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La Noia

"Schizzi d'autore". Di Adriano Cantaluppi
“Schizzi d’autore”. Di Adriano Cantaluppi

Il filosofo Heiddegger, che della formalità affettiva se ne intendeva, aveva in serbo due nozioni: la noi occasionale, e la noia profonda.

La prima, è quella che ti colpisce dopo aver passato una serata con gli amici e ti senti di aver perso tempo, una sensazione di non-so-cosa che sgorga dal nostro intimo.

La seconda, più radicale “va e viene nella profondità dell’essere, come una nebbia silenziosa che accomuna tutte le cose, tutti gli uomini, e con loro noi stessi in una strana indifferenza”.

Quindi la domanda fondamentale: perché c’è qualcosa e non il nulla?

Provare la noia radicale ci trasforma in filosofi?

Non è lontano dal vero se Wittgenstein ha detto che un problema filosofico ha questa forma: ”Non riesco a orientarmi”.

Da qui si capisce che la noia apre al pensiero, alla riflessione, ovvero alla filosofia.

Unamuno, racconta il “male di vivere”.

Cos’è esattamente la noia? Insoddisfazione, senso di vuoto, indifferenza, disinteresse, tedio, pigrizia, sono alcuni stati d’animo prodotti dalla noia. Il tempo non passa mai e si prova un senso d’insensatezza, di dispiacere incomprensibile.

A lungo si è distinta la noia dalla malinconia e dalla depressione; gli psichiatri hanno identificato la noia con molto ritardo rispetto all’angoscia e al silenzio.

Per i padri della chiesa la noia era uno stato protologico provocato dal demone: il demone meridiano.

Il monaco che nella cella invece di leggere la sacra scrittura, pregare o meditare, si distrae e infila la mano libera sotto il capo e s’addormenta, è preda dell’accidia, che è l’antenata della noia.

Accidia sta per senza cura, indolenza, ignavia, pigrizia, prosciugamento di ogni forza spirituale.

La noia è: “Ciò che tiene in sospeso e tuttavia lascia vuoti”.

La noia è un sentimento ontologico, cioè riguarda la natura stessa dell’uomo, il suo “essere”.

O invece è un sentimento legato alla storia sociale? Goethe direbbe le stesse cose. Una volta ebbe a dire ciò che distingue gli uomini dalla scimmia è proprio la noia. Ma vi è anche da dire che la noia è diventata un problema sociale con la nascita dello stato assolutistico francese, quando la nobiltà fu privata dai suoi compiti politici e giuridici per diventare una classe che si annoiava.

La noia sorge là dove c’è una condizione economica favorevole, legata al privilegio economico dicono i sociologi. Le classi povere, i proletari, non s’annoiano, si disperano piuttosto.

La noia tallona da vicino l’uomo contemporaneo insieme all’ansia, alla depressione, e all’angoscia, sue sorelle.

Poi c’è un’altra noia, quella creativa.

Se ci si annoia da ragazzi, non si diventa artisti o scrittori? Probabile.

Leopardi ha scritto: “La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani”.

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