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Filastrocca dell’uomo sodo

L’uomo di fronte a una donna si dilegua e scompare.

Solo al cospetto di un corpo riappare, fa i ghirigori, il pavone.

S’atteggia, gorgheggia, tesse le lodi di labbra, poppe, gambe e sedere.

E della giovinezza, della pelle liscia, della bellezza.

Se poi quel corpo accenna disponibilità

a seguirlo mansueto e silente ovunque egli va,

ad approvare e sbrodare tutto ciò che egli fa,

a divenire sua proprietà,

insomma se l’uomo intravede in quel corpo un possesso,

allora diventa un ossesso,

un vulcano ed erutta, si autoglorifica a volontà,

ha per solo limite il cielo e l’orizzonte si sposta sempre più in là.

Ma se quel corpo si rifà donna, persona che piglia parola

e se dietro le labbra mulina un cervello

e se aldilà del seno c’è un cuore a dettare le priorità

e se il sedere è composto di centimetri cubici di dignità

e se le gambe stantuffano un chiaro e certo cammino

e se giovinezza è in combutta con maturità

e se la vita è un segno di tutte le età…

Allora quell’uomo che fa?

Si liquefa.

Puoi vederlo, se vuoi, sotto un sole rovente

con creme ed unguenti farsi vermiglio,

in disparte dal mondo, da pavone a coniglio.

Piero Fortini

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