Marisol

Marisol

Matteo era laico Scalabriniano e volontario nella casa del migrante di Nuevo Laredo al tempo di Marisol, adesso è religioso Scalabriniano e studia teologia in Brasile

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Un anno in più, ed ogni volta il ricordo di Marisol bussa con forza alla porta del nostro cuore. Un ricordo che non si perde nel tempo – e non deve essere perso – perchè parla di cose buone, di impegni presi sul serio che danno consistenza e senso alle nostre vite. Ci parlano di una vita aperta a nuove presenze ed esperienze che arricchiscono ed allargano l’orizzonte della nostra esistenza. Son convinto che Marisol rimanga nei nostri cuori come tale esempio di vita.

Ricordiamo, infatti, l’amicizia che sempre ha saputo manifestare e consolidare con coloro che le stavano vicino ed erano partecipi della sua vita. La sensibilità con la quale si è avvicinata sempre più alla realtà dei migranti ed il senso di responsabilità che l’ha portata ad un’opzione fedele e consapevole in loro favore e in favore di tutti coloro che vivono il dramma dell’abbandono e dell’indifferenza sociale e politica.

Oggi, facendo memoria della presenza di Marisol fra noi, vorrei mettere in evidenza un aspetto suo particolare: il cammino interiore umano e di fede.

È stato, di fatto, un cammino concreto di una persona che con la sua essenza, la sua storia e le sue circostanze, ha avuto il coraggio e l’umiltà di guardare più in là del suo piccolo mondo lasciandosi interpellare dalla realtà. Una realtà che le parlava di persone migranti alla ricerca di una vita dignitosa; del bisogno di essere accolti in un mondo di indifferenza e diffidenza. Per mezzo dei migranti, dunque, avvenne una chiamata: Marisol le dette ascolto, ed iniziò così il suo cammino.

Una nuova passione crebbe allora in lei a partire dal contatto con la Parola di Dio e con la lettura della vita di Scalabrini. Era visibile, palpabile in lei l’interesse che, giorno dopo giorno, cresceva scoprendo la presenza viva di un Dio che gradualmente trovava spazio nella sua vita e che si faceva riconoscere nella realtà. Il Dio vivo e compassionevole che Marisol vedeva riflesso concretamente nella vita di Scalabrini.

Pian piano, crebbe anche l’identificazione con il carisma scalabriniano. Ha vissuto con forza sempre maggiore l’allegria di servire, di aiutare, di porre le proprie conoscenze ed energie in favore dei migranti. L’umiltà e il senso di responsabilità hanno caratterizzato il suo cammino e, passo dopo passo, l’hanno aiutata ad avanzare. Un constante atteggiamento di ricerca e la voglia di servire hanno trovato espressione in un impegno concreto con i migranti e con gli altri volontari.

Passava le domeniche pomeriggio ascoltando i nuovi arrivati e partecipando alle attività nella Casa del Migrante. Determinante è stato anche il suo contributo nelle attività di promozione della pastorale come nella costruzione di reti di appoggio al migrante e di denuncia degli abusi e delle violazioni. Così il suo impegno è cresciuto costantemente, alimentato dalla Parola di Dio, dall’esempio di Scalabrini e dall’esperienza di vita e servizio al fianco di molti altri volontari e volontarie.

Quando la missione riconosciuta nella nostra vita si radica nel profondo del nostro cuore, svaniscono i calcoli e le ambiguità. Una nuova dinámica d’amore ci spinge all’offerta constante di noi stessi, donando la vita e interpellando chi la opprime. Perchè non è stata la ricerca del conflitto la causa del brutale assassinio di Marisol, ma una chiamata sempre più forte e chiara in difesa della vita, una vita percepita sempre più come un dono e, per questo, convertita in dono.

Ecco perchè dobbiamo conservare nel nostro cuore il ricordo di Marisol e di tutto quello che la sua vicinanza ha significato per noi. Ricordarla è un appello che rinnova in noi la chiamata a perseverare su strade di pace e giustizia. Per questo anche oggi ripetiamo: “Grazie Marisol per quello che sei stata e sei tutt’ora per noi! Un abbraccio da qui fino al cielo!”.

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