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E’UNA BESTEMMIA DIFFONDERE L’ODIO E USARE EL NOME DI DIO

Medio Evo futuro.
Medio Evo futuro.

Pubblichiamo un articolo di Leonardo Boff, teologo e scrittore brasiliano che contiene molte preoccupanti analogie tra il Brasile del nuovo dittatore Bolsonaro e l’atteggiamento fascista del ministro per ogni cosa, cioè il presidente del consiglio nei fatti M. S.

Continuando a mischiare il sacro con il profano il suo partito ha conquistato il 27% dei cattolici praticanti.

L’Episcopato Italiano continua a tacere davanti a questa bestemmia, non emette nessun comunicato ufficiale, ma solo esternazioni personali, sapete dirmi se per caso la CEI abbia aderito alla Lega?

 

Fonte originale : https://leonardoboff.wordpress.com/2019/03/31/euna-bestemmia-diffondere-lodio-e-usare-el-nome-di-dio/

 

Mai vorrei avere scritto questo articolo. Ma l’acuta crisi politica attuale e l’abuso che si fa del nome di Dio hanno stuzzicato in me la funzione politica della teologia. Come qualsiasi altro sapere, anche la teologia possiede pure una propria responsabilità sociale. Ci sono momenti in cui il teologo deve scendere giù dalla cattedra e deve dire una parola al cielo della politica.

Questo implica la denuncia di abusi e annuncia gli usi corretti, anche se un simile atteggiamento può sembrare incompreso da piccoli gruppi che hanno mentalità partigiana. Non è il caso nostro.

Mi sento umilmente nella tradizione di quei vescovi profetici come Dom Helder Câmara, dei cardinali Dom Paolo Evaristo Arns (ricordiamo il libro che ha aiutato a sconfiggere la dittatura Brasil Nunca Mais)e di Dom Aloysio Lorscheider, del vescovo Dom Waldir Calheiros e di altri che nei tempi oscuri della dittatura militare del 1964, ebbero coraggio di alzare la loro voce in difesa dei diritti umani, contro le sparizioni e le torture compiute da agenti dello Stato.

Viviamo attualmente in un paese dilacerato da odii viscerali, da accuse incrociate a parole molto volgari e da notizie false (fake news), provenienti perfino dalla massima autorità del paese di cui attualmente è Presidente. Lui mostra la mancanza di correttezza nella sua alta carica e dalle conseguenze disastrose dei suoi interventi, aldilà degli spropositi che proferisce qui e all’estero.Il suo motto per la campagna era e continua ad essere “Dio sopra tutti e il Brasile in cima a tutto”. Dobbiamo denunciare l’utilizzazione che fa del nome di Dio. Il 2° Comandamento divino è chiaro nel dire: “Non usate il nome santo di Dio invano”. Solo che qui l’uso del nome di Dio non è soltanto un abuso ma rappresenta una vera bestemmia. Perché ?

Perché non esiste possibilità di accostare Dio all’odio, con elogi della tortura e ai torturatori e con le minacce ai suoi oppositori come fanno Bolsonaro e i suoi figli. Nei testi sacri giudaico-cristiani Dio rivela la sua natura come “amore” e come “misericordia”. Il bolsonarismo conduce una politica come confronto con chi è oppositore, senza dialogo con il Congresso, la politica intesa come una guerra di marca fascista. Questo non ha niente a che vedere con Dio “amore” e Dio “misericordia” conseguentemente cerca e legittima, a partire dall’alto, una vera cultura della violenza, permettendo che ogni cittadino possa possedere fino a 4 armi. L’arma non è un giocattolo da asilo nido ma uno strumento per uccidere o per difendersi mutilando o uccidendo l’altro.

Lui si dice religioso ma è di una religiosità rancorosa, che appare spoglia di sacralità e con uno sconcertante vuoto di spiritualità, senza un minimo impegno né con la vita della natura né con la vita umana, specialmente di quelli che meno vita hanno. Giustamente afferma spesso il Papa Francesco che preferisce un ateo di buona volontà e etico a un cristiano ipocrita che non ama il suo prossimo, che né prova empatia per lui né coltiva valori umani.

Cito un testo di uno dei maggiori teologi del secolo passato, a fine vita fatto cardinale, il gesuita francese Henri De Lubac:

“Se io manco di amore oppure quanto alla giustizia mi allontano, sicuramente da voi o mio Dio, e il mio culto non è più altro che idolatria. Per credere in voi devo credere nell’amore e nella giustizia. Vale mille volte di più credere in queste cose che pronunciare il vostro nome.

Al difuori di queste cose è impossibile che io Vi incontri. Coloro che prendono per guida – l’amore e la giustizia – stanno sul cammino che conduce a Voi” (Sur les chemins de Dieu, Aubier 1956, p.125)

Bolsonaro, ossia clan e seguaci (non tutti), non valutano per amore e né pensano alla giustizia. Per questo stanno lontano “dall’ambiente divino” (T. de Chardin) e dal suo cammino che conduce a Dio. Per quanto alcuni pastori neo-pentecostali vedano in lui un inviato di Dio, non cambia per nulla l’atteggiamento del presidente, al contrario aggrava ancor di più l’offesa al santo nome di Dio specialmente quando offende i suoi oppositori con parole volgarissimi.

Quale Dio è mai questo che lo porta a togliere diritti ai poveri, a privilegiare le classi arricchite, a offendere i vecchi, a umiliare le donne e a disprezzare i contadini senza prospettive di avere una pensione in­ vita?

Il progetto di riforma della Previdenza crea profonde diseguaglianze sociali, mentre una propaganda sfacciata sostiene che il progetto è destinato a creare uguaglianza. Diseguaglianza è un concetto analitico neutro eticamente significa ingiustizia sociale. Teologicamente è un peccato sociale che nega il disegno di Dio su di noi con una grande convivialità fraterna.

L’economista francese Thomas Piketty, famoso per il suo libro Il capitale nel XXI século (Bompiani 2014), ha scritto un intero libro sull’economia della disuguaglianza (2015). Il semplice fatto secondo lui che circa 1% di multi miliardari controllano grande parte del mondo dei poveri e in Brasile secondo lo specialista nel ramo, Márcio Pochmann,i sei maggiori miliardari possiedono la stessa ricchezza di cento milioni di Brasiliani più poveri. (JB 25/9/2017),dimostrano la nostra ingiustizia sociale.

La nostra speranza è che il Brasile è più grande della irrazionalità regnante e che usciremo migliori da questa crisi.

*Leonardo Boff è teologo e ha commentato La preghiera semplice di Francesco, Citadella Editrice 2009.

Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato.

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