Andrea Cantaluppi articoliArticoli

Cure amorevoli

Sta li che si guarda intorno. In un grande salone tutto colorato e pieno di figure e da la mano alla mamma, ma non capisce cosa stiano aspettando.

La mattina si è civettuosamente pettinata i suoi capelli corvini. Lunghi e lisci come quelli di sua mamma, che stanno a contornare i suoi, lineamenti asiatici. Poi tutta contenta si è messa quel nuovo abitino tutto bianco e con i volant alle maniche. Le scarpe sono nere, lucide fino a specchiarcisi dentro.

Le hanno detto che oggi ci sarà un appuntamento molto importante, e lei dovrà comportarsi bene, senza fare capricci e stare buona. 

Si va bene, pensa, ma cosa devo fare? Perché stiamo qui? Chi deve arrivare? Chi devo vedere? E poi, papà dov’è?

Sono ore che aspetta e diventa sempre più insofferente. Cerca di divincolarsi dalla mano che la tiene ferma. Si guarda intorno, è l’unica bambina presente in quel grande stanzone che diventa sempre più noioso. Quando, all’improvviso, si sentono persone arrivare. Comandi militari scandiscono secchi e precisi, i passi da fare e dove mettersi. E finalmente vede il papà. Lui le va incontro lasciando gli altri poco distanti. Lei gli si fa sotto, ed è proprio il caso di dire sotto perché lui è alto un metro e 94 centimetri, e in più porta l’elmo d’ordinanza che lo rendono ancora più alto. Vorrebbe essere presa in braccio come di solito lui fa mettendosela sulle spalle, ma oggi non può. È lui a comandare una trentina di guerrieri in uniforme e deve mantenere un cero decoro militaresco.

Lo abbraccia stringendogli gli stivaloni, più in alto non arriva. Lui le sorride e le promette che nel pomeriggio la porterà a fare una bella passeggiata dentro i giardini più belli ed esclusivi di Roma.

Intanto arriva altra gente con costumi e divise di varia forma e colore. Lei, sotto lo sguardo vigile di mamma e di quel papà così importante, attenti che non scombini tutto il cerimoniale, si incuriosisce sempre di più e chiede: “Ma chi stiamo aspettando? Chi deve arrivare?”. La mamma la calma, per quel che può, rispondendole che arriverà una persona molto importante che lei già conosce perché si sono incontrati più volte. Ma deve aspettare e pazientare ancora un poco. Sbuffa e si guarda le scarpe. Si liscia  il vestitino e continua a girarsi intorno senza capire perché ci sia da aspettare tanto.

All’improvviso, il papà grida un ordine e i suoi colorati guerrieri si mettono sull’attenti.

Ecco che si aprono le porte ed entra Lui! Si che lo conosce, lo ha visto nei giardini dove la porterà il papà nel pomeriggio. Ma, quel signore buono, sempre vestito di bianco, non cammina, anzi sta seduto su una sedia a rotelle e lo spingono verso il centro del salone. Lei lo guarda meravigliata e dispiaciuta. “Mamma, ma sta seduto sulla seggiola a rotelle, perché?”. “No può camminare. Ha male alle ginocchia”, le risponde la mamma mormorando le parole in sordina. “Ma allora lo possiamo aiutare, dice lei, gli possiamo dare i cerotti che si mette nonno che anche lui ha problemi alle ginocchia”. Detto ciò, con uno slancio d’amore e con impeto si fa sotto al Papa che, riconosciutala, lascia che si avvicini senza essere fermata da quegli omoni di guardia. Lei allunga la mano per accarezzare la sua che intanto ha proteso per accarezzarla e lei gli grida: ”Non ti preoccupare per le ginocchia, ti porto io i cerotti di nonno così potrai camminare bene ancora”. 

Il papa sta ancora lì che si tiene la papalina mentre ride di tutto cuore.

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