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Mexico City-Guadalajara

Dopo 12 ore e trenta di volo notturno con un compagno di sedia, (poltrona) e’ un termine sprecato, che, muto ma con gli occhi a palla, si e’ sorbito piu’ volte con avidita’ tutti i films che la LH trasmetteva in sequenza, arriviamo puntualissimi con una ora di ritardo, la stessa che avevamo alla partenza. Il recupero sempre possibile dei ritardi non e’ contemplato dai piani di volo teutonici. L’anomalia non e’ solo questa. Dai tanti voli che ho fatto per arrivare qui dall’Europa, ho sempre sorvolato l’Oceano Atlantico quasi in línea orizzontale, cioe? Lasciato il Portogallo si e’ puntato dritti in un punto tra il sud della Florida e il nord di Cuba. Date uno sguardo alla cartina e vedrete che il tragitto che fa risparmiare ore di volo e carburante. Questa volta ho fatto la rotta nord che mi ha sorpresa non poco. Riprendete in mano la cartina e ditemi se il percorso fatto puo’ essere migliore di quello che vi ho descritto per altri voli. Da Monaco abbiamo puntato verso l’Inghilterra, superatala, ci siamo rivolti alla ricerca del Canada, da qui in una eterna e lunghissima discesa abbiano puntato sugli USA, e sempre in modo trasversale siamo atterrati a Citta’ del Messico dopo aver sorvolato tutto il paese. Chiudete pure scetticamente la cartina e andiamo avanti. Di fretta perche’ dopo l’ora di ritardo di LH, ci aspetta una fila di una ora e trenta per il controllo della polizia di frontera! Altri dieci minuti per il controllo doganale, (state tenendo il conto?), e vai per quasi tutto il terminal a piedi per cercare la naveta di collegamento con il terminal domestico, ma prima di salire sulla naveta due annoiati controllori mi chiedono il biglietto. Gli faccio vedere la stampata, non ci caoiscono nulla e mi concedono di partire. Altri dieci minuti e arrivo al mercato delle pulci di Parigi. Un caos indescrivibile, non Riesco a capire dove sia il desk della Aeromexico per avere il pass che a Roma la LH mi ha detto che non mi poteva dare. In cinque mi danno dieci indicazioni diverse. Mi infilo in un salone dove vedo piu’ movimiento. Con il mio itagnolo Riesco a farmi capire e mi dicono che il desk non existe piu’ e’ obsoleto. O ma che bello e cosa devo fare? Mi indicano una cinquantina di slot machine addossate al muro dove gente disperata le sta prendendo a cazoti. Forse non hanno vinto. Finita l’ennesima fila vedo da vicino che non si vince niente ma si puo’ avere l’ambito pass, (ma allora existe ancora), con il quale si puo’ sapere quale sara’ il prossimo punto d’imbarco. Provo a digitare ma vedo che oltre alla difficolta’ della lingua, non saprei mai rispondere alle varie domande tecniche la la sfacciata informática mi sta rivolgendo. Mi guardo a torno per vedere se c’e’ un addetto. Non e’ possibile che qualcuno abbia pensato di licenziare tutti e di dare per scontato che anche la simpática vecchietta che mi guarda con le lacrime agli occhi, sappia digitare una tastiera. Intraved una divisa da asistente che esce indemne da un capannello di persone. Le imploro di aiutarmi e tacendovi con che sguardo mi ha guardato, dopo cinque minuti, (anche per lei), ho in mano il pass. E vai verso l’ennesima barriera di controlli ispettivi sia doganali che militari. Ma la sorpresa che ci reserva il fatto che il #Mondo e’ piccolo#, sta li davanti ai miei occhi increduli. Contornato da una pila di valigie sta ferma una delle piu’ grandi etoile che abbiamo in Italia: Raffaele Paganini! Gli vado incontro, lo saluto elui con una vigorosa stretta di mano mi chiedo come sto. Ne lui ne io abbiamo tempo per dilungarci, m aquello di ricordare una Festa dell’Unita’ che facemmo a Grottaferrata, il mio paese, dove lui ci regalo’ una prestazione superba del Don Chisciotte a titolo gratuito e solidale, e di ricordare ancora Lucio Dalla che la será dopo, dopo esersi esibito anche lui gratuitamente, volle bersi con noi e con tutti icompagni addetti alla festa un bicchiere bianco che ci rianimo’. Mi ringrazia per avergli ricordato una cosi’ bella cosa con un abbraccio e via ognuno per il prossimo destino. E mentre corro per recuprare un po, non posso fare a meno di sorridere mentre calpesto freddi marmi che accolsero me e P. Francisco un notte di transito con laeroporto chiuso e dove le guardie ci consentirono di dormiré sui comodi marmi. Quale e’ il luogo comune da ricordare in questa circostanza? Non mi viene in mente, ho fretta, pensateci voi mentre subisco l’ennesimo controllo molto sospettoso. Tre diganieri mi fanno aprire il bagaglio a mano, prendono un pacchetto di caffe’ in mano e mi chiedono cosa sia. Non credono che sia caffe’, e’ troppo duro. No, non e’ da macinare, e gia’ macinato, e’ in polvere ed e’ sottovuoto. Conciliabolo dei tre e poi mi fanno la grazia di poter passare. Tra quindici minuti dovrebbero chiamare per l’imbarco. Sul filo di lana ma c’e l’ho fatta. Dovro’ sempre ringraziare chi mi ha aiutato a scegliere i voli e a tenere ben attenta la questione dei ritardi e dei controlli. Ma veramente pensate che possa finire cosi’, ma che ingenui. Io sono stato puntuale anche se bisognoso di qualche goccia di coramina, ma l’Aeromexico non poteva essere inferiore agli altri con nomi piu’ altisonanti. Ci sara’ il cambio totale dell’equipaggio e quindi aspetterete altri trenta minuti. Ma si, pensó, oramai siamo in ballo e balleremo fino in fondo. Il fondo sara’ rappresentato da P. Francisco che avendo saputo del ritardo, ha pensato bene di ritardare anche lui. Eccomi qui all’ingresso dell’areoporto di Guadalajara che tento inútilmente di chiamarlo al teléfono ma non mi responde. A questo punto, stanto e francamente disorientato, mi dico di stare calmo, qualche cosa succedera’, inutile stare qui a pensarle tutte e tutte negative. Difatti mi sento chiamare, e’ lui che ha lasciato la macchina in divieto di sosta e mi viene incontro.

E vai. Iniziamo anche questa aventura a favore dei migranti che non hanno luoghi comuni perche’ non hanno piu’ luoghi stabili e sicuri dove stare e poter fuggire dal tutto il male che il mondo sa dare.

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