ArticoliQuadrilatero della violenza

Efrain Rios Montt condannato per genocidio

Guatemala, l’ex dittatore, Efrain Rios Montt è stato condannato per genocidio ad 80 anni di carcere.

Il tribunale lo ha riconosciuto colpevole del genocidio di più di 1.700 indigeni Maya Ixil durante il suo governo nel 1982-1983.

Il processo ha stabilito un record storico: per la prima volta in Guatemala, la giustizia ha condannato un ex capo di stato ed ex dittatore.

Questo avviene in un’area di Paesi, Honduras, Guatemala, El Salvador, che mai hanno avuto il coraggio di attuare la giustizia senza guardare il grado e l’importanza dell’imputato.

Yassmin Barrios, la presidente del tribunale, ha letto una lunga recensione di come i giudici, tre, hanno raggiunto il loro verdetto. Le decine di testimoni Ixil hanno dimostrato che l’esercito ha ucciso, torturato e violentato la popolazione indigena. Rios Montt sapeva e non fermava le atrocità, anzi le incoraggiava.

Alcune dichiarazioni dopo la storica sentenza lasciano ben trasparire il clima esistente in quell’area. Martin Rodriguez, analista politico guatemalteco, ha dichiarato che “la sentenza è non soltanto storica, ma sorprendente, perché molti di noi rimangono increduli che il sistema giudiziario del Guatemala sia in grado di gestire un processo di questa portata”.

Il processo penale potrebbe essere preso come punto di riferimento per chiedere risarcimenti nei confronti di ufficiali militari accusati di atrocità durante i 36 anni di guerra civile. La guerra non è finita fino al 1996, facendo più di 200.000 morti e un milione di profughi.

Sicuramente i difensori faranno ricorso; e si può prevedere che da questo momento saranno messe in azione varie e dure resistenze contro la sentenza.

Questo clima negativo che sta montando dal ventre putrido delle classi dirigenti di quel paese, è ben rappresentato dalla dichiarazione del presidente della repubblica, ex capo di stato maggiore e responsabile di crimini durante la guerra civile che, anziché difendere una istituzione del proprio paese, come il tribunale, dichiara:”Durante la guerra civile non c’è stato nessun genocidio (!) La sentenza odierna non è scolpita nella pietra. Quando dico che qui in Guatemala non c’è genocidio, lo dico dall’alto della mia esperienza di ufficiale di stato maggiore. Un processo e una condanna per genocidio di un ex capo di stato era impensabile fino a 10 anni fa”.

Le dichiarazioni scoprono un nervo dolente del presidente, infatti, durante il processo, un militare lo ha accusato esplicitamente di aver ordinato attacchi ai villaggi.

Il rappresentante di Amnesty International in Guatemala, Sebastian Elgueta, ha dichiarato che:” Ora il paese deve sostenere e seguire questo momento storico garantendo che tutti coloro che hanno preso parte ai delitti, alle torture, agli stupri e alla scomparsa di decine di migliaia di persone siano assicurati alla giustizia”.

Un capitolo a parte dopo questa sentenza, investe in pieno gli Stati Uniti e il ruolo che la CIA ha avuto durante quel lungo periodo.

I fatti dicono che quando Efrain Rios Montt è diventato presidente con un golpe, le organizzazioni internazionali contro le violazioni dei diritti umani, avevano indotto gli stati membri a tagliare gli aiuti al governo guatemalteco. Anche gli USA dovettero sottoscrivere l’atto di boicottagio. Ma nel 1990 a seguito di un clamoroso scandalo che investì la CIA, emerse la realtà che l’organizzazione continuò a finanziare l’intelligence guatemalteca per tutto il periodo (36 anni) della guerra civile.

Lo dimostrano documenti segreti, ora declassificati, che gli Stati Uniti erano a conoscenza delle atrocità commesse contro i Maya Ixil, ma che non fecero nulla per impedirlo.

Come si giustifica l’atteggiamento del paese che esporta democrazia nel mondo?

L’allora presidente Ronald Reagan, arrivò a dire che Rios Montt era stato un “bum rap” da parte della critica. Per gli Stati Uniti, era uno degli uomini forti che combattevano in America Latina contro l’invasione comunista. Meritava ogni appoggio per questa sua opera meritoria e le critiche erano soltanto opera della propaganda comunista.

Post Scriptum: mentre scrivevo questo articolo, mi è arrivata la doccia fredda che forse mi aspettavo. La Corte Costituzionale Guatemalteca ha annullato la sentenza del tribunale per vizio di forma. Le parole del presidente Molina a commento della sentenza, lasciavano intendere, neanche velatamente, che la reazione ci sarebbe stata e anche violenta.

Le organizzazioni umanitarie nazionali ed internazionali denunciano minacce, e l’associazione degli avvocati ha ricevuto serie minacce alle singole persone.

Una maggiore pressione internazionale è necessaria e opportuna per non far fallire ancora una volta in Guatemala l’idea stessa di cosa sia una giustizia giusta.

Le organizzazioni democratiche, la chiesa, i popoli Maya che si battono per un Paese libero e democratico, devono ricevere il nostro sostegno concreto.

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