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CO-GESTIONE TEDESCA TRA IL SACRO E IL PROFANO

Fonte Originale(SPAGNOLO)

 

Il caso della rimozione del vescovo di Limburgo, Franz Peter Tebaz-van Elst da parte del Papa per sperpero di denaro e falsa testimonianza, porta in luce due argomenti molto interessanti.

Il primo mette in risalto il ruolo di un vescovo che ha dato scandalo e messa in cattiva luce la chiesa cattolica tedesca. Il suo comportamento ha provocato un’ondata di abbandoni da parte di molti fedeli, facendo impennare le medie di abbandoni che da anni afflige la chiesa cattolica.

Il suo modo di essere anomalo è venuto alla luce circa tre anni fa quando si scoprì lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai preti cattolici. Il prelato soffocò sul nascere qualsiasi richiesta di dibattito per non dire delle richieste di riforma e democratizazzione che venivano dall’interno della chiesa stessa che è una delle più ricche e potenti.

Una distanza abissale separa l’interpretazione del ruolo della chiesa tra il vescovo e l’attuale Papa che predica per una chiesa dei poveri e tra i poveri.

I fatti dicono che solo il 31% dei tedeschi professa la religione cattolica e che la tendenza è in diminuizione, ma che essa ha una forte influenza nei confronti dello Stato e che ha un forte potere economico.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha convinto la commissione vaticana e il Papa a mandarlo a fare gli esercizi spirituali in un convento benedettino in Baviera è veramente sconvolgente.

Il monsignore decise di costruire il centro diocesano di S. Nicola e di farne la sua residenza ufficiale appena insediatosi, era il 2008. Da un costo iniziale, di per se già importante, di 5 milioni di euro, la costruzione della nuova sede ha comportato una lievitazione della spesa finale che è arrivata a 31 milioni di euro! (Neanche nelle opere pubbliche italiane le cifre crescono di sei volte). Da qui è scattata l’accusa vaticana di eccessivo e ostentato sfarzo.

La storia di eccessi e di extra abusi ha inizio nel 2008, anno del suo insediamento, dove prese il suo primo provvedimento decidendo di rimuovere il parroco Peter Kollas che poco tempo prima aveva benedetto una coppia omosessuale.

Dal 2010 iniziarono a circolare voci sul carattere autoritario e dedito allo sperpero di denaro.

Nel 2012 il settimanale Der Spiegel documentò che per un viaggio in India il vescovo e il suo vicario viaggiarono in prima classe. Lui lo negò e accusò la rivista di mentire e sostenne la sua difesa con un documento giurato. Il fisco tedesco aprì un’inchiesta e si scoprì che aveva viaggiato in businnes class e lo sospettò di delitto di falso in una dichiarazione giurata.

Dopo la rimozione c’è stata una timida inversione di tendenza e si registra un ritorno di fedeli che avevano abbandonato.

Su questo punto le cifre ufficiali, fornire dallo Stato, indicano che ogni anno 100.000 tedeschi escono dalla chiesa cattolica. La tendenza molto seria si registra a partire dal 1990. Nel solo 2011, anno della scoperta dello scandalo di abusi sessuali, si registrarono 126.488 abbandoni.

Nel settembre e ottobre di questo 2013 le uscite sono incrementate. A Colonia, per esempio, ci sono stati 571 casi; a Paderbom 107; a Monaco 250; e così per tutte le diocesi tedesche.

Nella sola diocesi del vescovo citato, a partire dal 2008, fino alla sua sospensione, i fedeli che hanno abbandonato ammontano a 25.000.

Come italiani ci domandiamo come sia possibile conoscere le cifre esatte dell’appartenenza ad una confessione religiosa, e qui si apre il secondo, per molti versi più inquietante e decisivo argomento.

Le leggi razziali del 1938 volute dal regime fascista di Mussolini servirono a censire la popolazione ebraica e degli altri gruppi non “ariani”, si stabilì una tassa per il culto e si obbligò tutti a dichiarare la professione religiosa. La nostra Costituzione nata dalla Resistenza, abolì questo obrobrio antidemocratico nel segno di uno Stato laico e moderno separando la Chiesa dallo Stato.

Ma nella Germania di oggi, Stato che è uscito sconfitto dalla guerra nazi-fascista, come stanno le cose su questo punto? Accade che ogni cittadino tedesco ha l’obligo di dichiarare la sua religione, ed essere per questo tenuto a pagare una tassa denominata:”Imposta per la Chiesa”! COMPLIMENTI!

Non c’è male per uno Stato laico che in questo modo conta e controlla i fedeli di ogni chiesa!

Cosa emerge da questo controllo? Lo Stato è esattore ed elargitore della tassa incassata. In questo modo si viene a sapere che nel solo 2012 (i tedeschi per definizione sono precisi e quindi ci si può credere) la chiesa cattolica ha incassato 5 miliardi di euro! Mentre quella protestante 4.6 milioni.

Qui si apre la vera questione che, forse, fa da sfondo culturale al vescovo dilapidatore, e cioè il connubio sacrilego tra Stato e Chiesa.

La Costituzione tedesca, apparentemente, separa lo Stato dalla Chiesa, ma in realtà l’intreccio di potere è molto forte e l’influenza della chiesa si fa sentire nelle decisioni governative più importanti.

Si tratta di una nuova forma di potere temporale? Molti gruppi riformisti cattolici lo sostengono e chiedono un cambiamento.

Cito soltanto una forma di “cooperazione” tra Stato e Chiesa: dentro la radio e la televisione pubblica, la chiesa cattolica fa parte del Consiglio d’Amministrazione e ha il diritto di veto sopra i programmi e gli spazi. Non di meno è rilevante il fatto che lo Stato paga lo stipendio ai vescovi e continua a mantenerli come pensionati.

Nell’ultima tornata elettorale tutti i partiti hanno chiesto la revisione dei Patti con il Vaticano per rivedere le norme che esentano la chiesa cattolica dal pagare le tasse, dall’obligo dell’insegnamento nelle scuole della religione cattolica e tante altre cose. Solo il partito di Angela Merkel si è opposto. Quel partito si chiama Democrazia Cristiana. (per noi la storia è quasi parallela).

In Germania i cattolici e i protestanti sono i maggiori datori di lavoro dopo lo Stato. Tutte le associazioni benefiche, gli ospedali, le fondazioni, che sono molti e importanti, sono sotto il controllo della chiesa e sono loro, in piena autonomia, a decidere i parametri e le condizioni di lavoro per migliaia di lavoratori.

Il cammino tracciato da Papa Francesco è molto chiaro: la Chiesa povera per i poveri tra i poveri. Noi facciamo il tifo per Lui, ma il cammino sarà lungo e incontrerà molti ostacoli dentro la stessa chiesa temporale.

Il caso della rimozione del vescovo di Limburgo è il primo ed importante passo per dare fiducia a chi, da dentro, si batte per ua vera democratizzazione.

 

Andrea Cantaluppi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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