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Domande

Autore: Piero Fortini

Dalla collina il carcere sembra un imponente animale dormiente, inopinatamente coricato tra i palazzi circostanti, che lo osservano perplessi.

Ma fa sogni feroci, portandosi dentro un’uggia persistente a renderlo inquieto, rovente. Un rinoceronte ferito, dolente, i bracci del fabbricato come zampe e le finestre con inferriate come ulcere aperte. Sembra quasi che possa improvvisamente svegliarsi scagliandotisi contro, inseguirti fino ad azzannarti e ridurti a brandelli, fagocitandoti smembrato nelle sue cavità oscure.

Non s’odono voci né suoni in questo momento.

É questo tetro silenzio irreale o è una mano bianca sbucata da una inferriata per un saluto ad annodarti lo stomaco e a mozzarti il respiro?

Tu con tutto questo enorme spazio di fronte, un’intera città ai piedi, i monti all’orizzonte sotto un cielo infinito e quella mano in otto metri quadri, condivisi con altre mani per anni a venire.

Tu puoi scendere la collina, incontrare una donna, vedere un film, cenare al ristorante, passeggiare per strade e piazze, dormire con chi vuoi. Tra quelle case, sotto questo cielo sono volate le tue corse di bambino, le camminate frementi dopo la scuola, le flemmatiche soste davanti l’Università, il bus per andare al lavoro, lo struscio coi tuoi figli.

L’uomo di quella mano che fa? Cosa pensa, cosa s’aspetta, cosa sogna? Vive? Come immagina il suo futuro? Quando si riaprirà per lui la pancia del rinoceronte, novello cavallo di Troia, per conquistare la città?

In che cosa lui è diverso da te, da aver determinato due destini così divaricati di luce, spazio, scelte, aria e di angustia, coazione,

violenza, ombra, convivenza forzata?

É il carcere, la vita di carcere la giusta pena?

Come si fa, recluso al mondo, a restare persona, se si vuole restare persona? O nel carcere anche si formano mondi, relazioni, grumi di umanità?

Torni lentamente verso casa, quasi vibrando sopra i tuoi passi e non smetti di lodare la tua fortuna.

“A me non è toccata” ti ripeti.

I casi della tua vita, il posto dove sei nato, chi ti ha cresciuto, le persone che hai incontrato, ciò che hai fatto e pensato e creduto t’hanno portato altrove in questa città che si sforza di vivere e di far convivere.

In questa città che ha nel suo petto, vicino al cuore, un animale che dorme e fa sogni feroci.

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