata e regolare” passi per l’emigrazione attraverso l’uso eccessivo della forza, (senza importanza che venga usata sui neonati, bambini, adolescenti o anziani) e la forma per garantire la sicurezza è il respingimento verso i Paesi da dove sono partiti, tornando alla violenza delle loro comunità.
È nostra opinione che i migranti non vengono per rovesciare il governo, come ha affermato il padre Solalindo. L’autoproclamato difensore dei diritti umani del popolo messicano e e dei diritti dei migranti, che dichiarò in difesa del governo centrale che la carovana è una provocazione contro il governo e che i migranti erano politicamente strumentalizzati. Dopo questa dichiarazione che discredita i migranti, cambiò scenario criticando la mancanza di una politica migratoria da parte del governo. Disgraziatamente questo tipo di opinione genera controversie e confusione soprattutto quando una dichiarazione contraddice l’altra.
Questa ambiguità non serve a capire la situazione. Provenendo da un sacerdote cattolico, alcuni pensano che le sue opinioni rappresentano la posizione ufficiale della chiesa cattolica, la quale è invece impegnata ad ascoltare, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati nel mondo.
Prima dei fatti accaduti alla frontiera sud del Messico e il Guatemala, il vescovo di Tapachula, Mons. Jaime Calderon, dichiarò che la situazione dei partecipanti alla carovana rischia di arrivare in una situazione senza uscita. La sua opinione è che si sono prese posizione affrettate e irriflessive. Tutto questo ricade poi sui più vulnerabili della carovana stessa. Dichiarò che la situazione di tensione tra i migranti e la Guardia Nazionale ha generato posizioni parziali e incomplete che non offrono una visione reale di quello che succede. In questo modo si vanno radicalizzando la discordia, l’isolamento e un gran senso di colpa.
Nonostante la polarizzazione delle opinioni sula carovana, i missionari di San Carlo, scalabriniani in Guatemala risposero alla necessità dei migranti attraverso azioni concrete.
Dentro le case del migrante ( in Città del Guatemala e a Tecun Uman), e la parrocchia del Signor delle tre Cadute, in collaborazione con la Conferenza Episcopale del Guatemala dove un sacerdote scalabriniano è il segretario aggiunto della Mobilità Umana, si impiantò un ospedale e si dette conforto a coloro che chiedevano aiuto, e si dette supporto medico a coloro che subirono aggressioni da parte delle autorità governative e della Guardia Nazionale.
In conclusione è importante sottolineare l’errore delle voci che si levano contro i migranti in quanto nemici, la realtà è un’altra. Sono persone che soffrono e che cercano un futuro. La carovana è stata strumentalizzata politicamente, ma non è giusto fare di tutta l’erba un fascio.
Molte di queste persone cercano ina protezione internazionale.
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