Marco CampedelliRacconti Brevi

Il vescovo e il giullare

A: José Maria Castillo, detto Pepe e a Marcelo Barros, Teologi liberi e irriverenti. Amici e Maestri.

Ho solo ritrovato questa vecchia giullarata medievale e l’ho ritradotta un poco…

Lassù nel mio Veneto. Una cosa direte, che oggi non avrà più senso. Perché a parte alcune buffonate, tutto il resto avveniva solo nel Medioevo. Ma io l’ho riscritta lo stesso, che magari può venire buona di nuovo, chissà. La dedico a tutte le donne e agli uomini liberi. E anche a quei vescovi, se ancora ve ne fossero, che stanno seduti sui loro seggioloni a spartire il mondo come i fagioli dai ceci.

Seduto sul suo seggiolone il vescovo si credeva al centro dell’universo. Il Giullare gli spiegava a fatica, che erano finite le Crociate e che non spettava più a lui dividere il mondo in due come una mela.

Così iniziò una originale dissertazione tra il vescovo e il giullare. Lo sai disse il vescovo al giullare: hai un cappello buffo con tutti quei campanelli. Lo so disse il giullare. Ma voi che avete un cappello più buffo del mio sula testa e pretendete che nessuno rida di voi, lo sapete? Come ti permetti? Insolente! Ti farò condannare da un tribunale. Io disse il giullare non sono sotto la giurisdizione del vostro tribunale. Voi per avere sempre ragione vi siete fatti tutto in casa: avete i vostri tribunali, i vostri codici, le vostre leggi, le vostre scuole… Che satrapo sei! Disse il vescovo: voi giullari pensate sempre di rovesciare il mondo? Infatti disse il buffone; ma siete voi che l’avete raddrizzato in modo strano. Cosa intendi dire disse il vescovo. Guardatevi intorno, disse il giullare, avete tutti maschi alla vostra corte. Vi sembra un mondo diritto questo? Li crescete fin da piccoli tutti uomini, come se le donne fossero una maledizione, e pretendete poi che non siano parziali e intolleranti? Voi giullari dite, disse il vescovo, dando dei colpi di quella tosse nervosa, che viene a chi si sente punto là dove non vuole; voi sostenete idee assurde. Quali? Fece il buffone. Quando dite ad esempio, che Dio “ribalta i potenti e innalza gli umili”. Forse questo vi sfugge disse il giullare, ma è scritto nel vangelo. Arrossendo un poco il vescovo disse, pretendi di insegnare il vangelo a me? No, disse il buffone, mi basta saperlo da me, per non farmi schiacciare dalla vostra prepotenza. Adesso disse il vescovo, devo mangiare il mio arrosto. Le donne sono già al lavoro lo vedi? Ecco un’altra prepotenza del vostro castello. Cosa vuoi dire disse l’eccellentissimo. Che le donne le chiamate per cucinarvi l’arrosto, lavarvi la biancheria, lucidare i pavimenti dei vostri saloni, e quando siete vecchi magari per lavarvi il sedere… ma le avete escluse. Da dove? Fece il vescovo. Da tutto quello che gli uomini invece possono fare, ribatté il buffone. Non vorrai darmi del razzista a me, si alzò dalla sedia il vescovo. Siete voi che fate una cosa ben più grave… cioè? Alzò la voce il vescovo. Voi, disse il giullare, date del razzista a Dio. Perché attribuite a lui la violenza di questa esclusione. Sei un eretico! Sbottò il vescovo. Ti farò bruciare vivo. No, disse il giullare è finito il tempo dei roghi. Io ho il potere di… Si disse il giullare, continuate ad averlo purtroppo. Siete amico del generale che comanda la guerra, del re che taglia le teste. E anche del banchiere che vi chiama per benedirgli le monete d’oro. Ma chi ti credi di essere? Sempre più iracondo disse il vescovo, un teologo? Si, a modo mio lo sono, perché conosco ciò che voi non avete mai conosciuto: il sorriso di Dio! Ma Dio non ride mai, disse sempre più furente il vescovo. E come no? Quando vi vede seduto su quel trespolo, con la vostra grande gonna rossa e quel cappello a punta si scompiscia dalle risate! Allora illustre teologo, disse sarcastico il vescovo, chiama i tuoi amici teologi al mio cospetto… Purtroppo i più li avete ammazzati voi: a uno avete tagliato la testa, uno lo avete fatto affogare, le donne poi, le avete fatte bruciare tutte insieme. Basta insolente che ti faccio mettere alla forca! Allora il giullare fece come un inchino, piegandosi fino ai piedi, e raccogliendo tutto il fiato del mondo, fece una enorme pernacchia. Così se ne corse via…, disse, ho un appuntamento da non perdere…

Vai al diavolo, lo maledisse il vescovo, stupido perditempo… Così si mise a tavola. Era proprio mezzogiorno. E d’un tratto si fece buio pesto. Accidenti disse il vescovo mentre la pancia gli sussultava come un capretto. Non riesco nemmeno a vedere l’arrosto nel piatto. Venga a vedere disse a quel punto una donna, indicando la finestra del salone, guardi là in fondo sulla collina quella luce… Il vescovo si mise apposto l’anello, si toccò la croce dorata… C’era sulla collina un uomo appeso ad un legno. E sotto la croce, non immaginerete mai, c’era proprio il giullare!

Maledetto giullare! Disse il vescovo, è sempre nel posto sbagliato…

Poi si allentò i bottoni della sottana, che respirava a fatica e… sospirò: andiamo a fare le cose serie, valà, disse. E si sedette di nuovo a tavola agguantando l’arrosto come se avesse in mano il mondo…

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